Teramo. WWF: Centrale Idroelettrica Santa Lucia sul Fiume Vomano. Continuano le aggressioni al principale corso d’acqua della provincia di Teramo

Vomano

 

Riceviamo dal WWF-Teramo

Proseguono i lavori per la costruzione della centrale idroelettrica Santa Lucia nell’alveo del Fiume Vomano nel territorio dei Comuni Atri, Morro d’Oro e Roseto degli Abruzzi, avviati nell’estate del 2019.

La realizzazione di questa centrale è stata autorizzata dalla Regione addirittura nel 2015 (Autorizzazione unica regionale n. 210 del 20.03.2015) e si sarebbe dovuta completare in tre anni.

L’intervento si innesta sul principale corso d’acqua della nostra provincia che purtroppo, nonostante nasca in un parco nazionale, attraversi aree protette regionali e provinciali, siti di interesse comunitario della Rete Natura2000 dell’Unione Europea fino a sfociare nei pressi di un’area marina protetta, è uno dei fiumi più danneggiati dalle attività umane della nostra regione: prelievi di materiale solido in alveo, captazioni più o meno autorizzate, sversamenti inquinanti, discariche abusive, pozzi di emungimento e soprattutto diverse centrali idroelettriche anche di enormi dimensioni hanno trasformato profondamente questo fiume che meriterebbe un serio intervento di riqualificazione. L’erosione in alveo dovuta alle ondate di piena determinate dai rilasci innaturali delle centrali idroelettriche esistenti ha provocato nel fiume veri e propri canyon alti oltre 10 metri che mettono in pericolo ponti e strade.

La centrale ricade in un’area che, a causa delle continue piene che la interessano (che non sono più duecentennali, come riportato negli elaborati progettuali, ma oramai quinquennali), ha subito profonde variazioni morfologiche tali da richiedere un ulteriore approfondimento su posizionamento e protezione sia delle strutture che si stanno realizzando sia delle aree spondali limitrofe che appaiono sottodimensionate e insufficienti a contenere le acque del fiume Vomano in caso di piena. Peraltro proprio a fianco dell’area di cantiere si dovrebbe realizzare un enorme impianto fotovoltaico su una superficie di 10 ettari in stretta aderenza con l’argine destro del fiume.

La centrale che si sta realizzando comporterà la deviazione e l’intubazione dell’acqua dal fiume per oltre 1,7 km pregiudicando sicuramente la qualità delle acque a valle e contestualmente i sistemi autodepurativi di un sistema fluviale già compromesso come attestano i monitoraggi dell’ARTA sulla qualità delle acque. Tutto questo genererà in futuro pesanti ripercussioni alla qualità delle acque costiere e quindi all’economia dei centri turistici costieri.

Le strutture in corso di realizzazione bloccheranno i sedimenti (sabbia, ghiaia, ecc.) provenienti da monte impedendo così il ripascimento naturale della costa aggravando la situazione delle spiagge abruzzesi che, proprio a causa della mancanza di apporto di materiale solido dai corsi d’acqua, sono sottoposte ad una forte azione erosiva.

La centrale presenta una protezione degli argini fluviali esistenti solo sul lato sinistro, mentre minimi interventi sono previsti sull’argine destro che da diversi anni è in forte erosione tanto da essere stato sotto osservazione nel corso delle ultime piene del Vomano che hanno persino comportato l’evacuazione dei residenti nell’abitato di contrada Stracca nel Comune di Atri. Tale risultanza dovrebbe far riflettere sulle eventuali conseguenze che un’opera che occuperà 1/3 dell’alveo fluviale potrà generare sulla sponda opposta non protetta adeguatamente.

In caso di piena la traversa della centrale idroelettrica intercetterà anche alberi, arbusti e massi provenienti da monte: questi, imbrigliati sulle strutture, determineranno un effetto barriera producendo ripercussioni sulle aree spondali limitrofe che molto probabilmente verranno allagate dalle acque della piena. La cosa, oltre a causare perdita di suoli fertili in una vallata come quella del Vomano ancora caratterizzata da importanti coltivazioni, provocherà problemi di sicurezza per la popolazione residente.

Si continua così ad aggredire un ecosistema delicato dimenticando che qualsiasi intervento su un tratto del fiume ha effetti devastanti sull’intero corso d’acqua e sulla sua foce con effetti negativi per centinaia di metri di litorale. Invece di agire in maniera coordinata, programmando e lavorando su scala di bacino idrografico, come peraltro prevedono la legge e il buon senso, si continua ad operare per compartimenti chiusi.

Come WWF rivolgiamo l’ennesimo appello a tutte le Istituzioni coinvolte affinché intervengano almeno per limitare laddove è possibile i danni di questo ultimo intervento con reali opere di mitigazione, ma soprattutto perché affrontino finalmente in maniera organica la drammatica situazione del Vomano.

 

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