Mostra Personale dal 30 agosto al 9 settembre 2018
Palazzo Palmieri
Piazza Trieste 8 – Trani
Inaugurazione giovedì 30 agosto ore 19,30 con la presenza del Maestro
Si inaugurerà il 30 agosto 2018, a Trani, presso Palazzo Palmieri , la
personale del Maestro Pino Procopio che porterà i visitatori in un
viaggio nel mondo fantastico del movimento, della irrealtà e della
introspezione.
Mi piacerebbe esordire chiedendo fantasticamente ad un bambino
cosa risalta all’occhio se osserva una opera del Maestro Pino Procopio.
Mi risponderà prontamente che è attratto dal colore. Se a quel
bambino chiedo di far posto all’adulto e gli porgo la medesima
domanda, quell’adulto mi risponderà che ciò che risalta sono delle
figure colorate, dettagliando quindi la qualificazione più semplice data
dal bambino.
Ebbene, tutti i soggetti interpellati allora, saranno concordi – ciascuno con il proprio linguaggio precipuo e
peculiare – nel ritenere che ciò che vedono non è banale.
Sarà chiaro che la rappresentazione contenuta in quei ginecei
colorati e profondamente multicromatici fatti di linee, figure e
tinte vistose ed accecanti non potrà che dare diretto sfogo alla
ironia. Una ironia che è il filo conduttore dell’estro creativo del
Maestro e che è capace di spingere l’uomo a guardare il mondo
come se fosse un bambino. Ciò qualificherà le figure distorte e
deformate, frutto di una lente di ingrandimento su di una vita
quotidiana legata alle regole dell’egoismo e della sopraffazione,
ove il leone appare innamorato ma esprime questo sentimento
accecante ed annientante insieme, in modo diverso dal
capitano che osserva la sua sposa lasciva ed oscena in una
immagine di inizio secolo allorquando, il bianco e il nero erano già strabilianti per il loro dinamismo che
diventerà presto colore. Immagini che non hanno un tempo e che non hanno uno spazio come se si librassero
senza confini e senza età a testimoniare una produzione d’arte che appassiona riflettendo sentimenti di
grande ilarità ma anche di indagine intima nelle storture del mondo; immagini che saranno più spigolose se
dirette alla descrizione dell’universo incontaminato dei cattivi pensieri sdentati e pungiformi e più ampollose
e curve allorquando ci faranno godere della fotografia di un sentimentalismo schietto e vivace, tipico di menti
aperte e profondamente anticonformiste.
Una opera del Maestro Pino Procopio riempie: una stanza, un muro, un luogo, un mondo, una vita, una
giornata. Proietta quelle immagini che a primo impatto possono sembrare strane e insignificanti in un
contesto fatto di storie, desideri e obiettivi anche di carattere sociale, popolare e profondamente moderno.
La sua chiave di lettura è data dall’ironia, dall’umorismo e dal dinamismo che trasportano l’uomo comune
nel mondo onirico, nel mondo dei sogni di ognuno. Sogni che possono essere incubi deformi del vivere
quotidiano fatto di razzismo, consumismo, amori virtuali ma sempre espressioni di vita: la medesima vita di
ogni uomo che, comunque, è stato un bambino!
BIOGRAFIA E MOSTRE
1954 Pino Procopio nasce a Guardavalle(CZ) il 16 Giugno, lo stesso anno che vede i natali della
televisione italiana, ma, a differenza di questa egli nasce già a colori. Il padre, che in quel periodo
gestisce un negozio di elettrodomestici, tenta di venderlo come articolo di arredamento, ma la madre
si oppone energicamente.
1957 Durante la frequenza della scuola materna della sua città, è attratto dall’ argilla che circonda
l’ edificio, con la quale modella sculture neoprimitive.
1960 Guarda la scuola elementare con un certo distacco, dall’esterno, ben nascosto.Le ore
scolastiche le trascorre negli aranceti, attratto dal giallo cromo delle arance e dal verde cinabro delle
foglie a cercare un frullo di vita.Tra ulivi, dai sofferti tronchi.Ritorti.
E lungo i torrenti le trasparenze dell’ acqua immobile, rotta da salti veloci. La licenza elementare,
nonostante questi suoi interessi paralleli, la supera con grande profitto.
1967 Scuole Medie, Catanzaro. Il primo anno, i professori, affascinati dal suo sapere, gli chiedono
il bis e glielo fanno ripetere.Viene punito per aver realizzato una serie di disegni erotici (i testi li scrive
il suo compagno di banco, il noto scrittore Walter Rossi).
1970 Frequenta i primi due anni di Liceo Artistico nella ventosa città di Catanzaro (il vento!). Legge.
Rapito totalmente da Mattia Preti. Segue l’agitazione artistica del catanzarese Mimmo Rotella.
1971 Il suo primo cavalletto da pittore. Ad essere soli ora sono in due, uno parla, l’altro ascolta e
fuma.
