VERITÀ PER GIULIO REGENI. ALL’UNIVERSITÀ UN DIBATTITO CON AMNESTY INTERNATIONAL
Dopo la lettera aperta del rettore Luciano D’Amico e una quotidiana campagna di sensibilizzazione sui social dell’Ateneo, l’Università di Teramo e Amnesty International Italia organizzano un dibattito per la “Verità per Giulio Regeni”, il dottorando italiano di 28 anni scomparso in Egitto il 25 gennaio scorso e il cui cadavere ‒ con evidenti segni di tortura ‒ è stato trovato il successivo 3 febbraio. Amnesty Italia ha lanciato la campagna “Verità per Giulio Regeni” sostenuta anche dall’Università di Teramo, per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore finisca per essere dimenticato.
Al dibattito che si terrà mercoledì 20 aprile, alle ore 15.30, nella Sala delle lauree della Facoltà di Giurisprudenza, interverranno il rettore Luciano D’amico, il preside della Facoltà di Giurisprudenza Floriana Cursi, il presidente di Amnesty Italia e docente dell’Ateneo di Teramo Antonio Marchesi, Pietro Gargiulo e Emanuela Pistoia, docenti rispettivamente di Diritto internazionale e di Diritto dell’Unione Europea alle Facoltà di Scienze politiche e di Giurisprudenza dell’Università di Teramo.
Il 10 marzo 2016 il Parlamento europeo ha approvato, ad ampia maggioranza, una proposta di risoluzione che ha condannato la tortura e l’uccisione di Regeni e le continue violazioni dei diritti umani da parte del governo di al-Sisi in Egitto.
il testo della lettera aperta del rettore Luciano D’Amico diffusa il 12 febbraio scorso:
«L’intera comunità scientifica dell’Università di Teramo esprime il proprio dolore per la morte del giovane ricercatore Giulio Regeni e si unisce alla mobilitazione internazionale per chiedere l’accertamento della verità su quanto accaduto a Regeni al Cairo e sugli altri casi di torture e morti in detenzione verificatisi in Egitto.
Giulio Regeni era un dottorando dell’Università di Cambridge e si trovava al Cairo per una ricerca sull’economia egiziana. È scomparso il 25 gennaio ‒ nel quinto anniversario delle dimostrazioni di piazza Tahrir ‒ e il suo corpo è stato ritrovato alcuni giorni dopo nei sobborghi del Cairo, con evidenti segni di tortura.
L’Ateneo di Teramo chiede un intervento forte del Governo italiano per la difesa della ricerca, dei diritti della persona, della sicurezza dei ricercatori e l’impegno a proseguire nelle indagini, in modo che i responsabili di questi crimini possano essere identificati e assicurati alla giustizia».