Con gentile richiesta di pubblicazione
“Teramo non necessita o quantomeno non ha nell’elenco delle priorità un altro mostro ambientale se così possiamo definirlo – esordisce Federico Carboni, dirigente provinciale di Fratelli d’Italia – AN – troppe volte infatti si è lasciato decidere a terzi senza la minima condivisione dei progetti che come in questo caso hanno un grande impatto e non solo visivo”. Posizione categorica dunque quella del rappresentante del partito della Meloni: “Il nostro è un atteggiamento naturale che nasce da ragionamenti logici e non è figlio dei ricatti politici che Luciano D’Alfonso vuole o vorrebbe imporre alla nostra Cittàsenza alcun confronto non solo istituzionale ma anche e soprattutto pubblico – continua Carboni – siamo i primi a voler un cambiamento che porti ad una crescita della nostra realtà ma così finiremo per snaturare il territorio, svuotando ulteriormente il centro”.
L’analisi cade anche su altri fattori, più importanti rispetto a quelli territoriali: “E’ un terreno altamente franoso, negli anni addietro infatti si è dovuto intervenire con lavori di consolidamento dell’area per evitare smottamenti ed a qualcuno è venuta la geniale e straordinaria idea di costruirci una funivia”. Assurdo dunque pensare di realizzare un’opera mastodontica in una zona pericolosa ambientalmente parlando: “Io gradirei conoscere lo studio di fattibilità dell’opera in questione, fummo tra i primi infatti, all’indomani della firma del patto dei sogni da parte dell’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a chiedere delucidazioni in merito senza avere risposte precise – continua il dirigente provinciale – gradirei sapere anche se nell’ambito della pianificazione della stessa siano stati svolti studi geologici finalizzati all’individuazione, alla descrizione ed alla valutazione appunto di eventuali problematiche ambientali di natura idrogeologica e sismica – approfondisce il dirigente provinciale del partito – il Magnifico Rettore D’Amico inoltre in una recente intervista ad un’emittente locale ha dichiarato che i costi si aggirerebbero annualmente intorno ai 300 mila euro, tralasciando i dubbi del caso, mi rallegra che a farsi carico di questi nell’eventualità sarà direttamente l’Ateneo ma successivamente sulle tasche di chi graveranno? Su quelle degli studenti? – prosegue Carboni – la realtà è che si parla sempre a slogan, a spot elettorali ed a slide come il buon Renzi ci ha insegnato”.
Infine il riferimento alle parole del Magnifico Rettore D’Amico durante la conferenza stampa di fine anno al Campus Saliceti sulla volontà di rivolgersi ad altri enti ed istituzioni, guardando altrove: “Non capisco se questo sia un ricatto, è inutile che ci vengono a minacciare di perdere quei fondi, se le cose stanno così che vengano destinati ad altri comuni, la nostra proposta, su come riutilizzarli dato che ancora non sono vincolati, l’avevamo già formulata da tempo”. A margine dell’intervento sorge un altro dubbio a Carboni: “Abbiamo un vettore che si occupa di trasporti pubblici, perché non trovare una sintesi ed un accordo direttamente con quell’azienda che già dispone di due linee che muovono verso Colleparco? Perché non aprire un tavolo di confronto che porti ad un potenziamento delle corse? E’ forse un braccio di ferro tra chi gestisce due compagnie differenti sullo stesso territorio? Teramo non può e non ha più tempo per assistere a miseri teatrini che vanno sempre a discapito della cittadinanza”.