Giulianova. Attico Orchidea, morto nell’ospedale di riserva di Kaposvár in Ungheria

di Walter De Berardinis
Il 31 ottobre 1896, nell’ufficio dello stato civile del comune di Giulianova, si presenta una donna del posto, Angela Falgiatore, la quale dichiarerà che nottetempo, davanti la sua abitazione, alle 23:30, avevano abbandonato un bambino con “laceri panni”. L’Assessore anziano, Apollo Caravelli e i due testimoni presenti in quel momento: Emidio Paolini e Raffaele Del Nunzio, entrambi proprietari, decideranno di chiamarlo Attico di nome e Orchidea di cognome. In seguito, il bambino, verrà affidato alle cure della Pia ricevitrice degli esposti in attesa di una degna sistemazione.
Il 26 ottobre 1916 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo con le seguenti caratteristiche: alto 1,64 e torace 0,84, capelli lisci e castani, colorito roseo e dentatura sana, segni particolari: cicatrice sull’angolo esterno dell’occhio destro. Il 1 dicembre viene chiamato alle armi e il 14 dicembre arriva nel deposito dell’8° Reggimento Alpini in prima linea: Carnia e Trentino. Il 31 marzo 1917, viene destinato al 77° Reggimento Fanteria – Brigata “Toscana” – centro mitraglieri Fiat (pistole mitragliatrici Fiat1915), nei presi di Monfalcone. Partecipa alla 10° battaglia dell’Isonzo (dal 12 al 28 maggio): conquista di quota 21, per poi proseguire verso la foce del Timavo. Conquistata l’altra sfonda del fiume, attraversata da ponti mobili, la brigata tornerà indietro per il pesante bombardamento nemico sulle due sponde del fiume. Dopo un periodo di riposo, i due Reggimenti (77° e 78°), tornano in prima linea per l’11 battaglia dell’Isonzo (dal 17 al 31 agosto) per conquistare, il 21 agosto, quota 40 di San Giovanni di Duino, poi persa a settembre. Nella 12° battaglia dell’Isonzo (dal 24 ottobre al 10 novembre) la Brigata viene schierata sull’Altipiano d’Asiago: Monte Longara e Monte Ferragh. Durante le fasi concitate della “rotta” di Caporetto, il 29 ottobre, il mitragliere Orchidea, veniva catturato dagli austroungarici e tedeschi.
La prigionia
Il giovane giuliese verrà portato in un campo di prigionia ungherese, forse Kaposvár, una città nel Sud-Ovest dell’Ungheria. Il 4 marzo 1918, nell’ospedale di riserva di Kaposvar, moriva per insufficienza respiratoria, all’età di 21 anni, poi sepolto nel locale cimitero. Sarà il cappellano militare Horesy a redigere il verbale di morte, insieme al medico dott. Josef Riesz; il verbale sarà poi tradotto, alla fine della Grande Guerra, il 2 dicembre 1919, vidimato il 23 marzo 1920 ed inviato a Giulianova il 20 ottobre 1920.
Negli anni ’30 fu traslato nel cimitero militare italiano di Budapest (oggi fila 28, tomba 18). Nel cimitero sono sepolti, per la maggioranza, soldati italiani catturati a Caporetto (quasi 1.500).
Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra (con la data di morte sbagliata), sulla lapide dei caduti del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”.
3 le medaglie alla memoria del soldato giuliese: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con tre anni guerra, 1915, 1916 e 1917; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918. #primaguerramondiale #giulianova #unitiperlapatria #caporetto #kapsovar #budapest #brigatatoscana #ungheria