L’AQUILA: UNA CITTÀ PER TUTTI, NON È UN’UTOPIA.
Continua l’opera di sensibilizzazione da parte del Consigliere Vito Colonna nei confronti dei più deboli.
Sarà il caldo di questi giorni che, si sa, rende tutti più nervosi; sarà il tran tran quotidiano che, si sa anche questo, ci aliena. Sarà… sta di fatto che alcuni accadimenti di questi giorni hanno tutti un comune denominatore: una scarsa attenzione ai bisogni dei più deboli.
E’ così per gli anziani e portatori di bisogni speciali costretti a lunghe file per pagare le tasse,
come ci ricordava solo pochi giorni fa il Consigliere Vito Colonna che ritorna sull’argomento rimarcando come la stessa sorte tocchi anche ai bambini.
“L’ultimo episodio – ha dichiarato Colonna – riguarda un bambino che, per la privacy chiameremo x, si è visto negato l’accesso all’area giochi posta in un locale pubblico perché affetto da autismo”. In sintesi questi i fatti: la mamma di x – correttamente e, probabilmente, non in modo per lei indolore – segnala il problema del suo piccolo al gestore della struttura. Quest’ultimo, non solo nega l’accesso al bimbo, ma anche al suo cuginetto. “Voglio rimarcare il fatto che – ha continuato Colonna – x gioca corre e si diverte come tutti i bambini della sua età ed è sempre entrato in tutte le aree gioco, come quelle in questione, senza alcun tipo di problema”.
Forse per il gestore l’autismo è una malattia contagiosa al pari della peste? O forse che il piccolo x avrebbe distrutto la sua struttura perché – secondo il gestore – l’autismo trasforma i bambini in piccoli terminator? Non lo sappiamo. Sappiamo di certo che il gestore – al pari di milioni di persone nel nostro paese – non sa cos’è l’autismo (un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione delle relazioni sociali e della comunicazione, n.d.a.) e le cose che non si conoscono spaventano. Ciò che è diverso spaventa. Ma sulla paura del diverso si può lavorare a cominciare dai rapporti di vicinato, passando dalle reti sociali (no profit, parrocchie, associazioni sportive dilettantistiche, etc.) e – in modo più coordinato e costante – a livello di istituzioni pubbliche, in primis la scuola.
“Ma se per le cause del rifiuto del gestore si è sin qui tentata una giustificazione – ha proseguito il Consigliere Colonna – non altrettanto è possibile per i modi. Qui non c’è scusante che tenga! Non si tratta di un’abitazione privata dove ognuno è libero di far entrare o meno chi vuole, ma di un esercizio pubblico, all’interno di un centro commerciale, anch’esso pubblico. E il gestore non è un novello “San Pietro” che apre le porte del Paradiso. Ne tanto meno un novello Minosse che attribuisce ai dannati i cerchi danteschi. Di questo passo nessuno si stupisca se sulle indicazioni “io non posso entrare” poste all’ingresso dell’attività – oltre all’icona del cane – ci potranno essere anche quelle di anziani, carrozzine, bambini…
Ma io voglio rimanere un sognatore – ha concluso Vito Colonna – e mi aspetto che questa storia, come una favola che comincia nel peggiore dei modi, abbia il suo lieto fine con le scuse alla madre e al bambino, magari con un pomeriggio dedicato a tutti i portatori di bisogni speciali, come speciale è il nostro x”.