Organizzato da
Salotto Culturale “Prospettiva Persona”
Progetto Culturale Diocesi di Teramo-Atri
col patrocinio
del MIBACT e della Fondazione Tercas
CONVEGNO SU
UMANESIMO PERSONALISTA
A 80 anni da “Umanesimo integrale” di J. Maritain”
e “Il manifesto al servizio del personalismo” di E. Mounier
Teramo 9 novembre 2016 – Ore 16.00
Sala del Vescovado in Piazza Martiri
Per riprendere in mano le fonti dell’umanesimo cristiano del Novecento: Umanesimo integrale di Maritain e il Manifesto di Mounier a 80 anni dalla prima edizione. Due opere fondamentali per declinare l’umanesimo cristiano che a Firenze2015 è stato oggetto di attenzione attraverso le cinque vie
La proposta di tornare a riflettere sull’umanesimo integrale personalista (Maritain e Mounier) mira a fare memoria delle fonti dell’umanesimo cristiano del Novecento: Umanesimo integrale di Maritain e il Manifesto di Mounier a 80 anni dalla prima edizione. L’incontro declinerà i principi dell’umanesimo cristiano oggi nei vari campi: sociale politico e religioso.
Il programma prevede:
– Saluti delle autorità
-Introduzione del vescovo Mons. Mons. Michele Seccia.
“A Firenze la Chiesa italiana ha scelto l’umanesimo cristiano come via di evangelizzazione”
-Modera Lucia Fiore, giornalista
-I Relazione, prof. Giorgio Campanini, Universià di Parma “Umanesimo integrale di fronte alle sfide dei conflitti religiosi”.
-II Relazione,prof. Flavio Felice, Università di Campobasso
“Umanesimo economico personalista nel tempo della crisi”
Intervento programmato
Prospettiva Persona, nel 25° dalla fondazione, prof. Giovanni Marcotullio, caporedattore,
Seguirà dibattito con i relatori
G.M.
I relatori
Giorgio Campanini (1930), specialista del pensiero politico cattolico dell’Ottocento e del Novecento, ha affrontato a più riprese le tematiche del rapporto laico-Chiesa, e le problematiche dell’umanesimo cristiano attraverso numerosi saggi su autori come Maritain, Mounie, Mazzolari, Capograssi, Rosmini, Moro, Dossetti . Ricordiamo anche Il laico nella Chiesa e nel mondo(Dehoniane, Bologna 2004) e il saggio a due voci S. Xeres – G. Campanini, Manca il respiro. Un prete e un laico si interrogano sulla Chiesa italiana (Ancora, Milano 2011),Stare insieme. Alla ricerca di una famiglia “conviviale” ( San Paolo 2013), Bene comune. Declino e riscoperta di un concetto,EDB, Bologna 2015,Senza preti? Nuove vie per evangelizzare ( San Paolo 2016).
Flavio Felice è professore ordinario di “Storia delle dottrine politiche” Università del Molise(CB), è visiting professor all’Università Cattolica Sedes Sapientiae di Lima (Perù) e professore associato presso la Kujawy and Pomorze University in Bydgoszcz (Polonia).
Tra i suoi libri ricordiamo:Prospettiva “neocon” (Rubbettino, 2005), Welfare society (Rubbettino, 2007), Economia sociale di mercato (Rubbettino, 2008), Lo spirito della globalizzazione (Rubbettino, 2011), quest’ultimo insieme a Robert W. Fogel – Francis George e Istituzioni, persona e mercato. La persona nel contesto del liberalismo delle regole (Rubbettino, 2013).
Giovanni Marcotullio Ha studiato Filosofia e Teologia a Milano, Chieti e Roma, conseguendo il titolo di Baccelliere in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Prosegue i suoi studi specializzandosi in Teologia e Scienze Patristiche presso l’Institutum Patristicum “Augustinianum” in Roma. Ha svolto attività di articolista e di saggista su testate locali e nazionali (come “Il Centro” e “Avvenire”), nonché sulle pagine della rivista internazionale di filosofia personalista “Prospettiva Persona”, per la quale è caporedattore
Lucia Fiore, giornalista, Ufficio Stampa Università di Teramo
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PER APPROFONDIRE
Il Centro Ricerche Personaliste essendo associazione laica, ecumenica e tuttavia cristianamente ispirata non può contentarsi di fare cultura senza spendersi sui valori. In uno spirito di rispetto delle scelte di ciascuno,l’obiettivo dell’evento è di ritornare alle radici dell’umanesimo personalista. Oggi si guarda più liberamente alle proposte di declinare i diritti della persona con le risorse del tempo presente.
