Giovedì 11 aprile, si terrà la presentazione dell’atteso libro di DANIELE KIHLGREN dal titolo “I tormenti del giovane Kihlgren” (Ricerche&Redazioni Editore).
L’appuntamento è alle ore 18 all’Auditorium “Petruzzi” del Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara.
Insieme a Daniele Kihlgren interverranno il Presidente della Fondazione “Genti d’Abruzzo” Roberto Marzetti e il Direttore del Museo delle Genti d’Abruzzo Ermanno De Pompeis.
Durante la presentazione, moderata dalla giornalista Giovanna Frastalli, letture sceniche di alcuni brani tratti dal libro a cura di Vincenzo Macedone.
IL LIBRO
Si tratta del primo libro di Daniele Kihlgren, architetto e imprenditore italo-svedese che alla fine degli anni Novanta ha deciso di recuperare l’antico borgo di Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila), trasformando l’intero paese in un albergo diffuso di straordinaria qualità, riscoprendo e valorizzando la cultura materiale del luogo. Un libro che non lascia indifferenti quello di Daniele, un testo molto intimo, una narrazione estremamente originale, nella quale rileggere una vita intera, tra racconti, testimonianze, memorie, intuizioni, emozioni…. I diritti d’autore derivanti dalla vendita del volume saranno interamente devoluti da Daniele Kihlgren al Progetto “Assistenza sanitaria per tutti”, che mira a offrire l’assistenza sanitaria alle persone indigenti in Rwanda.
«Tanti anni fa – scrive Daniele nelle pagine iniziali del volumetto, dalla veste grafica estremamente raffinata – arrivai per caso in un borgo quasi integralmente abbandonato della terra d’Abruzzo, Santo Stefano di Sessanio; mi ero perso per le vie sterrate intorno al castello medioevale di Rocca Calascio e, vagando per quei territori, giunsi per caso in una strada che risaliva la montagna verso l’altipiano di Campo Imperatore, finché apparve d’improvviso il borgo incastellato lambito da un piccolo lago creato da una fonte sorgiva naturale. Nel borgo antico e nel paesaggio agrario circostante non vi era segno alcuno del ventesimo secolo… Tutto si era fermato al tempo passato. Solo il borgo di pietra che si fondeva con un paesaggio rurale ricco di segni di antiche pratiche di sussistenza ormai quasi in disuso. Erano anni che cercavo luoghi dove ancora non si era corrotto un paesaggio storicamente così identificante il nostro paese fino a diventarne uno stereotipo dell’immaginario: borghi incastellati eretti sulla sommità delle colline, circondati dal territorio campestre…»