Professor Massimo Galli: “Ben 238 casi in Italia solo a gennaio, la maggior parte in Piemonte, Lombardia, Lazio e Toscana”. Pronto un piano da proporre al Ministero per vaccinazioni
Professor Massimo Andreoni: “Ogni anno il morbillo determina la morte di diverse decine di migliaia di persone; anche in Italia c’è una diffusione crescente che non può essere sottovalutata. Ciò accade perché nel nostro Paese il numero dei vaccinati è in diminuzione”.
In questi ultimi giorni la rete italiana di malattie infettive sta registrando un incremento di pazienti giovani adulti (età 15-35 anni) che si ricovera in ospedale con un morbillo in fase acuta. Nel mese di gennaio di quest’anno i casi di morbillo segnalati sono stati tre volte più numerosi rispetto al gennaio 2016. E questo nonostante esista una vaccinazione estremamente efficace in grado di prevenire la comparsa della malattia.
238 CASI CONTRO I 77 DEL 2016 – “Per l’esattezza, il Ministero della Salute ha rilevato ben 238 casi soltanto nel mese di gennaio 2017, contro i 77 osservati nello stesso mese dello scorso anno. La maggior parte dei casi si è verificata in Piemonte, Lombardia, Lazio e Toscana. È il dato più alto osservato in gennaio dal 2013, l’anno in cui il morbillo ha iniziato a ridare segno di sé nel Paese ” dichiara il Prof. Massimo Galli, Vicepresidente SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano. Nel 2016, infatti, erano stati denunciati 844 casi di morbillo, spesso in adulti e con forme gravi per alcune delle quali si è reso necessario un ricovero ospedaliero.
“Solo in gennaio, quindi, abbiamo già avuto più di un quarto dei casi visti durante tutto l’anno scorso” continua il prof. Galli. Il fatto che molte persone abbiano dovuto ricorrere al ricovero testimonia che “il decorso può essere particolarmente grave, tanto che in alcuni casi è stato necessario ricorrere alla terapia intensiva” afferma il Prof. Massimo Andreoni, Past President SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma. “Ogni anno il morbillo determina la morte di diverse decine di migliaia di persone nel mondo; questa crescente diffusione in Italia non può essere sottovalutata”.
LE CAUSE – “Le ‘falle’ nella sicurezza aperte dall’insufficienza del numero di vaccinazioni praticate non sono imputabili solo al Sud del mondo. Ad esempio, può essere citata l’epidemia di morbillo attualmente in corso in Romania, che ha prodotto circa 3mila casi da settembre 2016 allo scorso febbraio” dichiara il Prof. Galli. “La Romania ha una copertura vaccinale per il morbillo comparabile alla nostra, inferiore al 90%. In un mondo globalizzato è evidente che la diffusione sia molto facile”. Gli specialisti sono infatti convinti che la causa principale del riemergere del morbillo sia da individuarsi nel minore ricorso ai vaccini da parte della popolazione. “In Italia nel 2015 hanno ricevuto entro i 24 mesi di vita almeno una dose di vaccino per il morbillo solo l’85,3% dei bambini, un numero di vaccinati molto lontano quindi dal 95% necessario per proteggere la popolazione tutta dalla circolazione del virus. Al di sotto di questa soglia, infatti, si possono creare facilmente questi focolai epidemici proprio come si sta verificando in questa fase, il che ha spinto il Ministero della Salute a ravvisare con preoccupazione questa disaffezione nei confronti alla vaccinazione antimorbillosa” spiega il prof. Andreoni.
SIMIT E MINISTERO – “La Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e gli Infettivologi italiani tutti sono non da oggi impegnati nell’implementazione della prevenzione. Ora intendiamo favorire il massimo della copertura vaccinale appropriata nei pazienti portatori di malattie croniche che popolano gli ambulatori degli ospedali” afferma ancora il prof. Galli.
“Alleandoci con i colleghi delle altre specialità mediche, intendiamo inoltre impegnarci attivamente a favorire la diffusione delle informazioni sulla necessità di questi interventi e la costruzione di percorsi di attuazione di quanto previsto dal Piano Vaccinale Nazionale recentemente approvato. Non ci preme quindi solo attivare la rete degli infettivologi, ma anche interagire con tutti i colleghi coinvolti nell’assistenza delle persone che più necessitano di essere protette da infezioni. Stiamo per proporre un’iniziativa attraverso la quale vorremmo riunire le Società scientifiche di area medica per promuovere questi obiettivi. Intendiamo a questo fine chiedere il sostegno e la diretta partecipazione del Ministero della Salute. È necessario un approfondimento delle modalità di applicazione del Piano che tenga conto dei contesti specifici e delle caratteristiche dei diversi gruppi di pazienti e che favorisca la corretta calendarizzazione delle vaccinazioni”.
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