Abruzzo

L’ennesimo capitolo della lunga querelle sul verde urbano a Pescara Il WWF: “Sconcertante che 6 cittadini siano indagati per aver difeso il patrimonio della città”

 

Sarebbe grave, se sarà confermato, il fatto che tutto è nato da una denuncia del Comune. Le tensioni, ora superate, erano state determinate dalla mancata consultazione preventiva

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Il fatto che sei cittadini, attivisti e non, possano essere indagati semplicemente per aver cercato di tutelare il patrimonio arboreo della propria città è sconcertante. Se poi sarà confermata la notizia pubblicata da alcuni giornali secondo la quale all’origine di tutto ci sarebbe una denuncia presentata dall’amministrazione comunale, allora la questione diventerebbe ancora più grave.

Quel che è accaduto è noto a tutti, ma un brevissimo riepilogo sarà utile: il Comune di Pescara convocò nell’estate dell’anno scorso le associazioni ambientaliste e i cittadini per annunciare che pochi giorni dopo sarebbero iniziati su varie strade i tagli di ben 121 alberi considerati a rischio crollo. Ci furono immediate polemiche e tensioni originate dal tardivo coinvolgimento dei portatori di interesse non consultati ma semplicemente informati e alla vigilia dell’inizio dei lavori. Tra l’altro fu proprio il WWF in quella occasione a far notare che la somma urgenza invocata per l’avvio dei lavori era difficilmente sostenibile a fronte di una relazione, affidata a un agronomo, consegnata in Municipio ben tre anni prima. Tutto quel che è accaduto, compreso il vano tentativo di fermare i tagli in via Rigopiano e in via Passolanciano per il quale ora sei cittadini sono stati costretti a far ricorso alla consulenza di due avvocati, è frutto di quelle tensioni. La situazione oggi è del tutto diversa: il Comune ha istituito un tavolo verde, ha ascoltato finalmente la ragioni di chi si opponeva a quei tagli, è stato stabilito che nella gran parte dei casi l’esame “a vista”, l’unico inizialmente effettuato, non è sufficiente a stabilire la reale pericolosità di un albero. Ci sono state diverse interpretazioni dei risultati di una perizia commissionata dal Comune e presentata nei giorni scorsi (per inciso il WWF Chieti – Pescara non è stato invitato a quella presentazione, ma questa è un’altra storia) ed è tuttora in atto un confronto di idee contrastanti, ma le tensioni sono sostanzialmente superate, per cui non si vede per quale ragione non si possa superare con un pizzico di buon senso anche la querelle giudiziaria.

Il WWF si schiera ovviamente dalla parte dei cittadini e degli attivisti che hanno cercato soltanto di far valere le ragioni della collettività e si trovano per questo ora nell’incomoda posizione di indagati. In altra inchiesta è stato peraltro ipotizzata, dal magistrato, l’insussistenza da sempre sostenuta dagli ambientalisti dei motivi di somma urgenza per l’abbattimento degli alberi. Tale insussistenza dovrebbe valere anche per quelli di via Rigopiano e via Passolanciano.

L’alberatura urbana è del tutto indispensabile, oltre che per motivi estetici, anche perché contribuisce alla buona qualità dell’aria e, in ultima analisi, alla qualità della vita nel contesto cittadino. La scelta dell’amministrazione municipale di ripiantare essenze arboree in numero maggiore di quelle sacrificate è certamente di per sé lodevole ma appare evidente che due piccole piante solo dopo molti anni potranno avere gli effetti positivi di un grande individuo sacrificato. Senza mai dimenticare che nella gran parte dei casi la pericolosità è determinata dalla cattiva gestione e da una non adeguata manutenzione: aiuole striminzite, danni diretti arrecati durante i lavori stradali, potature non idonee e così di seguito.

 

WWF Chieti Pescara

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