Inaugurazione venerdì 16 giugno ore 19,30 con la presenza del Maestro, accompagnato dal gallerista Giuseppe Benvenuto
Interverrà l’Avv. Gianfranco Terzo
Si inaugurerà il 16 giugno 2017, a Vasto, presso la sala Mattioli del Palazzo Mattioli in Corso de Parma, la personale del Maestro Pino Procopio che porterà i visitatori in un viaggio nel mondo fantastico del movimento, della irrealtà e della introspezione.
Mi piacerebbe esordire chiedendo fantasticamente ad un bambino cosa risalta all’occhio se osserva una opera del Maestro Pino Procopio. Mi risponderà prontamente che è attratto dal colore. Se a quel bambino chiedo di far posto all’adulto e gli porgo la medesima domanda, quell’adulto mi risponderà che ciò che risalta sono delle figure colorate, dettagliando quindi la qualificazione più semplice data dal bambino.
Per cui diviene doveroso chiedere all’uomo di far posto all’avvocato ponendo la medesima domanda: cosa risalta all’occhio osservando l’opera del Maestro Pino Procopio? Egli farà riferimento alla solo apparente e formale confusione che risiede nelle opere stesse. Come se fosse un invito al rispetto e alla applicazione delle regole per mettere ordine e provare a vivere una vita normale. Una normalità che è categoria dello spirito solo per coloro che ritengono di doversi uniformare alla massa e non contribuire con la propria individualità e la propria singolarità all’evolversi del mondo.
Ebbene, tutti i soggetti interpellati allora, saranno concordi – ciascuno con il proprio linguaggio precipuo e peculiare – nel ritenere che ciò che vedono non è banale.
Sarà chiaro che la rappresentazione contenuta in quei ginecei colorati e profondamente multicromatici fatti di linee, figure e tinte vistose ed accecanti non potrà che dare diretto sfogo alla ironia. Una ironia che è il filo conduttore dell’estro creativo del Maestro e che è capace di spingere l’uomo a guardare il mondo come se fosse un bambino. Ciò qualificherà le figure distorte e deformate, frutto di una lente di ingrandimento su di una vita quotidiana legata alle regole dell’egoismo e della sopraffazione, ove il leone appare innamorato ma esprime questo sentimento accecante ed annientante insieme, in modo diverso dal capitano che osserva la sua sposa lasciva ed oscena in una immagine di inizio secolo allorquando, il bianco e il nero erano già strabilianti per il loro dinamismo che diventerà presto colore. Immagini che non hanno un tempo e che non hanno uno spazio come se si librassero senza confini e senza età a testimoniare una produzione d’arte che appassiona riflettendo sentimenti di grande ilarità ma anche di indagine intima nelle storture del mondo; immagini che saranno più spigolose se dirette alla descrizione dell’universo incontaminato dei cattivi pensieri sdentati e pungiformi e più ampollose e curve allorquando ci faranno godere della fotografia di un sentimentalismo schietto e vivace, tipico di menti aperte e profondamente anticonformiste.
Una opera del Maestro Pino Procopio riempie: una stanza, un muro, un luogo, un mondo, una vita, una giornata. Proietta quelle immagini che a primo impatto possono sembrare strane e insignificanti in un contesto fatto di storie, desideri e obiettivi anche di carattere sociale, popolare e profondamente moderno. La sua chiave di lettura è data dall’ironia, dall’umorismo e dal dinamismo che trasportano l’uomo comune nel mondo onirico, nel mondo dei sogni di ognuno. Sogni che possono essere incubi deformi del vivere quotidiano fatto di razzismo, consumismo, amori virtuali ma sempre espressioni di vita: la medesima vita di ogni uomo che, comunque, è stato un bambino!
Gianfranco Terzo