Si è tenuto nella giornata di ieri, presso il ristorante “l’Isola Felice” di Silvi Marina, la riunione di fine anno del Consiglio Regionale UIL PA Polizia Penitenziaria Abruzzo. –A darne la notizia è Mauro Nardella Vice Segretario Regionale e portavoce del rappresentanti UIL del comparto penitenziario–
Allo stesso hanno partecipato al completo i quadri dirigenziali delle 4 Provincie abruzzesi capitanati dai Dirigenti Generali Territoriali Mauro Nardella(L’Aquila), Paolo Lezzi( Teramo), Ruggero Di Giovanni ( Chieti) e Valdino Franchi(Pescara). Il Consiglio coordinato dal Segretario Generale Regionale Giuseppe Vincenzo Giancola ha tirato le somme di un anno di lavoro facendo un amaro consuntivo di un 2016 che, a seguito dell’epocale accorpamento del Provveditorato Abruzzese con quello laziale, ha di fatto reso peggiore ciò che già prima dell’accorpamento risultava scadente.
A dir la verità L’Amministrazione centrale non ha mai dimostrato tanto affetto ai poliziotti penitenziari di stanza nella patria di Gabriele D’Annunzio considerato che, soprattutto nell’ ultimo decennio, aveva di fatto relegato a mero cimitero degli elefanti l’apparato amministrativo regionale. I Dirigenti generali che si sono succeduti, infatti, non hanno mai superato i due anni di permanenza e molti di essi hanno chiuso proprio con l’amministrazione penitenziaria abruzzese, andandosene in pensione, il loro rapporto con il mondo lavorativo senza di fatto completare il loro progetto di riforma.
Se si pensava che accorpando gli uffici si sarebbe potuto migliorare il sistema delle relazioni sindacali allora possiamo tranquillamente dire che la medicina utilizzata è stata un rimedio peggiore del male. –afferma Nardella–
Dagli interventi fatti dai dirigenti provinciali sono emersi aspetti che non fanno assolutamente sorridere e non certo ben sperare per il futuro.
La provincia di Chieti ha evidenziato gravi storture in sede di distribuzione del personale femminile presso il carcere del capoluogo di Provincia visto che a fronte di un inspiegabile quanto discutibilissimo surplus di poliziotte in quel del carcere di Pescara fa da contraltare una grave carenza proprio nella sezione femminile del carcere di Chieti laddove, cioè, paradossalmente proprio per sopperire alla mancanza di personale femminile, all’interno del reparto si vorrebbe far prestare servizio personale maschile.
Sempre in provincia di Chieti, nella fattispecie nel carcere di Lanciano, ad un’annosa carenza di organico stimata in non meno di 20 unità di polizia penitenziaria si associano scadenti relazioni sindacali con la Direzione capaci di trasformare in “carta straccia” tutto ciò che dal sindacato viene proposto ed al sol fine di migliorare lo status di diritto all’interno del carcere di Villa Stanazzo .
Non certo migliore è la situazione nella Provincia Aquilana. Sulmona conta una situazione disastrosa in fatto di organico. Ad un già deficitario numero di operatori penitenziari si sono aggiunte politiche dell’Amministrazione Regionale che stanno rendendo ancor più difficile la possibilità di garantire diritti soggettivi quali ferie e riposi. Basti pensare alla revoca dei provvedimenti di invio in missione di personale da Campobasso a suo tempo disposti proprio per sopperire alla riconosciuta carenza di personale allo stato stimata essere di 50 unità ed al disastroso piano di rientro del personale distaccato che più che migliorare il sistema ha di fatto rotto equilibri che hanno gettato nello sconforto il personale beneficiario e messo a soqquadro una situazione che stenta a riprendersi.
Avezzano è una realtà che proprio in virtù del su citato piano di rientro dei distaccati sta pagando in maniera cara la politica assurda adottata per lo scopo. LA situazione dal punto di vista dell’organico si è moltissimo aggravata. Il mancato apporto garantito dai 10 distaccati troppo frettolosamente fatti rientrare nel carcere dell’Aquila stanno facendo vivere incubi all’Ufficio servizi del carcere marsicano nonché aspetti deprimenti nei confronti del personale fatto rientrare e carichi di lavoro drammatici per coloro i quali sono rimasti ( durante l’ultima forte scossa di terremoto a presidiare l’emergenza di un intero carcere vi erano soli 3 agenti).
