All’indomani degli eventi calamitosi è iniziato lo scaricabarile istituzionale da parte del Sindaco Brucchi, dei consiglieri regionali, che hanno ricoperto fino a pochi anni fa ruoli apicali in Città, e dei nostri parlamentari, al solo scopo di scrollarsi di dosso le pesanti responsabilità sulla situazione attuale della nostra Città.
Tutto ciò, oltre a essere ridicolo, è paradossale.
È paradossale, infatti, che coloro i quali amministrano questo territorio da più di quindici anni, sprecando denaro pubblico e bocciando ogni buona proposta dell’opposizione, debbano ora scaricare tutta la colpa su altri, minacciando addirittura di incatenarsi a Montecitorio (parole del Vicesindaco Marchese, già Assessore comunale della passata Giunta Brucchi).
Tornando sulle responsabilità locali è da evidenziare che il 20 febbraio 2017 è scaduto il termine ultimo entro il quale gli enti locali potevano richiedere spazi finanziari concernenti il cosiddetto patto di solidarietà nazionale “verticale”, ai sensi dell’articolo 1, comma 485 della legge 11 dicembre 2016, n. 232.
Tali spazi (700 milioni di euro annui per il triennio 2017-2019, di cui 300 milioni per l’edilizia scolastica) sono assegnati al fine di favorire le spese di investimento da realizzare attraverso l’uso dell’avanzo di amministrazione degli esercizi precedenti e il ricorso al debito.
Attraverso tali strumenti è possibile realizzare:
- Investimenti finalizzati a fronteggiare gli eccezionali eventi sismici del 2012 e del 2016;
- Interventi di edilizia scolastica;
- Investimenti finalizzati all’adeguamento e al miglioramento sismico degli immobili;
- Investimenti finalizzati alla prevenzione del rischio idrogeologico ed alla messa in sicurezza e alla bonifica di siti inquinati ad alto rischio ambientale.
Il Comune di Teramo avrebbe tutti i requisiti per utilizzare questi strumenti messi a disposizione dalla finanziaria ma ha preferito non utilizzarli.
Questo perché, grazie alla pessima gestione delle casse comunali da parte del centrodestra la Città è precipitata in un sostanziale pre-dissesto finanziario (rimarcato anche dai Revisori dei Conti). Questa gravissima situazione economica, generata da coloro che hanno amministrato fino ad oggi, ha bloccato qualsiasi possibilità per il nostro Comune (condannandolo a perire), privandolo, altresì, di una strategia complessiva di interventi per fare progettazione e prevenzione.
A questo punto il Sindaco, anziché riconoscere i propri errori e dimettersi, cerca di puntare il dito sul Governo ed addossare le colpe ad altri per salvare la faccia, come vogliono fare tutti gli altri politici di centrodestra e centrosinistra. In realtà sono loro i veri responsabili del declino economico, sociale e culturale di Teramo.
La soluzione è solo una: cambiare modo di votare e rinnovare completamente la classe politica che opprime questo territorio da troppo tempo.
È sicuramente importante battere i pugni e manifestare a Roma il 2 marzo per ottenere maggiori fondi per il nostro territorio, ma non è possibile dimenticare le gravissime colpe di chi ci sta amministrando e di chi ci ha amministrato prima. Non dobbiamo altresì dimenticare che difettiamo di rappresentanti autorevoli in Parlamento, che avrebbero dovuto loro sì alzare la voce per ottenere i fondi necessari per un territorio devastato, dato che tutti loro appoggiano l’attuale Governo.
La protesta consiste in una disaffezione a cui si conferisce voce, articolandola in maniera tale che possa effettivamente incidere sul funzionamento dell’organizzazione o del sistema di cui si fa parte. Se non si cambierà radicalmente l’attuale sistema consolidato di potere, la protesta si risolverà in un nulla di fatto.
Fabio Berardini – Movimento 5 Stelle
Maria Cristina Marroni – Teramo 3.0