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Giulianova. Il nostro ricordo dell’Avvocato Massimo Filippini, un combattente “indomito”

Un messaggio che non volevo proprio ricevere oggi dal collega ricercatore Francesco Fagnani, la morte dell’Avvocato e già Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare, Massimo Filippini, scomparso oggi, nella tarda mattinata a Latina. Il destino beffardo di morire alla vigilia del 25 aprile, la festa nazionale della liberazione, lui che aveva dedicato la vita nella ricerca della verità storica sui fatti della tragedia di Cefalonia. Vittima due volte: orfano all’età di 7 anni per la scomparsa del papà, il Maggiore Federico Filippini, fucilato insieme a 136 ufficiali alla “Casetta Rossa” il 25 settembre 1943 dai tedeschi sull’isola di Cefalonia e ignorato dalla storiografia ufficiale per la sua tesi del numero inesatto ed elevato dei caduti italiani e delle responsabilità degli alti comandi militari dell’epoca. La nostra conoscenza, epistolare e telefonica, risale al 2011 quando iniziai la collaborazione storica-giornalista con il Comitato rosetano “Per non dimenticare – Cefalonia 1943”, composto dal collega Luciano Di Giulio, il collezionista della “Acqui” Giuseppe Pollice e il Presidente del Circolo Filatelico e Numismatico Rosetano, sempre accompagnati dal mai dimenticato reduce, Giovanni Capanna, ben ricordato nel libro “Prigioniero del blu” di Francesco Fagnani. Ci seguiva sempre da Latina, tramite il web e i social, non mancava di telefonarmi il giorno prima dell’evento per rinfrescarmi le idee. Era un combattente vero, leale, tracimava di notizie sui fatti di Cefalonia, aveva molta documentazione, anche inedita. Io lo voglio ricordare e ringraziare per la sua pubblicazione “I caduti di Cefalonia: fine di un mito”, dove inserì i nomi del mio concittadino giuliese, il Carabiniere Giovanni Calvarese (1920) e gli altri teramani trucidati dai tedeschi: il soldato di Sant’Egidio, Emidio D’Angelo (1922); l’altro Carabiniere di Mosciano, Luigi Di Filippo (1911), di cui il Comitato e il Comune di Mosciano Sant’Angelo, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, organizzò una manifestazione pubblica; il Tenente di Silvi, Silvio Martella (1915) e Sottotenente del 17° Rgt Fr. Di Nereto, Antonio Piozzi (1920). Credo che, sperando di non sbagliarmi e offendere qualcuno (lui questi problemi non se lì poneva mai), la sua vita sia racchiusa nelle famose due lettere inviate nel 2012 al G.U.P. e al Presidente della 2a sezione del Tribunale Militare di Roma, poi pubblicate sul sito web tuttostoria.net. Le lettere erano scaturite, all’indomani del suo abbandono dell’aula durante il processo all’ex caporale tedesco, Alfred Stork, componente di uno dei due plotoni che dopo i combattimenti sull’isola di Cefalonia, fucilarono i nostri ufficiali, compreso suo padre Federico. Mi piace immaginare, come ha scritto questa mattina la nipote Claudia, di poter rincontrare il papà perso all’età di 7anni, per raccontare ancora una volta quei tragici fatti avvenuti dopo l’8 settembre 1943. Ciao Massimo, salutami i ragazzi della “Acqui” e il reduce, Giovanni Capanna.

Walter De Berardinis

reduce, Giovanni Capanna.
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