E’ notizia di pochi giorni fa della volontà di far pagare anche nel carcere dell’Aquila, una pigione agli agenti accasermati. Questo stato di cose sta scatenando l’ira dei poliziotti costretti non solo a vivere in spazi angusti ma a confrontarsi con uno Stato che se da un lato risarcisce economicamente il detenuto per averlo obbligato a dormire in celle non sufficientemente spaziose dall’altro pretende di recuperare somme da agenti costretti a dormire in spazi ancor più ridotti. Quegli stessi agenti che vorrebbero tanto poter vivere in un’abitazione che li faccia sentire un po’ più a casa ma che, in virtù di un territorio falcidiato dalle notissime questioni legate ai terremoti,non riescono a trovare, sono gli stessi che nelle occasioni emergenziali, proprio perché dimoranti in carcere, hanno offerto il loro immediato contributo. A tal proposito stiamo aspettando che la senatrice Pezzopane visiti, così come da Lei promesso, e proprio per rendersi conto personalmente della grave situazione in cui versano gli agenti aquilani, il carcere delle costarelle.
A l’Aquila non vengono altresì garantite prerogative sindacali quali l’ottenimento dei dati sui servizi e sugli straordinari svolti dal personale, utili per capire se vi siano o meno sperequazioni di trattamento, e quindi quella trasparenza voluta dalle normative contrattuali vigenti e che in un contesto di lavoro democratico non dovrebbe mai mancare.
Il carcere Pescarese seppur viva un contesto relativamente migliore rispetto al resto del territorio regionale non può non far rilevare disfunzioni amministrative quali il mancato utilizzo di personale del dismettendo Provveditorato per favorire la concessione di giorni di congedo e riposi al personale ivi di stanza da un lato e la sottrazione di ulteriori uomini per destinarlo in distacco al locale tribunale nonché in missione al servizio del servizio scorte del sottosegretario alla Giustizia dall’altro.
Il penitenziario di Teramo vive una condizione drammatica sia dal punto di vista della carenza di organico privato di decine unità rispetto alla pianta organica prevista sia dal punto di vista meramente logistico-organizzativo. La presenza di numerosissimi circuiti tra i quali citiamo le sezioni per detenuti comuni, tossicodipendenti, alta sicurezza, semiprotetti(sex offenders, ex poliziotti,ex collaboratori di giustizia, etc.), sezione per soggetti psichiatrici, sezioni per detenute (As e comuni), semiliberi e detenuti lavoranti esterni ec art. 21 O.P., rende non solo complicato il lavoro di tutti gli operatori penitenziari ma anche e soprattutto l’attuazione di un organizzazione del lavoro capace di rendere sereno un ambiente che tanto bisogno di tranquillità avrebbe per attuare alla lettera i principi costituzionali volti al recupero e reinserimento del detenuto.
Parafrasando una battuta fatta da un noto presentatore televisivo del passato,- chiosa Nardella– a tutto questo Il Consiglio Regionale UIL PA Polizia Penitenziaria Abruzzo a seguito delle numerose falle createsi e alle quali l’avvenuto accorpamento del Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria abruzzese con quello laziale, non ha fatto altro che aggravare, ha detto Stop!
Il consesso UIL PA Polizia Penitenziaria Abruzzo in virtù delle numerose vertenze inevase ha deciso all’unanimità di rompere le trattative con L’Amministrazione Penitenziaria e con la stessa non rapportarsi fino a quando non saranno sanate tutte le vertenze finora restate inascoltate, ovvero inevase.
Di volta in volta ed attraverso le riunioni di segreteria che seguiranno saranno decise manifestazioni di protesta che si spera servano a destare quei sonni di un’Amministrazione Penitenziaria troppo sopiti per essere utili al soddisfacimento delle aspettative del popolo penitenziario.
Sulmona, 21.12.2016
Il Vice Segretario Regionale
Mauro Nardella