In rilievo, Teramo e Provincia

Teramo. 25 aprile 2020: il discorso del Sindaco, Gianguido D’Alberto

Festa delle Liberazione 25 Aprile 2020

Quest’anno, dopo 75 anni, la Festa della Liberazione ci coglie nel momento più duro che il nostro Paese vive dopo la seconda guerra mondiale. Nonostante tutto, resta una Festa, nel senso etimologico e proprio del termine, un momento di “gioia pubblica”, comune, e che oggi assume il valore di speranza e sogno di una comunità, la nostra, che vuole conservare e ritrovare presto il senso pienamente democratico del vivere liberi e insieme. E come tale va celebrata, in ogni caso, sia pure nelle limitate forme oggi consentite.

Ma su questo voglio subito essere chiaro. Nelle ultime settimane abbiamo ascoltato e letto dell’accostamento tra la celebrazione del 25 Aprile e la condizione di “resistenza” e di lotta al Covid-19.  Niente di più inesatto. Non si confondano le due cose.

C’è un punto però, forse l’unico, che ci deve spingere ad accomunare le due situazioni, a guardare parallelamente alle due epoche: la coscienza della Libertà e, quindi, la consapevolezza dei diritti.

Amo ricordare, in occasioni come questa, la frase di Piero Calamandrei: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.” Questa frase l’abbiamo letta sui libri, ascoltata nei documentari, tracciata in atti o in post commemorativi. Ma le recenti generazioni ovviamente non hanno mai potuto comprenderne il senso profondo, né percepirne l’altissimo significato.

Ecco, il dramma Covid, con le restrizioni cui siamo stati tutti costretti, oggi come non mai, ci sta consentendo, anche se solo in lontanissima parte e con profondissime differenze, di comprendere quanto sia preziosa e indispensabile la Libertà sostanziale, quanto valgano incommensurabilmente i diritti che, con il loro sangue, le donne e gli uomini della resistenza hanno donato al nostro tempo e che noi ora abbiamo il dovere di difendere e custodire per il nostro futuro.

Certo, nella condizione attuale si è trattato della rinuncia ad abitudini e stili di vita mentre nel periodo che stiamo celebrando oggi, la lotta di Liberazione era l’auspicio alla libertà di pensiero, alla libertà di azione, alla libertà di scegliere e vivere come a ciascuno sarebbe piaciuto.

La Liberazione del ‘45, culmine della Resistenza e della lotta di tutti coloro che contribuirono all’abbattimento del regime nazi-fascista, resta l’evento su cui sono nate e si fondano ancora la nostra Repubblica, la nostra Costituzione, la nostra Democrazia. Quel portato di speranza ed entusiasmo, di condivisione ed impeto individuale, di sacrificio e successo, si è spalmato dentro l’idea della nazione e poi nelle maglie della quotidianità;  talvolta esaltata, altre volte messa a rischio.

Nessuna retorica, nessuna frase ad effetto. In questo mio breve saluto voglio solo riproporre la testimonianza del sindaco della città che è stata protagonista della lotta di Resistenza, e sottolineare che il nostro sentimento, le nostre linee-guida sono le stesse di allora.

Come in tutta Italia, anche a Teramo la lotta fu serrata, dura. E fu vinta. Così, i partigiani ci indicarono che bisogna guardare al futuro con speranza, e dopo ogni dramma tornare al lavoro per ricostruire un mondo migliore, con la rimozione definitiva, soprattutto in una fase come questa in cui siamo tutti colpiti indistintamente, di barriere e confini, geografici ma soprattutto culturali.

Ma oggi più che mai, custodire l’eredità della Liberazione passa per la consapevolezza e l’affermazione piena, e uguale per tutti, dei diritti, della giustizia sociale, della solidarietà verso gli ultimi e i più deboli. Oggi, e anche nel prossimo futuro, va declinata come liberazione dal bisogno, dagli ostacoli di ordine economico e sociale, da tutto ciò che produce l’ingiustizia più grande, quella di non poter essere e di non poter fare ciò che desideriamo e ciò per cui siamo al mondo come persone e cittadini, in una sola frase: “di non poterci dire veramente liberi”.

Ma liberarci dal bisogno significa anche, e oggi lo dobbiamo affermare con rinnovata forza, pretendere una piena ed eguale attuazione del diritto di ognuno alla tutela della salute, propria e di quella generale della comunità di appartenenza, che costituisce un portato straordinario che, attraverso la conquista della centralità della persona con la resistenza e la lotta di liberazione, è stato scolpito, quale unico diritto espressamente definito “fondamentale”, nell’articolo 32 della nostra Costituzione.

E perciò, onorare la Liberazione significa anche rimettere al centro dell’azione delle istituzioni e della politica la “sanità pubblica” che garantisca cure sostenibili a tutti, con risorse e investimenti che consentano al nostro sistema sanitario anche di resistere con forza ed efficacemente ad emergenze straordinarie come quella che stiamo vivendo, superando definitivamente l’epoca della sanità al servizio della politica o del politico di turno.

E anche per questo, nel giorno della liberazione, il pensiero va a coloro che, oggi come e più di sempre, di quel diritto alla salute sono i formidabili custodi, a chi ci sta proteggendo e che dobbiamo proteggere: medici, infermieri, sanitari; a loro, ancora una volta, va il ringraziamento enorme dell’intera nostra comunità.

Così come un abbraccio va alle famiglie di tutti coloro che, colpiti dal maledetto virus del nostro tempo, in questo giorno di festa non sono più con noi.

Anche per questo va ricordato forse che la Liberazione è stata innanzitutto uno straordinario atto d’amore, di quell’amore che si è saputo nutrire di coraggio, di quell’amore verso il nostro Paese e il suo futuro, che ha unito persone e gruppi fra loro ideologicamente diversi ma tenuti insieme dalla forza straordinaria di quegli ideali comuni di uguaglianza, libertà e democrazia, fino a far sciogliere le donne e gli uomini della resistenza nell’abbraccio festoso e vittorioso di quel 25 aprile del 1945.

A quell’amore, pieno di coraggio e carico di speranza, seppur distanti e lontani, guardiamo anche oggi; e a quell’abbraccio, rivolto soprattutto a chi oggi non possiamo stringere come vorremmo, pensiamo con fiducia come al momento che segnerà, con gioia, la fine di questa maledetta e buia parentesi di solitudine, nella lunga meravigliosa storia di ciascuno di noi e di una nazione che, anche in questa vicenda, sta dando straordinaria prova di solidarietà.

Il Comune di Teramo, così, vuole celebrare questo anniversario nonostante la difficoltà del momento. Crediamo che occasioni come questa siano e restino fondamentali nella difesa e nella lotta contro ogni forma di fascismo.

Abbiamo bisogno, ogni anno di più, di celebrare la nostra liberazione che è molto di più della libertà, la contiene e la esalta, la rende effettiva perché la disegna uguale per tutti.

Mentre chiudiamo gli occhi, ci piace immaginare una piazza gremita, nella quale istituzioni e cittadini si ritrovano per tornare a raccontarci ciò che siamo.

Ora, con la stessa forza delle donne e degli uomini della liberazione, continuiamo a stringerci per guardare al nostro presente con chiarezza e proiettarci verso il  futuro con speranza e coraggio.

Viva l’Italia, viva il 25 aprile, viva la Resistenza teramana, viva la libertà e l’uguaglianza, Viva la nostra Costituzione.

 

 

Il Sindaco

Gianguido D’Alberto

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