Giulianova. Le prime campagne di scavo di Concenzio Rosa a Terravecchia
GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 28.
di Sandro Galantini*
Per tutto il corso del secondo Ottocento a Giulianova i rinvenimenti archeologici divengono più numerosi. E ciò in quanto alle scoperte occasionali da parte degli agricoltori si aggiungono le prime campagne di scavo.
In una di queste, condotta da Concezio Rosa, venivano rinvenuti, sempre nella contrada Terravecchia ma nell’area Brecciola in prossimità del Tordino, alcuni reperti risalenti addirittura all’età della pietra, a testimoniare come la presenza umana nella zona fosse databile al periodo neolitico. Si trattava specificamente di alcune frecce, come il paleontologo castellano comunicava il 20 dicembre 1873 nell’adunanza della Società di antropologia ed etnologia.
Nel 1874 era invece Felice Barnabei a firmare una relazione nel “Giornale degli scavi di Pompei” di Giuseppe Fiorelli dando conto dei risultati degli scavi effettuati a Giulianova, vicino alla chiesa dell’Annunziata, nell’estate di quell’anno.
Oltre a «mucchi di macerie miste ad ossa umane in gran copia» ed a frammenti di mura con «pezzi di colonne e poche pietre lavorate», di rimarchevole per Barnabei era un piccolo capitello di pietra calcare, appena 58 centimetri di altezza e 84 di larghezza, nel quale erano scolpiti «un Salvatore ed un Levita appartenenti all’arte dei primi tempi del Risorgimento». Accanto al capitello una epigrafe mutila, incisa su un grande quadrato calcareo di cui restava un pezzo alto 47 centimetri e largo 52, rotto alla base e nel lato sinistro, recante le «lettere bellissime T. AGIC». Da ciò la sua convinzione che nella costruzione della chiesa «furono impiegati i materiali appartenenti ad edificii pagani». Ma come vedremo, altro ancora, nel corso del tempo, avrebbe fatto emergere il sottosuolo giuliese.
*Storico e Giornalista