WWF e Legambiente rispondono all’editoriale del direttore de “Il Centro” sul referendum del 17 aprile
Il direttore del quotidiano “Il Centro”, Mauro Tedeschini, nel suo editoriale di domenica si è occupato della consultazione referendaria di domenica 17 e ha dichiarato che voterà no ma si recherà comunque alle urne perché, scrive, “è sbagliato invitare al non voto un popolo che già dà ampi segnali di scarsa partecipazione alla vita del Paese”.
WWF e Legambiente, nelle persone dei presidenti regionali, rispettivamente Luciano Di Tizio e Giuseppe Di Marco, gli hanno risposto inviando questa mattina una mail al quotidiano nella quale scrivono: «vorremmo da una parte ringraziarla per l’invito a recarsi comunque alle urne, nel rispetto della democrazia e delle regole. È una scelta coerente e positiva, ben diversa da quella di un presidente del consiglio non eletto dai cittadini e che evidentemente non ha nei confronti dell’elettorato e della democrazia il rispetto che dovrebbe avere. Ciò detto ci piacerebbe che lei ospitasse sul suo giornale anche le ragioni di noi che voteremo con convinzione sì e glie lo chiediamo per il fatto che le nostre ragioni sono tutto sommato simili alle sue anche se il punto di vista è ben diverso. Nella fascia delle 12 miglia marina dalla costa oggi operano 88 piattaforme. Lei le definisce “collaudate”, noi diciamo “vecchie”, con una età media di 35/40 anni, potenzialmente sempre meno sicure. Ma c’è di più: tra queste 39 (il 44,3%), sono ferme da anni. Smantellarle a fine concessione, cancellandone ogni traccia, è la regola da sempre in vigore. Concedere una proroga senza limiti servirà solo a evitare i costi di smantellamento, che ogni azienda seria avrebbe dovuto prevedere in bilancio sin dal momento della concessione. Il sospetto che si tratti dell’ennesimo regalo a multinazionali del petrolio già in Italia sin troppo favorite è forte. La questione del traffico delle petroliere, infine: oltre che per portare idrocarburi da altrove si usano anche per trasportare in raffineria il materiale estratto dalle piattaforme: la chiusura di queste ultime non potrà in alcun modo aumentarne il traffico.
Non siamo dei visionari: sappiamo che del petrolio non si potrà fare a meno ancora per molti anni ma vorremo che l’esempio fossero le ambizioni non velleitarie dell’Olanda, che dal 2025 lascerà spazio solo alle auto elettriche, quelle della Croazia, che già da dicembre ha deliberato una moratoria sulle trivellazioni, e quelle della Francia, che si accinge a imitarla per la tutela dell’intero Mediterraneo. Paesi che guardano saggiamente al futuro, non alle scelte economiche del secolo scorso che qui da noi si continuano caparbiamente a inseguire. Il sì servirà a dire che il Paese è più avanti di chi lo governa. Lo dimostra anche l’appello, reso nota proprio oggi, di noti imprenditori a favore del sì: tra i firmatati anche Pasquale Pistorio (già vice presidente di Confindustria), Simone Togni (presidente ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento), Agostino Re Rebaduengo (presidente Assorinnovabili) e Tonino Capacchione (vice presidente Sindacato Italiano Balneatori Confcommercio).
Chiudiamo col suo stesso augurio: gli italiani si esprimano. Se vincerà il no prenderemo atto della volontà della maggioranza ma certo non possiamo inchinarci né stimare chi il democratico confronto con le urne cerca soltanto di evitarlo».
Luciano Di Tizio (WWF)
Giuseppe Di Marco (Legambiente)