Teramo. Nota generale del documento sottoposto ieri dal Sindaco Brucchi all’attenzione della maggioranza.

 La seconda parte del documento, programmatica, è ora al vaglio dei consiglieri per le proposte aggiuntive

 

 

Questo documento programmatico non è come i tanti documenti, per certi versi troppi, che hanno caratterizzato questa seconda consigliatura. Non lo è né nei contenuti, né tantomeno nelle premesse e nelle motivazioni che ne hanno determinato la nascita.

 

Le date del 24 agosto, 30 ottobre, 18 gennaio sono date che non dimenticheremo facilmente, eventi che hanno segnato il nostro territorio. Sono state inferte ferite profonde che rimargineranno molto lentamente e solo dopo un grande e tenace lavoro.

 

Ecco perché dico che ora non è più tempo; non è più tempo del teatrino della politica, non è più tempo dell’attendismo, non è più tempo dei tatticismi: ora è il momento della chiarezza e delle scelte. Ora è il momento di Teramo, del suo territorio, dei suoi concittadini, delle sue imprese, delle sue attività commerciali dei suoi oltre 4.000 sfollati che vogliono tornare nelle proprie case,  delle loro abitazioni da ricostruire il più velocemente possibile, delle strutture pubbliche da far tornare a vivere, delle sue scuole e del piano da redigere per garantire maggiore sicurezza ai nostri figli.

 

E di fronte a tutto questo non ci possono essere posizioni precostituite. Tutto quello che è accaduto fino ad oggi va messo da parte, va tirata una linea  e bisogna guardare il futuro.

 

Io non sono un vero politico perché il vero politico non guarda in faccia a nessuno. Io mi ritengo un professionista, un uomo libero prestato alla politica: decisionista ma rispettoso del pensiero altrui. Una persona consapevole di aver commesso errori ma sempre in buona fede e per il bene comune. Una persona capace di fare autocritica e che anche questa volta si assumerà le sue responsabilità.

Ho sbagliato e questo è evidente. Se siamo qui a discutere l’ennesimo documento, se siamo qui a discutere se ci sono i presupposti per andare avanti, vuol dire che ho sbagliato. Ho sbagliato a fare la prima giunta e non solo la prima ma non sono stato aiutato. Ho sbagliato a non ascoltare o a dare poco peso a qualche segnale di malessere che pure c’è stato. Ho sbagliato a pensare che il bene comune è qualcosa che dovrebbe guidare l’azione politica di chi, candidandosi, si mette a disposizione della città. Ho sbagliato ma ho lavorato. Ho sbagliato ma ho ascoltato tutti. Ho sbagliato ma guardando sempre negli occhi chi mi era di fronte.

Ma ora mi chiedo: ho sbagliato solo io? In questi giorni non ho sentito nessuno  provare a fare un minimo di autocritica. Tutti sono stati bravi, tutti hanno svolto bene il loro compitino. Mi dispiace ma non è cosi, non è possibile, non è credibile.

 

Ero convinto che dare maggiore forza all’esecutivo nel rispetto degli equilibri, che pur devono esistere in politica, fosse la giusta strada da percorrere per affrontare con determinazione le difficili sfide che ci attendono. I fatti mi hanno dato torto e ne prendo atto.

 

Ancora una volta sono pronto, per Teramo e solo per Teramo, a fare ciò che è necessario, sempre e comunque nel rispetto della dignità di ognuno. Ma questa volta le responsabilità vanno condivise e l’impegno va preso in un patto di sangue con la città.

 

Da domani mattina ci sarà solo Teramo con i suoi problemi e le sue difficoltà. Non saranno più accettabili atteggiamenti e prese di posizione che non abbiano come obiettivo la nostra città.

Mi assumerò ancora una volta le responsabilità che mi competono. Abbiamo un mandato da rispettare; abbiamo due anni ancora di lavoro intenso e difficile con scelte importanti da fare e non mi riferisco evidentemente solo al terremoto.

Scelte che non possono essere lasciate all’ordinarietà di una gestione tecnica e burocratica.

 

Teramo ha bisogno di una guida politica, con una maggioranza che sappia svolgere il ruolo che le è stato assegnato dai cittadini ed una minoranza responsabile che sui temi fondamentali per la città dia il proprio contributo.

Serve un atto di responsabilità da parte di tutti, serve giocare tutti la stessa partita, serve indossare tutti la stessa maglia. E chi si chiama fuori sta compiendo un atto contro la sua stessa città perché consegnerà Teramo ad una gestione commissariale e ad un futuro incerto, con la consapevolezza che il tempo restituirà la verità delle cose soprattutto agli occhi dei cittadini.

 

Continuare il nostro cammino su una strada impervia oggi sarebbe davvero diabolico e garantirebbe una rendita di posizione soltanto a coloro che fino ad oggi, anzi fino ad ieri, hanno amministrato, evidentemente per meriti non dimostrati, con danni ulteriori ad una città che ha ancora tante risorse da stimolare per la rinascita del suo futuro.