Roma – Negli ultimi venticinque anni la percentuale delle importazioni di olio di oliva in generale è cresciuta dal 55% all’80% nei Paesi che non fanno parte del Coi ed è diminuita dal 45% al 20% nei paesi appartenenti al Consiglio Oleicolo Internazionale. Questo denota gli sforzi realizzati dall’organismo intergovernativo per promuove il consumo dell’olio di oliva al di fuori dei confini dei Paesi tradizionalmente consumatori.
Gli Stati Uniti detengono una quota di importazioni pari al 35% del mercato seguiti dall’Unione Europea con il 19%; Brasile 8%; Giappone 7%; Canada e Cina con il 4%; Australia con il 3%, mentre il restante 20% è distribuito con minime percentuali tra gli altri paesi non produttori di olio di oliva.
Secondo le stime COI, rielaborate da Unaprol in occasione di SOL&AGRIFOOD a Verona, il volume mondiale delle importazioni nella campagna 2015/2016 dovrebbe aggirarsi intorno alle 823mila e 500 tonnellate, mentre le esportazioni, sempre a livello mondiale, si attesterebbero intorno alle 774mila tonnellate.
La superficie dell’olivicoltura mondiale supera gli 11milioni e 100mila ettari, di cui quasi 2,5 milioni di ettari sono irrigati. La percentuale di distribuzione delle aree di produzione è così articolata: Europa con il 49%; Africa con il 31%, di cui 16% Tunisia e 8% Marocco; Medio Oriente con il 16,5%, di cui 7,5% Turchia e 6% Syria; nel 3,5% che resta troviamo le Americhe, il resto dell’Europa, l’Asia e l’Oceania. Per quanto concerne il mercato delle olive da tavola, la produzione mondiale della campagna 2015/2016 dovrebbe aggirarsi intorno alle 2 milioni e 750 mila tonnellate con un consumo superiore a 2 milioni e 614 mila tonnellate. Nell’arco di 25 anni la produzione mondiale di olive da tavola è quasi triplicata e proviene dagli stessi Paesi membri appartenenti al COI. L’Italia, a livello di produzione di olive da tavola, precede il Portogallo, ma si posiziona al terzo posto dopo Spagna e Grecia. Per quanto invece concerne l’olio di oliva in generale, il nostro Paese detiene la quota di export del 23% a livello mondiale. È preceduta dalla Spagna che, grazie anche a multinazionali come la Deoleo S.A., proprietaria di alcuni dei marchi più prestigiosi del nostro made in Italy dell’olio di oliva, vende il suo prodotto in tutto il mondo con una quota di mercato superiore al 60%. E’ interessante scoprire, infine che l’andamento delle esportazioni di soli quattro paesi: Spagna, Italia, Grecia e Portogallo coincide con circa il 90% delle esportazioni mondiali di olio di oliva.
Fonte: COI
Verona, 12 aprile 2016