“Ceneri…” ha chiuso in bellezza e orrore il festival RED
Lo spettacolo “Ceneri …”, il viaggio a due voci nel sistema concentrazionario dell’economia nazista di e con Jörg Grünert e Cam Lecce, in scena ieri nel Teatro Spazio Electa ha chiuso in dolore e bellezza il Festival di Teatro Sperimentale RED.
Si tratta di uno spettacolo che da anni riempie le sale e i cuori degli spettatori, per “ricordare”, per demistificare il “negazionismo” storico, ma anche per far conoscere alle nuove generazioni il legame profondo tra economia, politica ed orrore. Gli artisti performer Cam Lecce e Jörg Grünert del Deposito Dei Segni, compagine internazionale che risiede in Abruzzo, hanno catalizzato l’attenzione del pubblico che è stato letteralmente trasportato nel cuore di uno degli aspetti ancora troppo poco raccontati e conosciuti della problematica nazifascista, ossia le sue matrici economiche e finanziarie che concorsero, insieme con l’ideologia nazifascista, alla pianificazione dello sfruttamento, schiavizzazione e uccisione di milioni di esseri umani producendo un profitto economico senza precedenti. La memoria diventa così una lente che mette a fuoco il presente, le dinamiche socio-economiche del nostro sistema globalizzato odierno. Il testo originale di CENERI è a cura dell’artista drammaturgo Jörg Grünert, autore anche della suggestiva installazione scenica.
“Il Festival RED che termina con Ceneri… il ciclo di quattro appuntamenti della sua prima edizione” commenta il Direttore Artistico Rolando Macrini “ha segnato un vero punto di partenza per una nuova vita del Teatro di ricerca a Teramo. In questo mese di appuntamenti serrati sono tantissimi gli apprezzamenti e gli stimoli che ci sono arrivati dagli spettatori ma anche dagli artisti che hanno visto in RED un potenziale molto interessante. La partecipazione attiva dell’Università con il Prof. Deriu coinvolto fin da subito nelle scelte artistiche e organizzative del Festival ci ha dato una marcia in più. Certo tutto si può migliorare e RED II edizione sarà ancora più ricco e sicuramente più inserito nel panorama culturale cittadino, perché la ricerca non sia più vista con diffidenza ma come una opportunità di crescita”.