IL FINTO EPILOGO SUL MONTE LEMERLE
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operazioni di riesumazione di alcuni dei caduti ritrovati casualmente dal ricercatore Giovanni Dalle Fusine nel settembre 2015.
In qualità di finanziatore dell’intera opera e di studioso della materia storica in oggetto, non mi reputo assolutamente soddisfatto di questo ulteriore sviluppo della vicenda. Aspetterei a mettere la parola fine, in quanto, ancora una volta, rimango completamente tagliato fuori da ciò che è stato effettivamente eseguito.
Premetto che ciò che sto per affermare è basato su una manciata di immagini carpite da ReteVeneta che, a quanto mi risulta, è stata analogamente estraniata dalla realtà dei fatti.
La USL 6 aveva del resto promesso al sottoscritto e al succitato Giovanni Dalle Fusine di tenerci informati e prevedere sempre la nostra presenza durante gli scavi. La nostra consulenza storico-militare sarebbe, infatti, stata basilare per coadiuvare e ottimizzare gli sforzi di anatomopatologi e archeologi a digiuno di storia patria. Perché dunque nascondersi, in particolare anche dopo il clamore mediatico delle ultime settimane?
Ebbene, considerando i modestissimi mezzi a disposizione dei presunti incaricati della USL 6 di Vicenza, nonché lo stesso loro modus operandi stranamente secretato, furtivo e disinvolto, posso semplicemente concludere che il lavoro svolto nelle giornate del 24 e 25 ottobre lo avrebbe potuto fare qualsiasi turista, anche non necessariamente munito di patentino da recuperante! Raccogliere casualmente solo qualche sacchettino di ossa umane, per poi depositarlo sui gradini di una chiesa o di un sacrario, lasciando poi a uno squillo di tromba il compito di obliarlo per sempre, non penso abbia richiesto la bellezza di 5.000 Euro. Ho deciso di donare quel denaro per una approfondita ricerca storica e scientifica, non certo per una bella passeggiata nei boschi!
Dulcis in fundo, mi giunge voce che lo stesso “Onorcaduti” di Roma e del Sacrario Leiten di Asiago – precedentemente e reiteratamente informato del ritrovamento sul finire del 2015 – abbia ammesso la disponibilità di fondi già stanziati e utilizzabili per questo tipo di opere. Ciò, tuttavia, viene reso noto SOLO ORA!
In qualità di finanziatore dell’intera opera e di studioso della materia storica in oggetto, non mi reputo assolutamente soddisfatto di questo ulteriore sviluppo della vicenda. Aspetterei a mettere la parola fine, in quanto, ancora una volta, rimango completamente tagliato fuori da ciò che è stato effettivamente eseguito.
Premetto che ciò che sto per affermare è basato su una manciata di immagini carpite da ReteVeneta che, a quanto mi risulta, è stata analogamente estraniata dalla realtà dei fatti.
La USL 6 aveva del resto promesso al sottoscritto e al succitato Giovanni Dalle Fusine di tenerci informati e prevedere sempre la nostra presenza durante gli scavi. La nostra consulenza storico-militare sarebbe, infatti, stata basilare per coadiuvare e ottimizzare gli sforzi di anatomopatologi e archeologi a digiuno di storia patria. Perché dunque nascondersi, in particolare anche dopo il clamore mediatico delle ultime settimane?
Ebbene, considerando i modestissimi mezzi a disposizione dei presunti incaricati della USL 6 di Vicenza, nonché lo stesso loro modus operandi stranamente secretato, furtivo e disinvolto, posso semplicemente concludere che il lavoro svolto nelle giornate del 24 e 25 ottobre lo avrebbe potuto fare qualsiasi turista, anche non necessariamente munito di patentino da recuperante! Raccogliere casualmente solo qualche sacchettino di ossa umane, per poi depositarlo sui gradini di una chiesa o di un sacrario, lasciando poi a uno squillo di tromba il compito di obliarlo per sempre, non penso abbia richiesto la bellezza di 5.000 Euro. Ho deciso di donare quel denaro per una approfondita ricerca storica e scientifica, non certo per una bella passeggiata nei boschi!
Dulcis in fundo, mi giunge voce che lo stesso “Onorcaduti” di Roma e del Sacrario Leiten di Asiago – precedentemente e reiteratamente informato del ritrovamento sul finire del 2015 – abbia ammesso la disponibilità di fondi già stanziati e utilizzabili per questo tipo di opere. Ciò, tuttavia, viene reso noto SOLO ORA!
ReteVeneta è stata senza dubbio preziosa ed unica nel puntare i riflettori su questa triste vicenda, ma non si pensi che una “sortita riparatrice” come quella appena effettuata sul Lèmerle possa concludere felicemente la vicenda.
C’è però ancora molto da fare per cercare di dare un nome e una giusta collocazione storica e umana a quei poveri resti. Personalmente, ribadisco pubblicamente il mio impegno per proseguire le ricerche storiche relative a questo importante ritrovamento, perfettamente incastonato nelle Celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale, ma così bistrattato dagli enti stessi che le hanno proposte.
MEGLIO 100 ANNI DA IGNOTI CHE UNO DA DIMENTICATI?
NOI NON LI DIMENTICHEREMO!
Alessandro Gualtieri