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Le riprese per un documentario storico portano alla luce nel l’estate del 2015 il cranio e alcune ossa di un soldato; al secolo di abbandono nei boschi di una località turistica montana, si sommano mesi di dimenticanza delle istituzioni e degli enti preposti alla memoria di tanti eroi per caso, sepolti tra le linee dell’ex fronte. Il finanziamento di un privato cittadino, sensibile all’inutile strage di inizio secolo scorso, restituisce i dovuti onori ai resti mortali, che ora riposano nel sacrario militare di Asiago.
Ma il recupero di un così pregnante pezzo di storia nazionale non si è concluso esclusivamente con due cassettine in zinco avvolte nel tricolore e l’eco del “Silenzio” in un uggioso 4 novembre. Ciò che è stato finalmente sottratto all’oblio di un’abetaia, potrebbe avere una identità.
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