Abruzzo

DOSSIER CARCERI: L’ABRUZZO SEMPRE PIÙ MAGLIA NERA.

Quello che sta accadendo ai danni degli operatori penitenziari  nelle carceri italiane non ha eguali nella loro storia.

A questo triste primato non si sottrae nemmeno quella che fino a qualche tempo fa era ritenuta quasi una zona franca da questo punto di vista:l’Abruzzo.
Non si contano più le aggressioni, le risse e quant’altro relega i numeri penitenziari a veri e propri bollettini di guerra.
Tutte le province sono state indistintamente interessare da eventi critici e tuttora continuano ad esserlo.
È notizia di pochi giorni fa l’aggressione subita da un assistente capo in quel di Lanciano ad opera di un detenuto energumeneo. Al poliziotto oltre alle botte ricevute è stato sottratto anche il ferro per la battitura delle inferriate autentica arma bianca se utilizzato in maniera impropria.
Restando in provincia di Chieti,  proprio nel carcere del  capoluogo, nel mese di luglio, un detenuto di origine africana ha aggredito con inaudita violenza due baschi blu i quali, per le ferite riportate, sono dovuti ricorrere alle cure del locale pronto soccorso ed ancora non rientrano in servizio. Un’altra aggressione è avvenuta, invece, l’8 agosto  e sempre nel reparto dove era ubicato il recluso di origine senegalese. Qui il detenuto ha aggredito vari colleghi. Di questi 3 sono ricorsi alle cure del locale pronto soccorso. La loro prognosi al momento è  di 30gg. anche se temiamo ne saranno molti di più.
 Pescara e Teramo sembrano essere divenuti un rifugio peccatoris. In entrambe la case circondariali, infatti, stanno aumentando in maniera preoccupante il numero di soggetti psicotici ed extra comunitari. Con essi non è  detto che non aumenti ancor di più la probabilità di violenti attacchi nei confronti degli operatori penitenziari. Tra l’altro è storia recente lo spappolamento della mandibola subita da un  sovrintendente nel carcere pescarese proprio per mano di un soggetto con problemi psichiatrici.
A Teramo è  sempre più drammatica  la problematica legata alla carenza di personale femminile di polizia penitenziaria. Qui il divario amministrativo prodotto dal Provveditorato regionale  è pressoché evidente visto che le donne della penitenziaria abbondano negli istituti di Pescara e Sulmona.  Anche il personale maschile difetta in numero.Per questo motivo quotidianamente viene richiamato in servizio dal riposo o congedo.
inoltre a Teramo sono stati assegnati  (in particolar modo dal lazio) molti detenuti/e con problematiche psichiche difficili da gestire nonché molti extracomunitari.
Addirittura a Teramo sono giunte diverse detenute con problematiche psichiche e con il divieto d’incontro tra loro. Tenendo conto che il perimetro della sezione femminile non è esteso risulta inevitabilmente complicata la loro gestione.
Se nelle province di Chieti, Pescara e Teramo le cose non vanno bene, in quella aquilana non vanno certo meglio.
L’aggressione subita dal medico nel super carcere di Sulmona circa un mese fa ha visto il trasferimento del detenuto in altro carcere e la comminazione allo stesso della c.d. sorveglianza particolare ex art. 14 bis La. 354/75. Questo è  segno che l’amministrazione penitenziaria  ha in questo caso operato più che bene. Purtroppo la stessa cosa non si può dire l’abbia prodotta nel campo dell’amministrazione della pianta organica di polizia penitenziaria. Per questo motivo e per la sordità dimostrata in occasione dei reclami all’uopo predisposti,tutte le Organizzazioni sindacali di categoria hanno sospeso le relazioni sindacali con la Direzione del carcere. La prima conseguenza ci sara domani in occasione della  convocazione ricevuta per contrattare la riorganizzazione del lavoro del penitenziario peligno ed al cui tavolo tutte le OO.SS non siederanno.
Ad Avezzano, invece, sta accadendo quello che tutti temevano. Sempre di più sono gli arrestati condotti nella struttura fucinense. Ciò contrasta in maniera forte e determinante con la caratteristica del circuito ad esso assegnato. come è  risaputo, infatti, il circuito di pertinenza  al carcere avezzanese è quello della custodia attenuata. Per tale motivo  venne attivata la sorveglianza dinamica  e  giustificata  la riduzione, mai condivisa, dell’organico di polizia penitenziaria. Il fatto che ivi vengano assegnati arrestati sottoposti a isolamento giudiziario o, nella peggiore delle ipotesi, a sorveglianza a vista distrugge ancor più quel sottile equilibrio che, seppur in condizioni precarie, è riuscito a garantire un minimo di diritti soggettivi al personale.
Il carcere dell’aquila continua a recriminare la mancanza di sottufficiali da utilizzare nelle postazioni di video conferenza.
Considerare critica la situazione delle carceri abruzzesi non è quindi un eufemismo. Questo stato di cose lo grideremo ad alta voce nella manifestazione nazionale che si terrà dinanzi il ministero della giustizia il 19 settembre prossimo in occasione del bicentenario della nascita del Corpo di Polizia penitenziaria.
D’altronde cosa c’è da festeggiare?
Il vice segretario regionale Uil Pa  polizia penitenziaria Mauro  Nardella
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