CINEMA
Maggio italiano
VENERDÌ 5 MAGGIO
Omaggio a TONINO VALERII
Multisala Smeraldo – Sala 2
ore 20.45 Mi chiamo Tonino Valerii e faccio western (2002) di Anna Fusaro e Antonio D’Orazio 42’
Il prezzo del potere (1969) di Tonino Valerii 108’
presenta Leonardo Persia
in sala Rossella Valerii, sorella del regista
Carissimi,
la XXVI edizione di Maggio.Fest si apre con un omaggio a Tonino Valerii.
In programma, nella sala 2 dello Smeraldo, alle ore 20.45 verrà proiettato Mi chiamo Tonino Valerii e faccio western (2002) successivamente, sempre nella sala 2, Il prezzo del potere (1969).
Presenta Leonardo Persia
L’ingresso per le proiezioni è GRATUITO
Omaggio a TONINO VALERII
VENERDÌ 5 MAGGIO
Multisala Smeraldo – Sala 2
ore 20.45 Mi chiamo Tonino Valerii e faccio western (2002) di Anna Fusaro e Antonio D’Orazio 42’
Il prezzo del potere (1969) di Tonino Valerii 108’
presenta Leonardo Persia
in sala Rossella Valerii, sorella del regista
Sono trascorsi 16 anni dal 2000, data della retrospettiva dedicata a Tonino Valerii dal Maggio.fest. Quest’anno l’omaggio al Maestro Tonino Valerii, è un ricordo sentito a quasi un anno dalla sua morte (Roma, 13 ottobre 2016) e pochi giorni prima del compleanno (Montorio al Vomano, 20 maggio 1934). Una furia, Tonino. La verve, spesso polemica, che animava i suoi interventi (per il cinema, contro il cinema) era come i suoi western: piena di implicazioni e sottofondi, ricca di intelligenza nascosta, discreta, capace di puntare il discorso come fosse una macchina da presa in campo lungo, per poi riavvicinare l’immagine, il quid, nel punto da cui sembrava essersi definitivamente allontanato e sempre svelando altro, oltre. Commuovendosi alla fine di solenni incazzature, sbraitando dopo essersi lasciato incantare dalla dolcezza del suo stesso argomentare. I suoi personaggi erano feroci o pacatissimi, leali e scorrettissimi, egotici e Nessuno: cari assassini con una ragione per vivere e una per morire. Dentro una cornice fatta non soltanto di western e meta-western, piuttosto di un cinema pop ramificato e sofisticato, pieno di quelle aperture inaspettate e decostruite, di contenuti e di forma (il primo italiano ad usare la steadicam), mescolanze indissolubili tra fiction e realtà e riflessioni dei generi senza tradire il genere, pronte ad anticipare il futuro, a suscitare l’applauso della cinefilia a venire, che tanto detestava. Nella sua filmografia anche gialli e polizieschi, action-movies, un melodramma che omaggia Kon Ichikawa, quella Ragazza di nome Giulio denominato all’estero “Bergmanesque”, un erotico post-brassiano con la musica di James Senese e Joe Amoruso, diverse serie TV e un ruolo d’attore in All’amore assente (2007) di Andrea Adriatico. Amava vedere i film degli altri, scoprire nuovi talenti (fu ideatore e curatore di Roseto opera prima), discutere delle nuove uscite. Come professionista, come instancabile appassionato. Il suo nome era Cinema. (Leonardo Persia)
TONINO VALERII
iniziò a farsi notare nel panorama del cinema italiano nel 1963 con il film Tutto è musica di Domenico Modugno, del quale scrisse il soggetto. L’anno seguente, dopo essere stato pagato per scrivere la storia di La cripta e l’incubo di Camillo Mastrocinque, il futuro regista si fece notare dall’icona nascente dello spaghetti-western del tempo, Sergio Leone, che gli chiese di fargli da assistente alla regia per i film da lui diretti Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più. Nel 1966 inizia la sua carriera da regista con Per il gusto di uccidere, con Craig Hill e George Martin. Segue, l’anno dopo, I giorni dell’ira con Giuliano Gemma e Lee Van Cleef, film che si presenta psicologico e violento, com’era già stato Per il gusto di uccidere: rimasta celebre del film la colonna sonora realizzata da Riz Ortolani, recentemente utilizzata anche in Kill Bill da Quentin Tarantino, grande appassionato del genere. Nel 1973 dirige Terence Hill ed Henry Fonda in Il mio nome è Nessuno, il suo film più famoso, uno dei più grandi successi cinematografici italiani degli anni ‘70. Fu venduto ai produttori, come più volte affermò Leone, raccontando i primi tre minuti, senza sapere come sarebbe proseguito. Benché il poliziesco Vai gorilla (1975), con Fabio Testi, e il film d’azione Sahara Cross (1977), con Franco Nero, siano tra i suoi migliori risultati, l’arrivo degli anni ’80 e la conseguente crisi del cinema di genere lasciano Tonino Valerii in difficoltà. Dopo Senza scrupoli (1986), nato sulla scia del successo dei film erotici d’autore (da Tinto Brass a Giuseppe Patroni Griffi) e La sporca insegna del coraggio (1987), Vietnam-movie post-Rambo, Valerii si occupa prevalentemente di film per la TV. Il ritorno al cinema, nei tardi anni ’90, con Un bel dì vedremo e Una vacanza all’inferno, passa del tutto inosservato.
