“C’ è il rischio di assistere ad una progressiva “alienazione” di parte delle giovani generazioni dalla straordinaria eredità storico-culturale di cui siamo tutti titolari e, più in generale, dall’esperienza stessa della fruizione dei beni culturali”. Lo ha detto l’on. Michela Vittoria Brambilla, Fi, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, nel corso del convegno per la presentazione del documento conclusivo dell’indagine su giovani e cultura, presentato oggi nella sala Zuccari del Senato. “Se misuriamo quasi ogni giorno le difficoltà in cui si dibatte la costruzione dell’unità europea – osserva l’ex ministro – non possiamo non chiederci quante dipendano dall’insufficiente impegno profuso nel consolidamento di un’identità comune. Per invertire la tendenza dobbiamo fare appello alla cultura, nelle sue manifestazioni passate e presenti. Se i giovani “perdono contatto” con il patrimonio culturale, di fatto rinunciano al diritto di esprimere la propria identità di europei e di italiani”.
INDAGINE CONOSCITIVA SUL DIRITTO DEI MINORI DI FRUIRE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE NAZIONALE – SINTESI DEL DOCUMENTO CONCLUSIVO
Detrazioni fiscali per famiglie con figli impegnati in corsi di teatro, musica e danza, più servizi e facilitazioni per l’accesso a beni e prodotti culturali, monitoraggio sistematico della fruizione da parte dei minori, immediata ratifica della convenzione di Faro sul valore dell’eredità culturale per la società, valorizzazione dei progetti nazionali e internazionali di fruizione del patrimonio, delle reti territoriali, di circuiti teatrali, di bande, cori e delle orchestre giovanili, promozione dell’alternanza scuola-lavoro nel settore della cultura, verifica e rimodulazione del benefit dei 500 euro per i diciottenni, destinazione alla scuola del 3% del Fondo per lo spettacolo dal vivo (come per il cinema e l’audiovisivo), rapida calendarizzazione dei progetti di legge per il potenziamento della lettura. Sono alcune delle proposte contenute nel documento conclusivo dell’indagine sul diritto dei minori a fruire del patrimonio artistico e culturale nazionale, approvato dalla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e presentato oggi nella sala Zuccari del Senato.
UN QUADRO IN CHIAROSCURO – Al netto delle oggettive difficoltà di monitorare il grado di partecipazione dei giovani e giovanissimi alla vita culturale (non sempre sono a disposizione strumenti adeguati), emerge un quadro in chiaroscuro. Un ruolo indubbiamente positivo hanno le tante iniziative, pubbliche e private, per incentivare i giovani a conoscere ed apprezzare il nostro patrimonio culturale: tra queste, a titolo d’esempio, i protocolli d’intesa tra ministero dei Beni culturali e ministero dell’Istruzione, le azioni previste nel piano nazionale per l’educazione al patrimonio culturale (in assenza peraltro di finanziamenti specifici) o il progetto “Apprendisti ciceroni” del FAI che stimola la partecipazione attiva dei più giovani. Tuttavia la povertà educativa è più che una minaccia per le giovani generazioni. Secondo Save the Children (2015), nell’anno di rilevazione ben il 64% dei minori non ha svolto quattro tra le seguenti attività: assistere ad uno spettacolo teatrale o ad un concerto, visitare musei, siti archeologici o monumenti, praticare regolarmente attività sportive, leggere libri o utilizzare internet. Se nel sud e nelle isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all’84% in Campania, nelle regioni del Nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati e, solo nelle province di Trento e Bolzano, scende al di sotto di tale soglia, rispettivamente al 49% e al 41%. Bassi gli indici di lettura: tra i 6 e i 17 anni, come confermano diverse indagini, quasi la metà dei minori non ha letto alcun libro al di fuori di quelli scolastici e la tendenza è negativa, complici la crisi economica e la rapida diffusione delle tecnologie digitali. Inoltre, aggiunge Save the Children in un successivo rapporto, il tempo pieno – che favorisce lo svolgimento di attività quali la musica, lo sport, l’arte, la lettura e laboratoriali di vario genere – non è ancora previsto nel 68% delle classi della scuola primaria e nell’85% della secondaria. Nei consumi culturali vi sono ampi spazi di miglioramento per le arti performative: il 76,4 per cento dei ragazzi nella fascia tra i 6 e 17 anni è stato almeno una volta al cinema nell’anno precedente la rilevazione, ma circa il 27 per cento a teatro e il 5 per cento a concerti di musica classica o all’opera (Istat, 2016).
L’IMPEGNO PER L’ANNO DEL PATRIMONIO – Il 2018 è stato proclamato “Anno europeo del patrimonio culturale”. Una scadenza che chiama in causa il governo e rende ancor più pregnanti i suggerimenti contenuti nel documento della commissione parlamentare. Occorre, conclude il testo, “far leva sulle grandi potenzialità della nostra Nazione” e mettere in campo “azioni di miglioramento” per continuare “ad offrire al mondo la nostra bellezza” e nutrire allo stesso tempo, “attraverso la costante riappropriazione” del patrimonio, “un’identità sociale e culturale in grado di affrontare le sfide della società contemporanea”.