Il Comitato SNOQ esprime i propri dubbi in merito all’utilità della disposizione del comprensorio scolastico Zippilli – Lucidi “una appartenenza con-divisa” con cui si stabilisce uno stesso abbigliamento per tutti gli alunni e il personale: “….maglie, polo e tute nei colori bianco, grigio e blu, e jeans o gonna al ginocchio…”
Se la finalità del Consiglio di Istituto è quella di promuovere una crescita sana delle giovani generazioni e un loro sviluppo il più possibile coerente con le nuove modulazioni sociali, fortemente influenzate dalla globalizzazione e dai potenti flussi migratorie degli ultimi anni, difficilmente con queste modalità si raggiungerà il risultato sperato.
Piuttosto che coprire momentaneamente, ovvero nel tempo tecnico di permanenza nelle scuole, con un grembiule o una “divisa” le diversità, sarebbe opportuno che scuola – famiglia – società civile lavorassero insieme affinchè il valore della persona non passi più attraverso logiche esteriori, che facilmente si prestano a classificazione. Il Comitato ritiene che un abito tipico non dove essere foriero di paure ma semplicemente un abito, che il costo dei vestiari non dove determinare possibili snobismi, che una fisicità evidente possa essere motivo di esclusione o derisione.
Tra l’altro le indicazioni date nella disposizione sicuramente non aiutano a superare le differenze socio economiche così come nell’intenzione dei consiglieri d’Istituto. Non è una novità, infatti, che il cellulare, le scarpe e altri capi di abbigliamento indossati sopra la “divisa” continuano a essere simboli di appartenenza a un status sociale.
Ancora meno chiaro è il riferimento alla gonna al ginocchio, che nella sua formulazione fa già una differenza tra maschi e femmine e inoltre, non contenendo alcuna ragione socio economica, rimanda a un giudizio negativo per chi indossa gonne di misura diversa da quella consigliata.