Un nastro d’asfalto di km deturpa un santuario della natura nel Parco d’Abruzzo.
18 luglio 2016
Un nastro d’asfalto di km deturpa un santuario della natura nel Parco d’Abruzzo.
Si divulgano tutte le mmagini fotografiche e video dello scempio di livello europeo in corso nell’alta Vallelonga con mezzo milione di euro di asfalto.
Indignazione e figuraccia nazionale, ad ora oltre 4.500 condivisioni solo su Fb sull’unica foto uscita.
Sospensione “beffa” del Parco, su un brevissimo tratto e a lavori praticamente finiti.
Le associazioni: bloccare tutto l’intervento e ripristinare i luoghi in un’area fondamentale per l’Orso bruno e tante altre specie protette.
“Un terribile sfregio ad un santuario delle natura mondiale, regno di lupi ed orsi; è come aver segnato con un pennarello nero la Primavera di Botticelli. Bisogna fermare tutti gli interventi che stanno andando avanti perché solo una piccola parte è stata sospesa con un’ordinanza “beffa” del parco a lavori ormai quasi terminati su quel brevissimo tratto“, così Stazione Ornitologica Abruzzese onlus, Forum dell’H2O e Nuovo Senso Civico.
Le organizzazioni allegano le incredibili immagini fotografiche e video dello scempio in corso nell’alta Vallelonga, in pieno Parco nazionale d’Abruzzo e doppio Sito della rete Natura2000 (Zona di protezione Speciale in base alla Direttiva 147/2009/CEE “Uccelli” e Sito di Interesse Comunitario per la Direttiva 43/92/CEE “Habitat”). Sono istantanee che fanno letteralmente stringere il cuore: le pietre della Fontana dell’Aceretta coperte maldestramente dal catrame; i boschi attraversati da un serpentone nero; i prati che sono sovrastati dal colore del bitume. Un paesaggio pastorale e montano preziosissimo trasformato irrimediabilmente quasi fosse un sobborgo di una città, usando un derivato del petrolio che è l’esatto opposto di quello che ci dovrebbe essere in mezzo alla Natura. Non abbiamo fermato Ombrina e il suo catrame per ritrovarcelo spalmato sui prati delle nostre montagne!
Da decenni non si vedeva un attacco di simili proporzioni alla Natura e al paesaggio del più famoso parco italiano. Si tratta di uno dei luoghi simbolo dell’Orso bruno marsicano, il cuore del suo areale nell’Appennino.
Ad oggi era uscita una sola immagine dei lavori che era bastata per totalizzare oltre 4.500 condivisioni solo su facebook suscitando migliaia di reazioni indignate e commenti. Da tutta Italia i cittadini indignati reclamano:
-il blocco immediato dei lavori su tutta la strada;
-il ripristino della strada sterrata che è stata coperta dal bitume per chilometri;
-che chi ha autorizzato paghi per la scelta folle di asfaltare con mezzo milione di euro di fondi pubblici una strada sterrata che andava chiusa per legge.
L’Ente Parco nel gennaio 2015 ha rilasciato il proprio Nulla Osta autorizzando l’intero intervento di nuova asfaltatura su una sterrata lunga quasi 3 km e altri interventi sul resto della strada verso Villavallelonga. Solo dopo le reiterate proteste delle associazioni ha cercato un goffo ripensamento, chiedendo al Comune il 29 giugno 2016 nella fase di valutazione di incidenza, realizzata incredibilmente e in maniera illegittima un anno e mezzo dopo il rilascio del Nulla Osta, di stralciare solo un breve tratto finale, consentendo quindi l’asfalto comunque su un tratto sterrato di quasi due chilometri. In ogni caso, come detto, il Comune è andato avanti infischiandosene anche di questa comunque insufficiente prescrizione.
