Giulianova. Muracche o sarracenesche, queste opere sconosciute
GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 25.
di Sandro Galantini*
Muracche o sarracenesche. Così erano chiamati a Giulianova gli avanzi dei sepolcri romani a mattoni del tipo a torre, in origine rivestiti di marmo o travertino con statue, decorazioni ed iscrizioni, che sorgevano ai lati della Salaria interna da Castrum Novum a Roma per Interamna (Teramo). Su quei resti, parte di una necropoli riferibile al centro romano e tuttora visibili nei pressi di una casa vicino al bivio per via Cupa dalla Ss. 80, era fiorita in tempi remoti una leggenda che, raccolta dallo studioso peligno Giovanni Pansa in un suo saggio pubblicato sulla “Rassegna Abruzzese” nel 1899, dimostrava come l’epopea carolingia si fosse diffusa qui come nel resto dell’Abruzzo. Secondo la tradizione questi resti, un tempo più numerosi e posti a 2-300 metri gli uni dagli altri, erano i passi del gigante Orlando che di giorno arava i suoi campi giuliesi per far ritorno a Roma la sera.
A dare rilievo nazionale alle muracche di Giulianova ed alla storia del gigante Orlando sarebbe stato, con il libro Saggi di letteratura popolare stampato nel 1913, il pisano Alessandro D’Ancona, scrittore, critico letterario, politico e autorevole studioso di tradizioni popolari, nella persuasione che leggende e tradizioni fossero il nesso stretto tra la letteratura di un popolo e la sua storia nazionale.