Tante e tali sono le anomalie che avvolgono l’elettrodotto “Villanova-Gissi”, che alla fine anche “Le Iene” arrivano da noi. Domenica 10 Aprile è andata in onda, in prima serata, una amara verità. Fa male constatare l’indifferenza di una Regione assente, impalpabile, che alle decine di accessi agli atti cerca di dribblare le richieste, mettendo in campo addirittura l’avvocatura Regionale e facendo della trasparenza una chimera. La Regione Abruzzo alle domande preferisce non rispondere. Decine le comunicazioni ufficiali inviate dai comitati a cui nessuno da risposta. Così come D’Alfonso, nel servizio, si arrampica sugli specchi scivolando rovinosamente a terra, fanno tutti i suoi uffici. Nessuno di questi fornisce risposte dettagliate ma tutti giocano al rimpallo delle responsabilità per far concludere un’opera altrimenti irrecuperabile. Il servizio geologico Regionale e l’Autorità di Bacino producono autorizzazioni a posteriori, ad opera conclusa, cercando di sanare l’insanabile. A nostro avviso, queste autorizzazioni tardive, non possono e non devono essere considerate valide in quanto illegittime. Le autorizzazioni Ministeriali prescrivevano di presentare i documenti prima dell’avvio dei lavori, non essendo stata rispettata questa “regola”, ed essendo conclusi tutti i cantieri, diventa impossibile fare le verifiche preventive. Riportiamo un semplice esempio: come si possono effettuare dei controlli sulla prescrizione A25, inerente le falde acquifere, se le stesse sono state già danneggiate? come può l’ente di controllo giudicare la bontà di uno studio e magari porvi rimedio, migliorandolo, se tutto è gia concluso???? Avrà forse a disposizione la macchina del tempo? Piloni in piena frana, per i quali non sono stati presentati per tempo i documenti, e inspiegabilmente conclusi dalle ditte esecutrici prima dell’ottenimento dei permessi, come testimoniano anche le relazioni di diverse Polizie Municipali, tra le quali spiccano quelle di Casalincontrada e Filetto. Piloni in alcuni casi pericolosamente vicini ad infrastrutture ad alto rischio, come nel caso dei pozzi di metano “Poggiofiorito”. Da atti ufficiali della Gas Plus Storage, negli ultimi anni, la testa del pozzo è scivolata verso valle di diversi centimetri, indice che l’intera collina è in movimento. Eppure, nonostante le segnalazioni e le richieste di intervento, tutto tace. Tutto tace in quegli uffici che gridarono al Tg3 Regionale di iniziare i controlli e concluderli in 60 giorni, per accertare se quanto urlato dai comitati fosse veritiero. Tutto tace. Non bastano le notizie di reato, stilate dalla Polizia Municipale, le segnalazioni del corpo Forestale Provinciale, le foto incontrovertibili degli attivisti, le decine di segnalazioni e denunce. Nulla, i procedimenti penali non hanno fin ora portato ad alcun esito. Ci auguriamo che non vengano conclusi ad incidente avvenuto.
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