In rilievo, Storie giuliesi

Giulianova. Il legame del prof. Giorgio Diamantini con la città

GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 43.
di Sandro Galantini*
La vicenda di Giorgio Diamantini era stata connotata da due guerre e da una determinante presenza nella sua vita dell’Abruzzo e in particolare di Giulianova.
Dopo la formazione all’Accademia di belle arti “P. Vannucci” di Perugia, la sua città, il 2 ottobre 1909 vince il concorso al posto di insegnante di disegno e ornato presso la Scuola industriale di Catanzaro allora diretta dall’ingegnere Vincenzo Rosati, originario di Ponzano di Civitella del Tronto.
Sarà, la loro, un’amicizia solida, destinata a durare nel tempo.
Durante la sua permanenza in terra calabra, Diamantini, che si affilia alla Loggia massonica di Catanzaro, dipinge nel 1910 “Visione di tristezza”, quadro con cui partecipa all’Esposizione internazionale di Roma del 1911. Nel 1912, su richiesta di Rosati, modella i decori della facciata della Scuola industriale di Catanzaro con il coinvolgimento di un altro amico del direttore civitellese, lo scultore Tommaso Illuminati di Atri. Si deve proprio a questo intreccio se Diamantini conosce una giovane atriana, Ester Cherubini, che sposerà nel 1913, anno in cui vince il concorso per la cattedra di materie artistiche nella Scuola di disegno industriale di Monteleone di Calabria, l’attuale Vibo Valentia.
Il trasferimento di Diamantini in Abruzzo, regione che ormai tanta parte ha nella sua vita, data al 1914, allorché giunge a Giulianova come direttore, il primo, della neonata Scuola professionale “R. Pagliaccetti”.
A Giulianova, dove Diamantini rimarrà sino al 1920 affrontando il difficile periodo della prima guerra mondiale, nascono i suoi due figli: il 14 agosto 1914 Paolo e, il 2 aprile 1917, Bruno.
Nel 1921 giunge un nuovo trasferimento: la nuova sede è Treia, in provincia di Macerata, per dirigere la locale Scuola operaia. Da Treia passa quindi nel 1923 a Macerata come direttore incaricato della Scuola di Tirocinio, di cui rimarrà direttore stabile nonché titolare della cattedra di disegno professionale e tecnologia vincendo il 9 agosto 1924 il relativo concorso.
D’ora in avanti Macerata rimarrà per Giorgio Diamantini, che forma molti futuri pittori e scultori ed è uno dei 53 partecipanti alla mostra artistica organizzata nel 1931 nella sala dei Notari di Perugia, la sua città ma non quella dei suoi figli. Infatti Paolo, dopo la maturità conseguita allo Scientifico “G. Galilei”, inizierà la carriera militare frequentando i corsi dell’Accademia di Artiglieria e Genio per venire nominato, il 1° ottobre 1935, sottotenente in servizio permanente ed effettivo. Ed anche l’altro figlio Bruno, dopo la laurea conseguita nel 1939 nell’ateneo maceratese, indosserà la divisa ma come ufficiale osservatore della Marina.
Con l’entrata in guerra dell’Italia, nel 1940, le vite di Giorgio e dei suoi figli prenderanno altre e in alcuni casi drammatiche direzioni.
Paolo, ufficiale in forza alla 37^ compagnia mista TRT, 2° reggimento Genio della divisione “Bari”, cadrà infatti eroicamente il 27 gennaio 1941 sul fronte greco, a Kurvelesh, meritando una medaglia di bronzo al valore alla memoria e l’inserimento del suo nome, a perenne ricordo, nel lapidario ai caduti tuttora presente nell’Accademia militare di Modena.
Bruno, più fortunato, uscirà indenne dal conflitto rimanendo in Marina, dove nel 1960 è capitano di corvetta.
Quanto a Giorgio Diamantini, autore nel 1942 per Le Monnier del libro La R. Scuola industriale di Macerata, egli concluderà i suoi giorni nella città marchigiana non più come docente bensì come membro, tra i più autorevoli, del locale Rotary Club.
* Storico e Giornalista
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