Un decreto recante nuovi criteri per il ristoro degli obbligazionisti subordinati delle 4 banche poste in risoluzione il 22 novembre u.s. è stato preannunciato per la prossima settimana da autorevoli esponenti del Governo.
Le dichiarazioni aprono finalmente uno spiraglio per i detentori non istituzionali e non professionali di obbligazioni subordinate (10.559 risparmiatori per un controvalore di 329,2 milioni di euro), dopo mesi di mobilitazione.
Ci attendiamo la definitiva soluzione al problema con il ristoro integrale per gli obbligazionisti subordinati non professionali e non istituzionali.
Non va trascurata e andrà affrontata la situazione dei piccoli azionisti travolti dalla crisi delle 4 vecchie banche.
Rammentiamo che, oltre all’eventuale decisione di riconoscere la facoltà di sottoscrivere nuove azioni, da tempo è emersa la richiesta di prendere in considerazione:
- Crediti in sofferenza. Revisione del valore stabilito nell’ambito dei provvedimenti di risoluzione del 22 novembre 2015 (appena il 17,6% del nominale contro il 40% medio di valutazione) ;
- Vincolo all’utilizzo a favore dei risparmiatori delle plus valenze derivanti dalla gestione dei crediti in sofferenza (profitti che verranno riversati nel Fondo di risoluzione gestito dalla Banca d’Italia e finanziato dal sistema bancario) e, ove necessario, dalla cessione sul mercato delle nuove banche.
Il preannunciato decreto dovrebbe anche recare una norma c.d. “ interpretativa “ delle agevolazioni fiscali già previste, che consentirebbe alle 4 Nuove Banche di fruire degli 800 milioni di crediti fiscali potenziali rimasti nella quattro vecchie banche poste in risoluzione.
Una ulteriore opportunità per i bilanci delle 4 Nuove Banche ripatrimonializzate e ripulite dai crediti in sofferenza; una incentivazione ulteriore per i potenziali acquirenti delle 4 Nuove banche, i quali potranno esercitare un credito fiscale, in compensazione sulle future imposte da pagare.
Se il Governo non ritiene di adottare “ una clausola sociale a favore dei vecchi dipendenti o del vecchio azionariato “, tanto più dovrebbe esercitare “ moral suasion “ sulla proprietà delle 4 Nuove Banche perché nella cessione delle stesse ( e delle società controllate e partecipate ) sia data priorità a chi garantisce concretamente focalizzazione e radicamento sul territorio e salvaguardia dei livelli occupazionali e delle condizioni di lavoro.
Sono in gioco:
Lavoro. Circa 7.000 persone fra occupazione diretta e indotto ( e relative famiglie ), una componente strutturale dell’economia dei territori colpiti dal fallimento delle 4 vecchie banche.
Risparmio. Il recupero di una forte relazione di fiducia con le imprese e le famiglie del territorio è determinante per il sistema bancario oltre che per il futuro delle 4 nuove banche.
Territorio. I criteri e modalità della cessione sul mercato delle 4 Nuove Banche; la gestione dei crediti in sofferenza e l’escussione dei pegni saranno sempre più una discriminante per l’economia dei territori.
Concludiamo condividendo l’auspicio delle Segreterie nazionali che, a seguito dell’ulteriore acuirsi del fenomeno delle pressioni commerciali e di quanto emerso anche con il decreto di novembre riguardante i quattro Istituti, si apra al più presto un tavolo negoziale con ABI che porti alla definizione di un accordo di sistema sulla vendita sostenibile, che restituisca rispetto e tranquillità ai lavoratori e tuteli gli stessi risparmiatori, per poter trovare da subito le soluzioni necessarie a fare fronte alle tante criticità che potrebbero coinvolgere le banche ed il settore.
Arezzo, Chieti, Ferrara, Jesi, 15 Aprile 2016
Le Segreterie degli organismi sindacali aziendali FISAC/CGIL dei gruppi
Nuova Banca delle Marche – Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio – Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara – Nuova Cassa di Risparmio di Chieti.