Sulla emergenza acqua che si è venuta a creare la settimana scorsa, non bastano più rassicurazioni. I cittadini hanno bisogno di impegni e fatti concreti. La sfiducia nelle istituzioni raggiunge nella nostra provincia, su questa e su altre questioni, un livello molto alto.
Nei giorni dell’emergenza, io ho mantenuto un comportamento fermo e rispettoso dei dati e delle analisi ufficiali fornite dall’Arta, che hanno dimostrato che l’acqua è sempre stata potabile; non sono mai stato tentato di percorrere strade alternative, come la modifica dei menu delle mense scolastiche o la fornitura di acqua minerale a scuola. Questo però non basta. C’è un sentimento di sfiducia diffuso nella popolazione, che ritiene di essere presa in giro in nome di interessi che nulla hanno a che fare con la salute pubblica.
Allora, è compito delle istituzioni e della politica adoperarsi per ristabilire il primato della sicurezza del consumo dell’acqua pubblica, attraverso alcune azioni, e diverse le abbiamo indicate nella riunione con il Vice Presidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli.
La prima in assoluto, condivisa da molti sindaci, è la modifica della legge regionale n. 9 del 2011: una legge che espropria i comuni e i sindaci della gestione dell’acqua e li relega al ruolo di espressione di pareri. Le comunità locali devono avere un ruolo decisorio, proporre e assumere azioni concrete sulla programmazione e gestione di investimenti e controlli sull’acqua.
In questi giorni ho riflettuto molto su questo tema e credo, come ho detto in sede di riunione, che ormai è necessario fare un passo in avanti, percorrendo l’unica strada possibile attraverso alcune decisioni concrete. E’ maturo il tempo per costituire nella nostra regione un coordinamento tecnico-scientifico sulla salute dell’acqua dell’Abruzzo, partendo subito da quella che sgorga dal cuore del Gran Sasso e che viene erogata dalla Ruzzo Reti alla nostra provincia. Prima di tutto raccogliendo dati. Teniamo conto che l’Istituto Zooprofilattico di Teramo ha già sistemi facilmente adattabili per la raccolta di informazioni in grado di gestire il monitoraggio delle acque in maniera unificata. Si possono coinvolgere in Abruzzo anche altre qualificate competenze oltre all’IZS: Asl, Arta, Università, oggi poco coordinate tra loro sul tema acqua. Insomma, è indispensabile arrivare all’elaborazione di un’azione forte all’altezza di certificare lo stato di salute dell’acqua, di produrre nel breve le prime soluzioni che le istituzioni pubbliche devono adottare e definire in fretta i lavori di messa in sicurezza da fare sotto al Gran Sasso
Sia chiaro: a quell’acqua la nostra comunità non rinuncerà mai!
Altra proposta che mi sono sentito in dovere di avanzare è quella relativa al miglioramento del sistema di gestione dell’emergenza della crisi idrica, perché i cittadini non possono andare a letto con la convinzione che l’acqua non sia potabile e svegliarsi la mattina che l’acqua è tornata potabile. Se si rileva una problematica è necessario rivedere il tutto.
I vertici delle istituzioni di controllo si devono coordinare in maniera strutturata con i vertici che assumono le decisioni. Sull’acqua ci sono state e ci saranno altre criticità, come quella dell’approvvigionamento estivo. Sarà strategico, allora, costruire un sistema di gestione dell’emergenza che parta dall’analisi del problema e arrivi alle proposte e alle soluzioni per concludersi nella comunicazione alla popolazione in tempi veloci. Vale la pena ricordare che lo scorso martedì 9 maggio la non potabilità dell’acqua ha messo in crisi circa 300.000 persone, oltre che migliaia di aziende, tutte le scuole, senza dimenticare gli ospedali, le sale operatorie, i servizi per le dialisi e tanti servizi essenziali alle persone. Tutto questo non può e non deve più ripetersi . Nel caso dovessero tornare a presentarsi emergenze come quella vissuta, deve essere pronto subito un protocollo di azioni concrete da attuare per minimizzare le difficoltà alla popolazione.
E’ arrivato il momento di non ridurre tutto ad uno spot sull’acqua , ma di mettersi in marcia velocemente per ristabilire il primato del pubblico e della sua credibilità, ricordando che nel 2011 si è svolto un referendum dove il 95% degli italiani si è espresso contrario alla gestione privata dell’acqua ribadendo che essa deve rimanere pubblica.
Vincenzo Di Marco
Sindaco di Castellalto