MI CHIAMO TONINO VALERII E FACCIO WESTERN (Italia, 2002)
Ideazione e regia: Antonio D’Orazio e Anna Fusaro; fotografia: Claudio Di Giuliantonio e Antonio D’Orazio; Montaggio: Antonio D’Orazio e Anna Fusaro; musica: Ennio Morricone (brani da Il mio nome è Nessuno), Art of Noise; Realizzazione: Prodeo Produzione, con il contributo di Provincia di Teramo, Comune di Teramo, Comune di Montorio al Vomano, Comune di Campli; durata: 42’.
Sinossi: Il regista e sceneggiatore teramano Tonino Valerii (Il mio nome è Nessuno, I giorni dell’ira, Una ragione per vivere e una per morire, La ragazza di nome Giulio, etc.) si racconta. L’infanzia nella natìa Montorio al Vomano e a Campli, la precocissima passione per il cinema, le letture, i maestri, il Centro sperimentale di cinematografia a Roma, il rapporto con Sergio Leone, il western all’italiana, l’amore per il cinema giapponese, la fiction-tv, i film nel cassetto. Un ritratto accompagnato dal ritorno nei luoghi della memoria, da interventi degli amici d’infanzia, da frammenti di film e foto di scena. Il film documentario è stato presentato nell’aprile 2002 come Evento speciale alla 20ª edizione di Valdarno Cinema Fedic, storico festival aretino dedicato al cinema indipendente.
ANTONIO D’ORAZIO – Teramano, nasce professionalmente a Roma, dove si è formato con i registi Dario Spera, Stefano Silvestrini, Sergio Lambiase, con i quali ha lavorato nella realizzazione di spot pubblicitari (Arwa, Ricoh, etc.) e documentari (tra gli altri, Il Nilo SpaccaNapoli per il Comune di Napoli). Attualmente lavora in Abruzzo, dove ha creato nel 1999, insieme a Francesco Carlo Ulbar e Claudio Di Giuliantonio, la società di produzioni audiovisive Prodeo.
ANNA FUSARO – Giornalista professionista, laureata in Scienze della comunicazione e specializzata in Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo, scrive dal 1990 per le pagine culturali del quotidiano abruzzese il Centro. Ha pubblicato con Antonio De Santis il volume Tracce del nuovo cinema europeo. Cura dal 2007 la rassegna d’essai Alternativa Cinema per il cinema Smeraldo di Teramo. È content editor del social Artruv’Arte.
IL PREZZO DEL POTERE (Italia / Spagna, 1969)
Regia: Tonino Valerii – sceneggiatura: Massimo Patrizi, Ernesto Gastaldi; fotografia: Stelvio Massi, Ricardo Andreu; montaggio: Franco Fraticelli; musica: Luis Enriquez Bacalov – interpreti: Giuliano Gemma, Van Johnson, Maria Cuadra, Fernando Rey – produzione: Bianco Manini per Patry Film (Roma), Films Montana (Madrid); durata: 108’
Sinossi: Nel 1881, terminata la guerra di Secessione, il presidente degli Stati Uniti James Garfield si impegna a ristabilire l’ordine e la legge nel paese, ma soprattutto tenta di affrontare e risolvere i problemi all’origine del conflitto. La sua azione viene contrastata da vari gruppi economici e politici: a Dallas, dove il presidente è atteso in visita, un gruppo di notabili guidati dal banchiere Pinkertoncon la complicità dello sceriffo Jefferson organizza un piano per ucciderlo.
“E’ un film post-68, con i suoi capitalisti cattivi, la città chiusa che non parla, il razzismo latente della società americana. (…) Valerii dice di essersi ispirato a un racconto di Ambrose Bierce, Un cavaliere nel cielo, e, ovviamente, alla morte di John Kennedy. ‘In realtà si ispirava anche alla morte di un altro presidente. Le due cose furono sovrapposte in una specie di storia fantasy che rifletteva se non sulla storia dell’assassinio di Kennedy sul clima che aveva portato alla tragedia di Dallas’ (Valerii). (…) Resta il film preferito di Valerii. (…) Malgrado qualche concessione al pubblico dello spaghetti, il lieto fine un po’ appiccicato, per Jean-François Giré è ‘un film di grande qualità, dalla messa in scena rigorosa’. Carlos Aguilar lo giudica ‘un film realmente curioso’ alla luce del quale va rivista la carriera di Tonino Valerii.” (Marco Giusti, dal Dizionario del western all’italiana, Mondadori, 2007