1974 Roma. Terminati gli studi liceali, si iscrive alla facoltà di Architettura. Valle Giulia, ormai noiosa
e piena di polvere. Sguardi persi ed affrancati ormai dalle lotte. I leoni non c’erano più.
1975 Durante una giornata di forte vento, mentre attraversa Piazza del Popolo a Roma, un foglio
con il suo indirizzo e numero telefonico, carambolando sull’ obelisco va ad appiccicarsi sugli occhi di
una gallerista romana. Durante la permanenza nella capitale, frequenta le varie gallerie e fa
conoscenza di numerosi artisti veri, ma anche finti, questi ultimi riconoscibili dall’ abbigliamento
molto, molto strano. Durante la grande mostra di Van Gogh, alla Galleria d’ Arte Moderna, si mette
in fila per ore, ma per ammirare gli stupendi dipinti di Antonio Corpora, esposti al piano sottostante.
Scrive due poesie, la prima dedicata ad un maestro di vita, l’altra al profondo mare di Calabria, delle
quali ci risparmia, gentilmente, la pubblicazione.
1980 La sua prima mostra. Galleria “La Bitta”. Conosce il primo gallerista. Un gentiluomo. La
mostra, un successone. Di gentiluomini ne seguiranno altri.
1981 In una fonderia abusiva di Roma, fonde quattro sculture in bronzo. La sua vera passione.
1983 In una frizzante giornata di Marzo, dopo aver terminato gli studi universitari, sentendosi
disponibile e generoso, sposa una ragazza che, il giorno prima l’aveva salutato da un treno in transito.
Mostra personale alla Galleria “La Riva”, Giulianova (TE).
Facendo un salto da quaglia di venti anni, risparmiandoci così il noiosissimo (per chi legge) elenco di
gallerie dove ha esposto, i concorsi a cui ha partecipato ed i premi vinti. Anche perché, da quanto si
sa, non ha mai vinto niente, non avendo partecipato a nessun concorso, nel timore di arrivare
secondo, o peggio ancora terzo. Da qualche anno non riceve più, nessun invito. Comunque sia, e
sotto pressante insistenza ci porta a conoscenza di tre mostre tematiche.
2005 La prima: “Posta, racconti di un secolo”, ci racconta cento anni di Poste Italiane con il
patrocinio del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. A Roma.
2008 La seconda racconta in modo teatrale le gesta di Ulisse, dove Alcinoo, nel ruolo di Impresario
teatrale gli mette a disposizione l’attrezzista, lo scenografo, il direttore delle luci ed il fonico. Si
sofferma soprattutto all’ episodio delle Sirene in quanto afferma, con assoluta sicurezza di averne
viste due una mattina d’autunno prima dell’ alba su di una secca del mare di Calabria. Niente più
anice nel caffè da quella mattina. La mostra si è tenuta al Museo Boncompagni Ludovisi a Roma.
2010 Alla Galleria “Arte Pentagono” di Pescara “Pinocchio Jamaal, fratello Mediterraneo” racconta
la storia di un Pinocchio marocchino.
2012 Approfittando dell’ ingenuità di una cinquantina di bambini di una scuola materna,
presentandosi con modi paterni, quasi clericali, indice un falso concorso di disegni con tema
“gli animali della savana”. Appena avuti i fogli il Lestosanto corre nel suo studio e traduce
questo prezioso materiale in grandi opere pittoriche primitive, nuove, divertenti, veloci e
colorate. E’ tornato all’ antico primitivismo.
2013 I bambini stanno ancora aspettando con occhi gonfi di lacrime l’esito del concorso.
2016 Segnato da questo accadimento e con la lentezza che lo contraddistingue, tre anni dopo,
insieme alla Galleria Verdesi di Ascoli Piceno, si organizza finalmente una mostra concorso
impegnando i bambini delle scuole elementari ad illustrare trenta favole di Esopo. Il
confronto tra i lavori dei bambini e le sue trenta opere è inevitabile, anche la depressione è
inevitabile. Ma come ha insegnato il padre di tutti gli artisti moderni (Picasso), che rubava
idee visitando gli studi dei colleghi, egli ruba il segno, il gesto, la sintesi e il minimalismo. Una
svolta.
2017 Mostra alla Galleria Trifoglio di Chieti
Oggi In quel di Giulianova lo si può vedere ogni tanto da Oreste, il suo barbiere. Non rotolano più
ricci neri sulla mantellina azzurra del figaro ma segmenti bianchi e grigi, il tutto sembra un mare pieno
di vento, “chi palumbija”. Fuori la barberia lo si sente borbottare “Oreste! un po’ di rispetto! Cambia
il colore delle tue mantelline! Magari bianche…o al massimo grigie”. Le forbici del barbiere sono le
lancette dell’inesorabile orologio della vita.