Dagli alpinisti traversatori, agli escursionisti provenienti da ogni dove, ai raduni in vetta.
Negli ultimi trent’anni la vetta del Monte Rotella q.2,129 m., è stata meta di numerosi alpinisti ed escursionisti proventi principalmente dalla Valle d’Osta, Trentino, Veneto, Lazio, Molise, oltre che da Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile e da varie altre località d’Italia ed estere per raggiungere questa cima dove sulla sommità vi è un monumento con il cappello alpino dedicato alla gloria imperitura degli alpini, che fu munifico dono del vecchio alpinista Sergio Paolo Sciullo della Rocca, Medaglia d’Oro Mauriziana del Corpo degli Alpini che nel 1986 decise di meglio valorizzare questa montagna portandola a una forte frequentazione alpinistica ritenendola idonea per avvicinare i giovani alla montagna a cui volle aggiungere poi anche la realizzazione del Sacrario Nazionale Mauriziano d’Italia. Il Monte Rotella è una montagna che si estende da Rivisondoli a Sulmona, è stata la prima montagna in Abruzzo ad adottare nella segnaletica dei sentieri il colore rosso e bianco, quando ancora le varie vette erano segnate con il giallo e rosso e in molti casi solo con il rosso. Unica montagna che ha due vette con croci dedicate alla passione del Cristo, entrambe issate ai primi del XX secolo, la prima la troviamo sul Monte Calvario, la seconda la troviamo sul Monte Mitra luogo questo, dove un tempo si praticava il culto del Dio Mitra e dove sorgeva il borgo di Pacile, paese natale di San Panfilo patrono della Diocesi di Sulmona Valva dove oggi restano visibili solo i ruderi e l’antica fonte, una montagna dura, ma permeata di tanta spiritualità. Sulla linea di cresta troviamo altre due croci una sulla vetta di Pietra Maggiore a ricordo dell’alpinista Donato Mininni e l’altra tutta alpina sulla vetta del Monte Rotella, quattro croci sulla dorsale di cresta che parlano a chi percorre è vive questa montagna tutta immersa tra le bellezze del creato, sotto lo sguardo della Maiella madre. Luogo ideale per la pratica dello sci alpinismo, che qui ha visto la sua evoluzione dallo sci in spalla alla moderna applicazione delle pelli di foca, oggi anche luogo di allenamento per i veloci sci alpinisti, Alessio Giancola, Antonio Zappa e Francesco Donatelli. Abbiamo chiesto all’alpino e terziario francescano Sergio Paolo il perché della scelta di promuovere costantemente il Monte Rotella e lui nella sua semplicità ha cosi risposto:” Era la montagna che sovrastava la masseria dei miei nonni Colabrese dove si estendevano anche buona parte delle loro proprietà, qui da ragazzo andavo a trascorrere le vacanze e spesso la sera accompagnavo al pascolo i buoi, di cui ricordo perfettamente ancora i nomi Belfiore e Cavaliere, ma con loro arrivavo sempre a mezza montagna e mi restava la curiosità di conoscere la vetta, sino a quando pregai mio cugino Felice Antonio di accompagnarmi, avevo solo otto anni quando sono salito per la prima volta sulla vetta. Fui preso da una gioia e da una sensazione di benessere mai conosciuta, quel senso di felicità emergeva forse nell’incontro tra terra e cielo, sensazione questa che non sono mai riuscito a trasfondere nel cuore dei miei familiari che vivevano la montagna esclusivamente per lavoro. Fu così che da adolescente iniziai a fare le traversate del Monte Rotella da Sulmona a Rivisondoli cercando di coinvolgere gli amici alpinisti fisicamente più forti e più esperti, iniziammo con questa montagna a cui seguirono poi le varie vette maggiori d’Abruzzo salite e percorse da più versanti, fu questo che ci fece meritare al tempo l’aggettivo di “traversatori”. Ricordo con piacere i nomi di Ottavio Coppola già presidente del Club Alpino Italiano di Sulmona, Salvatore Petrilli che fu anche il muratore che mise in opera la croce del Monte Mitra nel 1933, Donato Mininni, Paolo Barrasso, Pierluigi D’Eramo, Salvatore Di Cesare e Domenico Gentile che si rivelò amico inseparabile in numerose ascensioni e traversate. Mentre i primi gruppi giovanili