Coniugare cultura e fede è continuare a sentire il dovere di porre domande, in maniera sempre nuova, perché nel dialogo creatura-creatore, Dio non diventi un idolo, individualista o collettivista, maschilista o femminista. Sullo sfondo di una reciprocità, i componenti del CRP sentono il dovere di valorizzare la libertà interpretativa di ciascuno, a tutto campo, secondo la specifica sensibilità e l’orientamento di pensiero, senza pretese dogmatiche, raccogliendo piuttosto sollecitazioni, liberi dal fanatismo, dal relativismo di maniera, dal dogmatismo religioso o laico. Facendo riferimento alla persona si punta soprattutto sulla coerenza tra idee, valori e comportamento come condizione di riconoscimento reciproco, al di là delle differenti scelte individuali, fatte con retta coscienza.
Il vero nocciolo della questione “umanesimo” è di tipo culturale e spirituale dato che la dispersione del singolo e delle sue intenzioni non garantisce l’affermazione dei valori umani. Il sistema è autoreferenziale e si autoregola rivelando la sua manchevolezza, perché non tutto è pensabile in termini di funzionalità e di autoreferenzialità interna, pena l’essere disfunzionale a se stesso, proprio per la esclusione del mondo della vita, dell’affettività e della spiritualità.
E’ una necessità dello stesso sistema economico-politico, per la sua stessa autoregolazione, concepirsi a servizio dell’umano. Ma ci vuole un “gusto per l’umano”, per “leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore”. L’opzione di fondo di Firenze2015: “Partire dalle testimonianze che sono esperienza vissuta della fede cristiana e che si sono tradotte in spazi di ‘vita buona del Vangelo’ per la società intera”.
Jacques Maritain – Umanesimo integrale
http://www.parodos.it/books/religione/maritain.htm
Opera del filosofo francese Jacques Maritain (1882-1972), pubblicata a Parigi nel 1936.
Considerato il capolavoro di Maritain, il libro comprende il testo di sei lezioni tenute all’Università di Santander durante i corsi estivi dell’agosto 1934, rivisto e ampliato dall’autore stesso. “Il presente lavoro tende soprattutto a presentare un quadro d’assieme, raggruppante, sotto un particolare punto di vista, che è quello dei problemi di una nuova cristianità, molte conclusioni di precedenti nostre ricerche nell’ordine della filosofia, della cultura e della società”. Ma cosa intende Maritain per umanesimo integrale? “L’uomo non raggiunge la sua perfezione che soprannaturalmente, egli non cresce che sulla croce. Un umanesimo è possibile, ma a condizione che esso abbia per fine Dio attraverso l’umanità del Mediatore, e che egli predisponga i suoi mezzi a questo fine essenzialmente soprannaturale: umanesimo dell’incarnazione; a condizione che esso si ordini tutto intero all’amore e alla generosità redentrice; subordini perfettamente la scienza alla saggezza, e la saggezza metafisica alla saggezza teologica, e la saggezza teologica alla saggezza dei santi; comprenda che la ragione non può possedere il mondo se non sottomettendosi essa stessa all’ordine soprarazionale e sovraumano dello Spirito Santo e dei suoi doni”. Trattasi dunque dell’umanesimo, che assume pienezza di dignità umana nell’ordine soprannaturale, nel contesto di un cristianesimo ancor esso integrale. E’ questa dignità, questo valore umano che sono preminenti in Maritain. Una concezione antropologica che si rifà a quella giudaico-cristiana, quella cioè “di un uomo come animale dotato di ragione, la cui suprema dignità consiste nell’intelligenza; di un uomo come libero individuo in relazione personale con Dio, la cui suprema virtù consiste nell’ubbidire volontariamente alla legge di Dio; di un uomo come creatura peccatrice e ferita, chiamata alla vita divina e alla liberazione apportata dalla grazia, la cui suprema perfezione consiste nell’amore”. Il concetto cristiano dell’uomo, che fu tipico per tutto il Medioevo, si dissolve con questo nell’età moderna, a cominciare dalla Riforma e dal Rinascimento, risolvendosi in un umanesimo antropocentrico. Da qui quel distacco profondo e totale dalla fede e dal soprannaturale, che l’autore chiama “tragedia dell’uomo, tragedia della cultura, tragedia di Dio”. La dialettica dell’uomo antropocentrico si trova in presenza di due posizioni pure: l’atea e la cristiana. La critica dell’ateismo sovietico e di quello marxista in genere porta l’autore a negare la possibilità di un umanesimo nuovo, di un uomo nuovo, quale vuol creare il marxismo al di fuori e contro Dio, anzi lo inducono a ritenere che l’ateismo sarà eliminato a poco a poco, quando “l’esperienza delle realtà umane e la resistenza della natura e la presa di coscienza dei problemi fondamentali … e i valori più altamente personali saranno riconosciuti; e anche ciò si accompagnerà non a retrocedere verso un mondo antico, ma a un progressivo rinnovamento dei costumi e delle strutture di civiltà”.