Il Direttore dell’Ente Parco d’Abruzzo Dario Febbo in questi mesi ha cercato in maniera confusionaria di difendere l’indifendibile e le immagini sono inequivocabili. Prima ha parlato dell’esistenza di una “strada già asfaltata” in una lettera inviata al Ministero dell’Ambiente, quando ci sono centinaia di immagini nei nostri archivi (alcune le alleghiamo) e in quelli dei visitatori che accertano che i chilometri finali erano sterrati. Nelle autorizzazioni ha parlato di “ripristino” quando ci sono gli stessi documenti dell’Ente Parco a testimoniare la presenza di una strada sterrata, addirittura una Delibera del Consiglio direttivo dell’Ente dell’aprile 2009 e una lettera del Presidente del Parco Carrara del 2015 in cui si parla espressamente di “strada sterrata di Prati d’Angro“. Oggi il Direttore Febbo su un quotidiano parla di “diritti acquisiti” per un’autorizzazione su un progetto di 24 anni fa. A parte che nel Nulla osta da lui firmato non si fa alcun riferimento e accenno ad autorizzazioni pregresse, si è reso conto il Dr. Febbo che se fosse vero questa interpretazione dovrebbe esso stesso considerare illegittima anche la sua tardiva ed insufficiente ordinanza sul breve tratto di strada di cui ha chiesto di fermare i lavori, dove tra l’altro sono ormai quasi conclusi? Auspichiamo che rimanga solo una dichiarazione alla stampa visto che un direttore di un Parco nazionale dovrebbe sapere, ammessa e non concessa l’esistenza di questa autorizzazione che sarebbe stata rilasciata decenni fa, in un mondo diverso e con leggi diverse (e, comunque, due errori non fanno una cosa buona…), che gli atti amministrativi hanno comunque durata di 5 anni (e il titolo edilizio conseguente permette il completamente dei lavori entro 3 anni)!
Chiediamo al Presidente del Parco Carrara di prendere in mano la questione e al Ministero dell’Ambiente di agire in sostituzione qualora il Parco continui in una gestione che sta portando ad un vero disastro con conseguente figuraccia che presto sarà internazionale. La Commissione Europea sarà presto chiamata a giudicare le azioni reali che il Parco sta consentendo e crediamo che sarà difficile dimostrare che si sta operando per la tutela dell’Orso bruno.
Dichiara Augusto De Sanctis, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese “Abbiamo già chiesto al Direttore Febbo di fare dieci passi indietro considerata la gravità di quanto sta accadendo ed è surreale che cerchi anche disperatamente di pretendere di avere ragione. I lavori stanno andando avanti alla faccia del Patom. Si sta utilizzando mezzo milione di euro di fondi pubblici per asfaltare una strada sterrata che sulla base della Legge 3/2014 e delle stesse richieste dell’Ente Parco dovrebbe rimanere chiusa al traffico. È uno scandalo anche rispetto allo stato di strade statali o delle città che non hanno manutenzione. Per questo stiamo predisponendo anche un esposto dettagliato alla Corte dei Conti. Ora però è urgente fermare tutti i lavori. L’iter è andato avanti senza trasparenza e partecipazione e le carte che stanno piano piano uscendo, solo grazie alle associazioni, a nostro avviso presentano macroscopici errori e illegittimità. Stamattina abbiamo depositato un terzo esposto, dimostrando con documentazione fotografica e atti dello stesso ente parco alla mano, che quella che è stata presentata nei documenti progettuali e nelle autorizzazioni come strada già asfaltata era una pista forestale sterrata e senza alcun manto preesistente. Abbiamo chiesto il blocco dei lavori su tutto il tracciato e il ritiro in auto-tutela delle autorizzazioni e dei pareri rilasciati in quanto fondati su una descrizione dello stato dei luoghi non rispondente alla realtà fattuale e su atti pieni di contraddizioni. L’Abruzzo e l’Italia della Natura non meritavano un simile obbrobrio e faremo di tutto pur di far ripristinare lo stato dei luoghi sull’intero tracciato oggi asfaltato ex novo. Un Santuario della natura si cura, non si offende”.
Qui è possibile scaricare tutte le foto (alcune le alleghiamo) e i video: https://we.tl/QGWqKEpdzW.
Siamo disponibili a fornire ampia documentazione sul progetto e sul fatto che la strada era sterrata (si vedano anche le foto del prima che abbiamo inserito)
Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua
e-mail: segreteriah2oabruzzo@gmail.com