Megalò 2, la battaglia legale torna davanti al TAR
Il WWF pronto a presentarsi in giudizio a difesa del territorio
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Come era largamente previsto la SILE Costruzioni S.r.l. a socio unico di Barzana (BG), la società subentrata alla SIRECC nella gestione del progetto cosiddetto “Megalò 2”, ha presentato ricorso al TAR per chiedere l’annullamento previa sospensiva del giudizio 2775 del 23 marzo scorso, quello col quale il Comitato VIA ha nei fatti “bocciato” il progetto.
Nel ricorso, firmato dagli avvocati Giulio Cerceo e Stefano Corsi del Foro di Pescara, viene presentata una ricostruzione dei fatti, ovviamente dal punto di vista di chi ha proposto il progetto, e si sostiene, in estrema sintesi, la non validità delle motivazioni addotte dal Comitato VIA per la valutazione negativa del progetto.
«Una posizione – dichiara l’avvocato del WWF Francesco Paolo Febbo – che ovviamente non condividiamo, in particolare nel punto nel quale si sostiene che l’intervento edilizio costituisca, come scrivono gli illustri colleghi, una (per così dire) “naturale” conseguenza dell’attuazione del progetto di messa in sicurezza. Si tratta di cose ben diverse. Ma su questa e altre motivazioni ci esprimeremo in sede processuale. Il WWF interverrà infatti nella causa presentando una propria memoria a sostegno della legittima e ineccepibile decisione del Comitato VIA».
«Ci lascia sconcertati – aggiunge Nicoletta Di Francesco, presidente del WWF Chieti Pescara – il punto del ricorso nel quale gli avvocati di SILE vantano il fatto che la ditta ha presentato il 13 aprile 2017 istanze di permesso di costruire delle opere di messa in sicurezza ai Comuni di Chieti e Cepagatti ma aggiungono che, nella ipotesi di mancata concessione della sospensiva (cioè se i giudici non sospenderanno l’efficacia della “bocciatura” del Comitato VIA prima ancora della decisione definitiva sul merito della questione), anche sotto questo ultimo delicato profilo si avrebbero conseguenze negative ed irrimediabili. Una posizione evidentemente del tutto inaccettabile. La verità è che senza la messa in sicurezza sono le strutture oggi esistenti, cioè Megalò 1, così come sottolineato dal Genio Civile, ad essere in potenziale pericolo e ne andrebbe prevista la delocalizzazione, altro che ulteriori colate di cemento».