Giulianova. 1905, lo scandalo della saccarina nelle gassose della ditta Paolini
GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 41.
di Sandro Galantini*
Nel 1906 Giulianova, suo malgrado, giunse alla ribalta nazionale per un episodio la cui portata nemmeno Leopoldo Paolini, che ne fu il primo protagonista, poteva immaginare.
Tutto prese avvio il 13 novembre 1905.
In quel giorno il brigadiere Giuseppe Mastroserio della Guardia di Finanza di Teramo, agli ordini del tenente Cesare Alinei, effettuò un controllo a Giulianova, nello stabilimento di gassose di Lepoldo Paolini. Da Ascoli Piceno era infatti partita una segnalazione relativa ad un quantitativo di saccarina che, formalmente destinato ad una donna giuliese, era stato in realtà consegnato al figlio di Leopoldo Paolini, Luigi, fabbricante di liquori.
Nato nel 1840 da Pasquale e Maria Garbuglia, Leopoldo Paolini, che commerciava anche in vini, era un imprenditore assai noto e stimato in città. Non solo nel 1888 aveva fatto parte, insieme con Francesco Ciafardoni, Domenico Trifoni ed altri, del Comitato promotore per la creazione di una Cantina sociale a Giulianova, ma era stato anche sindaco effettivo della locale Banca mutua popolare.
In effetti gli accertamenti avevano evidenziato presenza di saccarina in alcune bottiglie di gassosa. Per cui, a nulla valendo la giustificazione che non erano destinate al commercio bensì ad uso personale e che la saccarina gli era stata prescritta dal medico per ragioni di salute, Paolini era stato sanzionato non solo per l’adulterazione del prodotto ma anche e soprattutto, violando le leggi doganali, per contrabbando.
Poco tempo dopo quel verbale però il brigadiere Mastroserio era stato trasferito ad Ascoli e il tenente Alinei a Vieste, a comandare la locale tenenza.
Da quel che si vociferava, a volere l’allontanamento dei due era stato, d’intesa con l’intendente di Finanza di Teramo Italo Savoldelli Pedrocchi, addirittura il suzzarese Federico Barbieri, potentissimo direttore capo al ministero delle Finanze della 6^ Divisione, quella riguardante proprio il personale delle fiamme gialle.
Paolini, infatti, era cognato di una figlia di Barbieri e quest’ultimo spesso soggiornava nella stagione dei bagni in una casa dell’imprenditore giuliese, con il quale ovviamente i rapporti erano costanti e di grande cordialità.
Scoppiava così un vero e proprio “caso”. Dopo il giornale politico pisano “L’Elettrico”, che ne aveva fatto oggetto di sapidi commenti, era sceso in campo il deputato calabrese Bruno Larizza. Il quale dopo aver tenuto a Napoli, il 13 maggio 1906, un infuocato comizio a difesa della Guardia di Finanza, nella tornata parlamentare del 22 giugno seguente presentava un’interrogazione, rivolta al ministro delle Finanze Fausto Massimini da poco insediatosi, per conoscere i provvedimenti adottati o da prendere «circa il contrabbando di saccarina da anni tollerato a Giulianova».
Tuttavia l’inchiesta avviata da una apposita Commissione dopo l’interrogazione del parlamentare non aveva evidenziato pressioni da parte del Barbieri, che anzi pare fosse all’oscuro dell’episodio. E, come accertato, si doveva ad una normale rotazione degli incarichi, benché malauguratamente disposta proprio dopo il verbale a Paolini, il traferimento in Puglia del tenente Alinei.
Diverso invece il caso del brigadiere Mastroserio. Per lui l’intendente Savoldelli Pedrocchi aveva disposto il trasferimento trattandosi di sottufficiale ormai inviso nell’ambiente a causa del suo eccessivo zelo.
Per cui la Commissione, mettendo fine al “caso”, aveva rilevato con «sicura coscienza» che non v’era alcuna ragione per supporre che i trasferimenti fossero stati «ispirati da un motivo diverso» o per «illecite intromissioni».
*Storico e Giornalista