Emmanuel Mounier – Manifesto al servizio del personalismo
http://fucipadova.weebly.com/riassunti-degli-incontri-aa-20102011/il-personalismo
Opera del filosofo francese Emmanuel Mounier(1905-1950), pubblicata a Parigi nel 1936.
Il manifesto al servizio del personalismo comunitario di E. Mounier è il risultato di ricerche e analisi storiche, confronti e discussioni condotte dell’équipe di “Esprit” in seguito alla crisi economica del ’29, che si ripercuote negli eventi dell’Europa degli Anni Trenta ed oltre.
Vi emerge con la profonda consapevolezza della inevitabile decadenza dell’umanesimo liberale-borghese, la proposta alternativa di un umanesimo personalista-comunitario, fondato sulla riscoperta umana e della comunità.
L’opera, ricca di stimoli per la comprensione dei problemi d’oggi, può essere considerata apporto essenziale ed organico ad un progetto globale di civiltà, che per Mounier si traduce oltre che nel rinnovamento dell’apparato e delle strutture socio-politiche, in una rivoluzione culturale, nella creazione cioè di valori nuovi autenticamente umani e sociali.
«La depersonalizzazione del mondo moderno e la decadenza dell’idea comunitaria sono per noi la stessa ed unica disgregazione.
Esse conducono allo stesso sottoprodotto di umanità: la società senza volto fatta da uomini senza volto, il mondo del si (impersonale), in cui fluttuano tra gli individui senza carattere le idee generali e le opinioni vaghe, il mondo delle posizioni neutre e della conoscenza obbiettiva. È da questo mondo, dal regno del “si dice” e del “si fa”, che dipendono le masse, agglomerati umani, scossi a volte da moti violenti, ma senza responsabilità differenziata. […] le masse sono dei cascami, non dei principi. Depersonalizzate in ciascuno dei suoi membri, e per conseguenza depersonalizzate come totalità […].
È verso la massa che scivola una democrazia liberale e parlamentare, dimentica che la democrazia era in origine una rivendicazione della persona. Le “società” possono moltiplicarsi, le “comunicazioni” possono “ravvicinarne” i membri, ma non è possibile comunità alcuna in un mondo in cui non c’è più un prossimo e dove non rimangono che dei simili, che non si guardano. […]
Così si mostra definitivamente l’impossibilità di fondare la comunità schivando la persona, fosse anche sulla base di pretesi valori umani, disumanizzati in quanto spersonalizzati. Noi riserveremo allora il nome di comunità alla sola comunità valida e solida, la comunità personalista, che è, più che simbolicamente, una persona di persone.
[…] quando io comincio ad interessarmi della presenza reale degli uomini, a riconoscere questa presenza di fronte a me, a conoscere la persona che essa mi rivela, il tu che essa mi propone, a non vedere più in essa una “terza persona”, uno qualsiasi, una cosa vivente ed estranea, ma un altro me stesso, allora io ho posto il primo atto della comunità senza la quale nessuna istituzione avrebbe solidità».
Da: E. MOUNIER, Manifesto al servizio del personalismo comunitario, Ecumenica editrice, Bari 1975.
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