di Pietro Serrani
Di recente, per non dire da sempre, sulla carta stampata e su altri mezzi d’informazione, si torna a parlare spesso della linea ferroviaria Giulianova-Teramo apostrofata, ingiustamente, “ramo secco” o “binario morto”, in contrapposizione ai treni che sfrecciano lungo la dorsale adriatica. La maggior parte dei teramani, però, non sa che questo tratto ferroviario nacque con un intento ben più ampio: doveva collegare l’Adriatico a Roma, passando per Teramo, Montorio al Vomano, Capitignano, L’Aquila e la Capitale. «Il Sig. Sindaco», si legge infatti su una delibera del Consiglio Comunale di Montorio al Vomano, datata 9 marzo 1873, «ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla progettata ferrovia da Giulianova per Teramo a Montorio al Vomano, che potrebbe prolungarsi ulteriormente sino a Roma. Ha ricordato che con la legge 28 agosto 1870 numero 5858 fu ammessa la costruzione del tronco ferroviario Giulianova-Teramo, e che interrogato questo Consiglio dal Governo con deliberazione 11 febbraio 1871 risolse di concorrervi in massima nella relativa spesa…».
Promotore di questa iniziativa – che era già stata oggetto di studio da parte del governo borbonico nel 1855 – fu Francesco Sebastiani, deputato parlamentare montoriese, nato nel 1827 e deceduto a Giulianova nel 1878, che sostenne alla Camera, nel 1865, la necessità di realizzare questo tronco di strada ferrata, contrastando la proposta di legge dell’onorevole collega notareschino Giuseppe Devincenzi (Notaresco, 1814 – Napoli, 1903), all’epoca ministro dei Lavori Pubblici, che voleva far passare la ferrovia per la Valle del Vomano. Più tardi, nel 1873, anche l’onorevole Settimio Costantini (Teramo, 1839 – Roma, 1899) in una seduta del Parlamento, ripropose lo stesso progetto del suo predecessore montoriese (si veda Le Ferrovie sull’Appenino Abruzzese, in “Provincia Oggi” – Trimestrale dell’Amministrazione Provinciale dell’Aquila, aprile-giugno 1995, numero monografico; e Egidio Marinaro, Francesco Sebastiani: la formazione culturale e l’impegno politico di un notabile del secolo scorso, in “Aprutium”, Organo dell’Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche di Teramo, 1996, n° 1-2).
La stazione ferroviaria di Teramo fu inaugurata, come riportano le cronache dell’epoca, il 15 luglio 1884 con l’arrivo del treno inaugurale delle 14 e 15, sul quale viaggiavano anche due deputati montoriesi: gli avvocati Crescenzio Scarselli (Montorio, 1837 – Teramo, 1892) e Luigi Bernardi-Patrizii (Montorio, 1842 – Roma, 1915). Alcuni anni dopo, però, per interessamento del senatore Giuseppe Andrea Angeloni (Roccaraso, 1826 – Napoli, 1891), sottosegretario ai Lavori Pubblici nel secondo governo Cairoli, venne aperta anche la linea Roma-Sulmona e il progetto della Teramo-L’Aquila-Roma cessò di esistere. Nel 1922 fu inaugurato il tratto L’Aquila-Capitignano e si riaccese la speranza: sorsero comitati interprovinciali, associazioni pro-ferrovie, si parlò di questione ferroviaria, furono fondati persino dei giornali (come “Il Problema Ferroviario”, di L’Aquila, che titolavano a più colonne: «La Teramo-Capitignano è indiscutibile») furono progettati altri tracciati, ma siamo arrivati ai giorni nostri e tutto è rimasto come quell’afoso pomeriggio del 15 luglio 1884. L’unica novità è che il tratto Giulianova-Teramo è stato elettrificato nel 2003.
Montorio al Vomano, nel corso degli ultimi secoli, è stata un’importante crocevia di traffici stradali da e per Roma e la costa adriatica. Eppure, nonostante abbia dato nell’Ottocento i natali a ben tre deputati al Parlamento, non è riuscita ad avere una propria stazione ferroviaria e, quindi, a creare le condizioni per una maggiore crescita e un maggior sviluppo del territorio.
Pietro Serrani
Pubblicato sul quotidiano teramano “La Città” del 20.12.2017