New York. La triste vicenda del World Trade Center e il bombardamento della mia città.

Era un mattino chiaro, cielo azzurro, gente che camminava tranquilla e ti salutava anche senza conoscerti.Dicevano un po’

Benny Manocchia da New York
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come il nostro ciao che usiamo quando ci incontriamo e quando ci lasciamo. Una Manhattan contenta. Io ero lungo la
Church Street,stavo andando al mio ufficio situato al 31mo piano del Pan Am Building.  Avvertii un rumore come di un  elicottero
in difficolta’.Guardai in alto e vidi un aereo che ondeggiava. E’ nei guai,pensai,  sta  perdendo quota. Invece si diresse dritto verso una delle due Torri e
si infilo’ dentro come un  coltello in una fetta di formaggio. Tu guardi e per un istante ti sembra di sognare. Sentivo  grida di donne
e poco dopo il secondo aereo. Il sogno svani’ in un attimo e quasi subito fui investito da una nube di polvere nera. Ormai
le grida divennero urla feroci di gente impazzita. Crollava il sogno americano di sentirsi tranquilli. Nessuno avrebbe  mai osato
attaccare la nazione. Invece le due Torri di Manhattan e li Pentagono furono vittime di assalti che portarono alla morte piu’ di tremila americani. Risveglio’ cosi’ negli statunitensi  l’amore per la loro patria e la determinazione di fare subito
qualcosa, Subito e senza pietà’, Il presidente George Bush parlo’ di vendetta:,creeremo un nuovo mondo – disse – dove lle
leggi saranno rispettate.  Ora sapranno – disse – chi siamo…
Quel mattino del 9/11 lo ricorderò’ per sempre,anche perché’ mi riporto’ alla mente il bombardamento a Giulianova,nel corso del quale mori’ mio padre e io finii all’ospedale per 70 giorni con 13 schegge nel mio corpo di ragazzo di nove anni.
(C) Benny Manocchia
in questi giorni in uscita la sua ultima fatica editoriale
Cronache americane- Da Manhattan a Papeete, passando per la Casa Bianca

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