ROMA – Si terrà, a Roma (Via Aurelia, 481), giovedì 6 ottobre, presso l’Auditorium “V. Bachelet” – The Church Palace, Domus Mariae, l’XI edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” realizzato dalla Fondazione Migrantes. Dopo il saluto introduttivo diS.E. Mons. Guerino Di Tora, Vescovo Ausiliare di Roma e Presidente della Fondazione Migrantes, seguirà la proiezione del video e la presentazione del Dr. Paolo Ruffini, Direttore di Tv2000.
I dati del Rapporto saranno presentati dalla Dr.ssa Delfina Licata, curatrice del Volume che tratterà il tema “La mobilità italiana tra appartenenze multiple e spazi urbani”. Seguiranno interventi su “Trasformazioni demografiche e mobilità degli italiani: uno sguardo al passato per capire il presente” affidato alla Dr.ssa Sabrina Prati, Dirigente Istat – Servizio registro della popolazione, statistiche demografiche e condizioni di vita; “La pastorale migratoria oggi: giovani italiani a Barcellona” parlerà Don Luigi Usubelli, cappellano per la comunità italiana di Barcellona.
Per la voce delle istituzioni: “Italiani nel mondo oggi nel contesto europeo” interverrà il Sen. Pier Ferdinando Casini, Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato; “La rappresentanza degli italiani all’estero tra antichi percorsi e nuove prospettive” il Segretario generale del Cgie, Dr. Michele Schiavone; “La promozione linguistica come volano del Paese” il Dr. Massimo Riccardo, Direttore centrale per la Promozione della cultura e della lingua italiana del Maeci.
La conclusioni saranno affidate a Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes. A moderare i lavori il Dr. Roberto Napoletano, direttore de “Il Sole 24 ore”. All’edizione 2016 del “Rapporto Italiani nel Mondo” hanno collaborato 60 autori, dall’Italia e dall’estero, per un totale di 51 saggi.
“L’idea da maturare – si legge in copertina – è il passaggio a una nuova civilizzazione in cui il meticciato non significa tradire la propria origine, ma arricchirsi delle opportunità date dal mondo e dalle innumerevoli culture che lo abitano. Con questo pensiero è possibile sia vivere ovunque restando se stessi e mantenendo la propria identità, sia partecipare alla cittadinanza del mondo, al cosmopolitismo. Una partecipazione che coinvolge e non discrimina, guidata dalla solidarietà e dal rispetto reciproco, dove il dialogo e la interrelazione tra le persone diventa l’unico codice di comprensione al fine di un interesse comune”.