Giulianova.1732, il debito degli Acquaviva d’Aragona.
GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 54.
di Sandro Galantini*
Il grano, prima della maggiore diffusione a metà Settecento del granoturco, per secoli era stato un
bene di scambio, equiparato alla moneta. Era infatti consuetudine convertire il frumento in denaro,
naturalmente avendo riguardo al peso, oppure ricorrervi per gli atti di acquisto o i pagamenti di
debiti.
Non a caso questo fondamentale bene di consumo era servito a Giulio Antonio Acquaviva per la
costruzione nel 1470 della Giulianova rinascimentale. Ed al grano, di cui proprio gli Acquaviva
erano tra i maggiori detentori in Abruzzo, avrebbe fatto ricorso un suo discendente nato a
Giulianova il 24 gennaio 1695 e passato alla storia come uno dei più ricchi e potenti cardinali di Santa Romana Chiesa:
Troiano Acquaviva d’Aragona.
Sceso in campo, non potendolo fare il fratello duca Domenico, per saldare la quota residua di un
vecchio debito contratto dal defunto suo padre Gian Girolamo con il nobile fermano Giovanni
Trevisani, il 27 settembre 1732 Troiano, di qui a un paio di mesi creato cardinale da papa Clemente
XII, stringeva un accordo per atti del notaio Pavulotti con gli eredi del creditore, nell’ordine Anna Caterina Benedetti, vedova di Giovanni Trevisani, e i patrizi del Porto di Fermo (oggi Porto San
Giorgio) Antonio Nicola, Giovanni, Giacomo e Francesco Saverio Maggiori, quest’ultimo abate e dimorante a Roma presso lo stesso Troiano.
A seguito dell’intesa che gli aveva concesso la reteizzazione degli oltre 9mila ducati da versare e la
riduzione delle somme lievitate per interessi, nel 1739 Troiano saldava per intero la parte rimanente
del debito mediante la consegna di poco più di 10.066 tomoli di grano “estratti”, cioè prelevati ed
imbarcati, dal feudo di Giulianova.
Le relative operazioni, tutte effettuate con la consegna dal «lido del mare di Giulia» a Francesco Michetti, «Maestro di Casa» dei Maggiori, si erano avute a più riprese. Il 20 e 21 maggio 1739 con il carico di tremila tomoli di grano sulle barche dei paroni Giuseppe Pompei e Antonio Marotti del Porto di Fermo. Quindi il 15, 18 e 19 giugno seguenti utilizzando le solite barche di Pompei e Marotti con l’aggiunta di quella di Domenico Vecchiola, pure originario del Porto di Fermo.
Infine il 6, l’8 e 9 agosto con
il carico dei residui 2.711 tomoli ancora una volta sulle barche di Pompei e Marotti.
*Storico e Giornalista