“La narrazione che ci propone ‘Dragan aveva ragione’ ci dà una sostanza su cui non si possono creare equivoci. Quello che emerge è la negazione dell’essere. Il tentativo di uomini, donne, bambini che esprimono una volontà di uscire dal campo, di trovare una soluzione umana, che viene di fatto annientata con un’efferatezza, una violenza sconcertante”. Così l’on. Giovanna Martelli (SI) al termine della proiezione del film-denuncia su campi nomadi e Mafia Capitale “Dragan aveva ragione” di Gianni Carbotti e Camillo Maffia alla Camera dei Deputati.
Tra gli ospiti del dibattito successivo al film, l’attore e scrittore Moni Ovadia, che ha collaborato attivamente alla realizzazione: “Il documentario rimanda a un orrore ancora più grave: viviamo nella stessa Europa e nella stessa Italia che hanno prodotto il nazifascismo. Sembra cambiato, ma è apparenza: questa Europa è pronta a ricominciare con l’orrore. Se produce questo in tempo di pace, figuriamoci in tempo di guerra!”, ha commentato. Accanto a lui, l’avv. Vincenzo Di Nanna, segretario di Amnistia, Giustizia e Libertà Abruzzi, che nel giugno dello scorso anno curò la denuncia presentata da Marco Pannella contro il Comune di Roma per discriminazione razziale ai danni dei Rom, allegando il film: “Diceva Sciascia che per sconfiggere la mafia lo Stato deve denunciare se stesso. La denuncia di Marco Pannella è denuncia del sistema, della struttura, del regime. ‘Il nostro è uno Stato-canaglia che deve essere giudicato’: così il 17 giugno del 2015 Marco Pannella, quando il film è depositato in Procura come prova di reato. La discriminazione diviene affare per la criminalità organizzata”.
Dello stesso tenore l’intervento di Santino Spinelli, musicista e scrittore: “La rabbia è forte, tanto che impedisce di parlare quasi… Non mi abituerò mai a questa forma di violenza, dopo quarant’anni che vedo i campi nomadi in Italia: campi che sono un retaggio della ferocia concentrazionaria nazifascista. I Rom subiscono oggi la stessa discriminazione su base etnica in un sistema democratico che non li riconosce”. Ha concluso il dibattito l’attivista e mediatore interculturale Samir Alija: “Pretendiamo il rispetto dei nostri diritti come tutti gli altri cittadini. Vogliamo contribuire a questa società: voglio che i miei figli, che sono nati in questa nazione, abbiano un futuro qui. Se uno sbaglia, non deve pagare tutta la comunità”.
In allegato: link alla registrazione integrale del dibattito di Radio Radicale e foto di Laura De Berardinis.