portati su questa vetta erano i seminaristi dei Missionari Comboniani al tempo coordinati da Padre Luigi Ciccarelli appassionato di escursionismo che pregai non solo di portare i giovani in vetta, per fargli vivere il piacere della salita, ma di celebrare lassù una Santa Messa, dopo di lui salirono a officiare il sacro rito Padre Claudio Gasbarro, Don Daniel Arturo Cardenas, a cui seguirono le celebrazioni sul Monte Calvario, officiate da Padre Antonio Spagnulo, Mons. Angelo Di Ianni, Padre Onorato De Amicis, altre funzioni furono tenute sul Monte Mitra officiate da Don Pasquale Di Loreto, Don Ennio Di Nino e dal Vescovo Giuseppe Di Falco, oggi questa località viene vissuta e praticata da escursionisti e emigranti di Cansano che qui abitualmente si ritrovano in estate e nelle principali festività estive, nei cui pressi si trova anche il luogo del miracolo di San Panfilo, la leggenda narra che il padre del Santo quando Panfilo si converti al cristianesimo lo ripudio allontanandolo da casa e mentre lo stesso scendeva da Pacile per raggiungere la vicina valle del Gizio con il carro trainato dai buoi, rischiava di ribaltarsi in quanto in quel punto la montagna diventa più ripida e il carro sarebbe inevitabilmente precipitato. Invece, miracolosamente il buon Dio sembra che fosse accorsogli in aiuto e le ruote del carro siano affondate nella roccia, in modo che Panfilo potesse scendere lentamente a valle. Ancora oggi si possono vedere le orme dei buoi e le scanalature delle ruote del carro. Nel tempo e per mutati eventi al fine di mantenere vivi gli incontri su questa vetta dopo le traversate alpinistiche, seguì il Raduno dei Gagliardetti a cui partecipavano tutti i vari Capi Gruppo degli Alpini in congedo, il Raid alpinistici con la partecipazione degli alpini in armi, la marcia alpina, più marce mauriziane dai vari versanti. Su questa vetta nel tempo sono saliti gli alpini del Battaglione Alpini Trento, della Compagnia Alpini Paracadutisti, del Battaglione L’Aquila, del Reparto Comando della Brigata Alpina Tridentina, del Reparto Comando del 4° Corpo d’Armata Alpino, del Battaglione Logistico della Brigata Alpina Tridentina, del Comando Truppe Alpine, del 9° Reggimento Alpini, del Gruppo Artiglieria da montagna Conegliano e in occasione dei campi estivi militari anche i Granatieri del 1° Reggimento Granatieri di Sardegana. Montagna che ha ispirato artisti come Peter Dorner, Giampiero Gigliozzi, Vittorio Piotti, musicisti come Piero Raffaelli e Giorgio Babbini, esaltata da scrittori di montagna come Glauco Granatelli e Francesco Donatelli. Sono saliti su questa cima anche vari Ordini Callereschi, ma tra i più assidui retano i Templari che qui vengono per gli esercizi spirituali e per la preghiera comune. Va ricordata anche la collaborazione fornita dal Generale Giovanni Folegnani e dai presidenti della Sezione ANA Abruzzi che si sono prodigati fattivamente per il Monte Rotella quali Gino Coccovilli, Antonio Carnevale, Giovanni Natale, non disgiunto dai vari presidenti del Club Alpino Italiano in particolare Antonio Mangiarelli del C.A.I. di Sulmona, promotore della ciaspolada mauriziana. Luogo questo dove salirono per la meditazione eremiti di ogni tempo e religiosi singolari quali il Vescovo Davie Cocco Palmeri che esercito in Malta dove fondo più chiese, promosse la venerazione di Sant’Antonio Abate e ricostruì la Cattedrale, il Cardinale Diomede Falconio, che operò negli Stati Uniti e in Canada, Padre Quirico Porreca che fu missionario in Argentina da tutti considerato Santo, è che fu consigliere della Beata Maria del Transito di Gesù, ma solo per citarne alcuni che nel mondo ferventi nello spirito fecero del bene”. Quindi possiamo affermare con certezza, che il Monte Rotella nella sua maestosità e nella sua bellezza stupisce, esternando una luce propria, un riflesso di sacro naturale, divenendo per gli alpinisti un’attrazione e una vera clinica dello spirito, rivelandosi ideale per avvicinare i giovani alla pratica della montagna e dello sci.