L’attesissimo Copenaghen chiude in bellezza la stagione del Teatro Comunale di Teramo
Martedì 27 marzo alle 21 e mercoledì 28 alle 17 sul palcoscenico del Teatro Comunale di Teramo l’attesissimo Copenaghen chiude in bellezza la Stagione di Prosa 2017/2018 programmata da ACS Abruzzo Circuito Spettacolo. Copenaghen di Michael Frayn è portato in scena dalla Compagnia Orsini per la regia di Mauro Avogadro, con tre grandi interpreti, Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice che ridanno vita e personalità al trio dei protagonisti di quest’opera, un thriller scientifico-politico che da più di 18 anni rapisce gli spettatori dei più prestigiosi teatri nazionali.
Tre persone, parlano di cose successe in un lontano passato, avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi. Sono Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Heisenberg (Popolizio). Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quando il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi coinvolti nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, probabilmente vicini ad un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr, il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la Storia ha avanzato svariate ipotesi.
In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, tre persone, due uomini e una donna, parlano di cose successe in un lontano passato, cose avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi. L’asse portante attorno al quale ruota lo spettacolo è dunque il motivo per cui l’allievo andò a Copenaghen a trovare il suo maestro. Essendo Heisenberg a capo del programma nucleare militare tedesco voleva, in nome della vecchia amicizia, offrire a Bohr, che era mezzo ebreo, l’appoggio politico della Gestapo in cambio di qualche segreto? O al contrario essendo mosso da scrupoli morali, anche se tormentato dalle conseguenze che sarebbero potute ricadere sul destino della sua patria martoriata e che lui amava pur non essendo nazista, tentava di rallentare il programma tedesco fornendo a Bohr, che era schierato con gli alleati, informazioni sull’applicazione dei fondamenti teorici della fissione? Su questi presupposti l’autore dà vita ad un appassionante groviglio in cui i piani temporali si sovrappongono, dando un valore universale alle questioni poste dai protagonisti. Fatto sta che le diverse ipotesi fatte all’epoca vengono qui enunciate una dopo l’altra e quindi vengono messi in scena diversi incontri tra i due fisici, con diversi andamenti. Non è possibile una sola verità oppure una sintesi efficace delle diverse verità perché una verità è semplicemente un punto di vista, il punto di vista di chi l’ha enunciata. Tutto è umano, niente è assoluto. Si possono avere solamente risposte indeterminate e quindi la somma degli scenari possibili è ciò vale anche per quell’incontro tra i due fisici.
Inutile dire che il grande valore del testo di Frayn, divenuto ormai un classico contemporaneo del teatro, non sarebbe emerso in modo così mirabile senza un trio di attori di grande spessore che sanno mettere la evidenza i diversi piani di lettura e interpretare i personaggi dando risalto alle loro infinite sfaccettature psicologiche.
Io penso che sarebbe stato un errore imperdonabile pensare di dar vita ad una Compagnia teatrale che porti il mio nome senza pensare all’ opportunità di rimettere in scena uno spettacolo come “Copenaghen”. Quando decisi di avere accanto a me un attore come Massimo Popolizio affidandogli anche la regia di “Il prezzo” di Miller mi era chiaro che questa collaborazione non sarebbe stata un episodio isolato. Era evidente che insieme avremmo potuto dare vita a qualcosa che oggi è sempre più difficile trovare e cioè a quel teatro di recitazione nel quale entrambi, seppure in epoche diverse, siamo cresciuti e al quale ci ispiriamo. Ed ecco che riproporre “Copenaghen”, la pièce di Frayn che insieme a Giuliana Lojodice ci aveva visti interpreti per la prima volta diciotto anni fa, mi è sembrata una scelta quasi obbligata. Spettacolo nato a Udine nel 1999, riproposto con l’ERT in anni lontani a varie riprese di cui l’ultima otto anni fa, recensito dalla totalità della critica in maniera entusiastica, amato da un pubblico sempre numerosissimo, visto come un evento dai teatri delle maggiori città, sorprendente per la costante attualità del tema trattato, che si vorrebbe più di così? E allora, e non so se sarà l’ultima, ancora una volta “Copenaghen” con tutto l’impegno che la nostra Compagnia sa mettere nel far rinascere uno spettacolo con l’aiuto del Teatro di Roma e del CSS di Udine che hanno deciso, data l’eccezionalità dell’evento, di co-produrre lo spettacolo con noi ricostruendo una scenografia ormai perduta ricalcando la regia di Mauro Avogadro, col grande e significativo apporto di un’ attrice come Giuliana Lojodice alla quale siamo grati per aver deciso di ricalcare le tavole del palcoscenico e condividere ancora una volta con noi questa avventura.
Umberto Orsini