“L’operazione condotta nel siracusano dai carabinieri dei Nas e del Noe contro la filiera illegale della carne equina non solo ferma un traffico pericoloso per la salute umana, ma rafforza le ragioni di chi, come noi animalisti, ritiene necessaria una legge che tuteli effettivamente gli equidi e li metta al riparo dallo sfruttamento totale cui questi animali sono soggetti: dalle corse, alla trazione, al macello”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, prima firmataria di una proposta di legge che, tra le altre cose, riconosce gli equidi come animali d’affezione e ne vieta la macellazione.
“Bisogna dire chiaramente – sottolinea l’on. Brambilla – che abusi come quelli portati alla luce oggi sono favoriti dall’ambiguità che caratterizza lo status degli equidi nel nostro paese: a volte trattati come animali d’affezione, più spesso come animali da reddito con tutti gli annessi e connessi legati a questa scomoda situazione. Oggi il cavallo continua a essere sfruttato in mille maniere: sotto i tendoni dei circhi, negli ippodromi ufficiali, nelle corse clandestine, sui sampietrini dei centri urbani a trascinare carrozzelle sotto la pioggia o con il caldo torrido, lanciato a folle velocità sui tracciati dei palii di tradizione medievale. E nella maggior parte dei casi, spesso grazie a triangolazioni o certificazioni compiacenti che consentono di aggirare i divieti, il cavallo utilizzato per le corse diventa “dpa” destinato alla produzione alimentare, e la sua ultima stazione è il macello, per lo più dopo avere affrontato interminabili viaggi dall’est in condizioni inenarrabili”.
Mentre nel mondo anglosassone mangiare il cavallo è un vero e proprio tabù, in alcuni Stati americani è addirittura illegale, in Italia la specie è letteralmente “utilizzata fino all’osso”. Il nostro Paese detiene il triste primato di maggiore consumatore di carne equina (cavalli, asini, muli, bardotti) tra i grandi paesi europei: circa un chilo di carne all’anno pro capite. Il numero di capi macellati, secondo l’Istat, è in costante declino da anni (da 167.139 nel 2006 a 35.368 nel 2015), ma proprio l’anno scorso si è registrata una risalita (42.739).