Roma – I maggiori consumatori di olio di oliva rimangono i Paesi dell’UE, con circa il 60% dei consumi. Tra i Paesi non produttori spiccano gli Stati Uniti, con una quota del 9%.
I consumi aumentano tra il 2007 e il 2013, ma calano dal 2013 in linea con la minore offerta di prodotto sul mercato mondiale. Questa tendenza viene confermata anche negli ultimi 5 anni a livello dei maggiori Paesi consumatori. Si osserva una diminuzione in tutti i Paesi dell’area UE ed una tendenza all’aumento in molti Paesi non produttori; alcuni dei quali, come Giappone e Brasile registrano una crescita interessante. In Italia si osserva una significativa diminuzione dei consumi che sembrano seguire l’andamento anch’esso decrescente della produzione, malgrado il nostro Paese conservi una quota rilevante della produzione mondiale (circa il 21%) secondo solo alla Spagna (circa il 62%).
Le curve della produzione e dei consumi di olio di oliva in Italia, calcolate, negli ultimi 10 anni, presentano un andamento pressoché parallelo, mostrando un deficit medio rispetto alla domanda di circa 200 mila ton/anno. Questo deficit di produzione viene colmato attraverso l’importazione di olio da altri Paesi produttori.
In base ai dati COI, elaborati da Unaprol, i consumi mondiali di olio di oliva della campagna 2015/2016 dovrebbero attestarsi a 2.989 ton. In Italia il consumo di olio di oliva in generale calcolato nella scorsa campagna 2014/2015 si è attestato su 520mila ton.