Nei servizi di neuropsichiatria infantile vi sono “vuoti enormi”, che richiedono “risposte appropriate, eque e tempestive” per garantire non solo la salute dei bambini e degli adolescenti affetti da disturbi neuropsichici (delle loro famiglie) ma anche, in futuro, “il benessere di tutta la società”. Lo ha ricordato, rilanciando l’appello “sullo stato dei servizi di neuropsichiatria infantile in Italia”, il professor Giovanni Cioni, ordinario di neuropsichiatria infantile e Direttore della scuola dell’Università di Pisa, audito oggi della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, sotto la presidenza dell’on. Michela Vittoria Brambilla, nell’ambito dell’indagine sulla tutela della salute psicofisica dei minori. “Facciamo volentieri – ha detto la presidente – da cassa di risonanza per questo appello, che le istituzioni hanno il dovere di ascoltare. Non si possono lasciare migliaia di famiglie sole ad affrontare malattie che richiedono, per migliorare davvero la qualità di vita dei pazienti, interventi precoci ed efficaci”.
La situazione è per certi versi paradossale. Le patologie psichiatriche neurologiche e dovute all’abuso di sostanze rappresentano il 13 per cento del “peso totale delle malattie” della popolazione, più ancora delle malattie cardiovascolari, ed è ormai certo, sottolinea Cioni, che sui disturbi motori e cognitivi “si deve intervenire precocemente, possibilmente nei primi mille giorni di vita del cervello sfruttandone la plasticità, per cambiare la prognosi ed ottenere ottimi risultati”. Tuttavia, ricorda l’appello, “solo 1 utente su 2 riesce ad accedere ai servizi territoriali di neuropsichiatria infantile per il percorso diagnostico, solo 1 su 3 riesce a ricevere un intervento terapeutico-riabilitativo, solo 1 su 3 riesca ad ottenere un ricovero, solo 1 su 10 riesce ad effettuare il passaggio ad un servizio per l’età adulta”. Cioni punta l’indice non solo contro “una storica insufficienza di investimenti”, ma anche contro “un modo di spendere” caratterizzato da “grande frammentazione” e per interventi “non sempre in linea con le conoscenze scientifiche”, mentre è necessario che Ministero della Salute e Regioni identifichino “risorse adeguate, le spendano bene e monitorino i risultati”.
Di aspetti epidemiologici, con particolare riferimento all’autismo, ha parlato, nella seconda parte dell’audizione, il professor Carlo Hanau, membro del Comitato scientifico dell’Associazione nazionale genitori soggetti autistici (ANGSA). Negli ultimi 15 anni l’incidenza delle disabilità tra gli alunni delle scuole è aumentata di un terzo nelle primaria e quasi del doppio in quella secondaria. In grande maggioranza si tratta di problemi cognitivi. “Da una recente indagine del Censis – sottolinea Hanau – sono emerse notevoli criticità. Possono volerci tre anni, spesso a causa della resistenza dei pediatri, per arrivare alla diagnosi. E risulta che le sindromi autistiche sono il disturbo economicamente più “pesante”: per la vita intera di un soggetto autistico la famiglia può spendere circa 3 milioni di euro. Nella scuola, che pure impegna per il sostegno alla disabilità ingenti risorse, manca la “preparazione culturale” per affrontare la sfida dell’autismo”.