GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 35.
di Sandro Galantini*
«Infiniti e ricchissimi i doni, numerosi e fervidi gli auguri d’ogni parte d’Italia inneggianti alla unione di due fra le più ricche famiglie d’Abruzzo ed alla realizzazione del puro sogno d’amore fra anime elette». Così scriveva il “Corriere Italiano”, nell’edizione 20 febbraio 1924, dando notizia del matrimonio tra Margherita Migliori, giovanissima figlia del gioielliere giuliese Cesare, e del ventitreenne ufficiale di Marina Francesco Spinozzi, il cui omonimo padre, commerciante e proprietario teramano, spesso risiedeva nella bella villa realizzata un decennio prima alla “Marina” di Giulianova.
A dare la misura del peso economico e del prestigio di cui godevano le famiglie dei giovani sposi, soprattutto i Migliori, era la cerimonia nuziale che si era svolta a Roma, nella Cappella privata dell’influentissimo Vincenzo Vannutelli, vescovo di Palestrina e decano dei cardinali, il quale aveva impartito a Margherita e Francesco la benedizione apostolica.
Riferiva il giornale che per il matrimonio della sua prima figlia il commendatore Cesare Migliori aveva voluto offrire, come «imperituro ricordo», un pranzo «a parecchie centinaia di poveri» di Giulianova consegnando altresì a padre Nicola Baldini da Tortoreto, guardiano dei Cappuccini e custode del Santuario Maria Santissima dello Splendore, ben diecimila lire «da servire esclusivamente a tutto ciò che avrà lo scopo nobile di migliorare ed ampliare il fabbricato della Chiesa».
Ma il «lieto avvenire» augurato ai novelli sposi da padre Nicola da Tortoreto, e ribadito dal cardinale Vannutelli che il 24 settembre 1926 era stato ospite dei Migliori a Giulianova, sarebbe durato molto poco. A causa infatti di improvvisa malattia, Francesco Spinozzi alle ore 7.35 del 12 giugno 1927 spirava nell’ospedale di Giulianova in cui era stato ricoverato.
* dedico questo piccolo brano di storia alla cara memoria di Mimì Paolone, gentiluomo d’altri tempi, sempre prodigo di consigli, disponibile, generoso. Oggi è volato in cielo, dove è quiete e luce. Addio caro Mimì, sai che grande era il mio affetto per te, pari alla riconoscenza per tutti i sorrisi affettuosi che ogni volta mi riservavi.
* Storico e Giornalista