Dopo tanti anni sembra giunto il momento di fare chiarezza sulla vicenda “oscura” del Teatro romano di Teramo. Una vicenda che desta inquietudine se solo si pone mente alle tappe che non hanno portato mai a nulla come nella tela di Penelope che testimoniava l’esistenza di furbesche macchinazioni tese unicamente a far passare il tempo.
Ora, ci auguriamo, siamo giunti all’epilogo poiché l’esposto al Difensore civico regionale da noi effettuato non rimarrà certamente privo di effetti.
Ma vediamo di fare una breve ricostruzione.
Il 22 dicembre 2009 fu sottoscritto un protocollo d’intesa tra il Sindaco del Comune di Teramo l’on. Zambarutti, il sottosegretario Cecchi e l’Associazione “Teramo Nostra” che prevedeva la liberazione del monumento previo smontaggio degli edifici “Adamoli” e “Salvoni”. Il Consiglio comunale di Teramo nel 2010 a tale accordo diede seguito approvando un progetto per il “Recupero funzionale del Teatro romano e riqualificazione urbana”. Il progetto fu condiviso dall’associazione Teramo Nostra che si adoperò anche per far confluire una serie di finanziamenti nelle casse del Comune. La fondazione TERCAS trasferì al Comune di Teramo un finanziamento di 1 milione e mezzo di Euro, successivamente anche il Ministero dei beni culturali promise un ulteriore finanziamento di un milione e mezzo, invitando il Comune ad inviare il provvedimento di approvazione del progetto per il quale veniva chiesta la copertura finanziaria.
La stampa in questi giorni ha diffuso la notizia relativa all’avvenuto trasferimento del finanziamento da parte del Ministero, previo sottoscrizione di una convenzione con il Comune, rappresentato per l’occasione dal Vice Sindaco. A questi fondi, secondo le dichiarazioni del Sindaco, si dovrebbe aggiungere un ulteriore finanziamento di un milione e mezzo da parte della Regione Abruzzo.
L’Amministrazione comunale il 6 dicembre 2016 comunicava a mezzo stampa un progetto che prevedeva nuove opere sull’area archeologica, pubblicizzando un progetto redatto su incarico del Comune a un architetto esterno, senza l’approvazione di un quadro economico e della relativa copertura finanziaria. L’Associazione “Teramo Nostra” lanciava all’inizio dell’anno un grido d’allarme, temendo che in assenza di completa copertura finanziaria si corresse il rischio di non liberare più il monumento dagli edifici per attuare le opere aggiuntive previste con l’idea progettuale in argomento.
Alla conferenza stampa del 26 marzo 2017 e successivamente a quella del 31 marco 2017 si univano al grido d’allarme anche il Coordinamento dei comitati di quartiere e l’associazione Demos. Successivamente anche il gruppo liberi cittadini cinque stelle dava la sua adesione.
Nel corso del Consiglio comunale del 28 aprile 2017 il Sindaco si impegnava a convocare un tavolo di lavoro prima dell’approvazione del progetto e, al fine di preparare gli atti preliminari al tavolo di lavoro in data 5 aprile 2017 chi scrive, in qualità di referente teramano dell’Associazione Demos, presentava al Comune una richiesta di accesso agli atti ai sensi della Legge 241/90, per ricostruire tutta la procedura a partire dal 2012, anno in cui nel cronoprogramma del protocollo d’intesa era previsto l’inizio dei lavori.
Il giorno 8 maggio 2017, dopo più di trenta giorni dalla presentazione in forma scritta della richiesta abbiamo dovuto prendere atto che al Comune nessuno aveva nemmeno letto la richiesta di accesso agli atti. Dopo un colloquio con il Segretario generale che contattava telefonicamente i tecnici, dovevamo dedurre che nessuno di essi era in grado di fornire informazioni ed elementi.