DA STALLA  A GALLERIA, QUEL MIRACOLO MONTORIESE QUARANTACINQUE ANNI FA L’INAUGURAZIONE DELLA SALA ESPOSITIVA DEDICATA ALL’ARTE

 

Montorio al V. – cartolina piazza Orsini – anni ’79-’80 (Collezione Pietro Serrani)

Se è  vero – com’è vero – che il noto pittore aprutino Giovanni Melarangelo fu il primo, a Teramo e nell’intero Abruzzo, ad aprire nel 1938 la prima galleria d’arte, è vero anche che Antonietta Manieri, docente di educazione artistica, è stata la prima, a Montorio al Vomano, ad inaugurare il 21 giugno 1975 uno spazio analogo: ben quarantacinque anni fa.

Da una stalla per animali, sita nell’attuale civico 2 di via del Labirinto – traversa di corso Giuseppe Valentini, nel cuore del centro storico – a galleria d’arte, conservando la struttura rustica col soffitto a volta e il nome: La Stalla, appunto. All’inaugurazione della sala espositiva di Montorio (località che diede i natali al pittore verista Vittorino Scarselli, il cui allievo prediletto fu proprio Melarangelo) presero parte, con alcune loro opere, Alberto Chiarini, Sandro Melarangelo (“figlio d’arte”), Annunziata Scipioni, lo scultore concettuale Giorgio Russi, di Vasto, ed i montoriesi Antonio Pampanelli e l’allora giovanissimo Costantino Martellacci.

Per la piccola cittadina, che all’epoca contava quasi 9mila anime, La Stalla ha rappresentato, fino a quel triste giorno della sua chiusura, avvenuta alla fine del 1986 (l’ultima mostra si tenne il 23 maggio di quell’anno), non solo un punto d’incontro nel quale cultori d’arte, pittori e artisti in genere si ritrovavano ed interagivano fra di loro, ma molto di più: una vera istituzione.

Antonietta Manieri, appassionata d’arte e persona eclettica e creativa, insieme con Luigi Rucci (direttore artistico), ha fatto vivere una delle stagioni più vivaci ed esaltanti della cultura locale, offrendo spazio anche a chi si avvicinava per la prima volta alla pittura o al disegno, come quando organizzò un’esposizione di lavori di dilettanti montoriesi, alla quale parteciparono Bruno e il figlio Tanino Di Donatantonio, Anna Di Francesco, Isa Di Luigi, Fabiana Gavioli, Mariggia Goderecci, Manuela Nori, Pietro Marcozzi, Claudio e Costantino Martellacci, Lucia Pampanelli, Giovanna Patriarca e la stessa Antonietta Manieri. Oppure quando diede vita al Primo concorso di pittura estemporanea, con libertà di stile e di tecnica, a patto che l’opera ritraesse un angolo  paesaggistico montoriese. In quel giorno, domenica 5 settembre 1976, vi parteciparono centouno pittori provenienti da molte regioni d’Italia; il caratteristico Colle, con le sue tipiche “ruette”, fu preso letteralmente d’assalto. Vinsero, per la cronaca, Ugo Cossu (Roma), Franco Troiani (Spoleto) e Mariano Moroni (Nereto), ma ci furono anche altri premi minori. Il Centro d’arte La Stalla, che nel 1980 fu ribattezzato Labirinto, nei suoi undici anni di vita ospitò varie personali e mostre, come quelle di Marco Pace e Raffaele Lopez, presentati dal teramano Gianni Gaspari, giornalista e critico cinematografico della Rai; una retrospettiva dell’artista italo-canadese Giuseppe Cusimano, con introduzione del critico d’arte Giovanni Corrieri; poi i vari Carlo Cattaneo, Paolo Spoltore, Pasquale Basile, i teramani Duccio Di Monte, Mario Lupo, Fausto Cheng, nativo di Isola del Gran Sasso, e Giuseppe Savini, “il maestro del cuoio”. Inoltre, Ernesto Terlizzi, Remo Brindisi, Gianni Rossi e tanti altri ancora. Nel dicembre 1979 vi si tenne anche una rassegna di fotografie erotiche della celebre Irina Ionesco, nata a Parigi ma originaria della Romania, con un incontro-dibattito molto accesso.

Ma La Stalla, oltre ai vernissage, alle personali e alle manifestazioni collettive, curò anche altri eventi culturali qualificati. Una Esposizione sull’artigianato artistico (ceramica, ferro battuto, legno e rame); poi La Prima Mostra Storica Montoriese, dal 24 dicembre 1977 al 20 gennaio 1978, «Riportiamo alla luce – scrisse il politico e studioso Egidio Marinaro nella presentazione – i documenti forse più antichi esistenti in Montorio e su Montorio. L’averli sottratti all’anonimato burocratico-notarile degli archivi parrocchiali e comunali comporterà l’obbligo di studiarli con rigore metodologico, divulgandone poi con serietà i contenuti». Inoltre insieme con la Biblioteca civica e con la Cooperativa culturale “Don Minzoni”, organizzò la mostra L’Architettura monastica della Val Vomano-Mavone – Le cattedrali di Teramo e Atri. La Galleria montoriese “lavorava” a trecentosessanta gradi. In tandem col Cinema Wally (demolito il 13 gennaio 2005) curò le proiezioni relative alla Lettura Critica del Manifesto Americano 1945-1975 di Piergiacomo Bucciarelli. E poi, ancora collaborazioni con la Pro Loco di Montorio e con altri enti territoriali: una vera fucina di arti e cultura. Ebbe vasta eco sui mass media dell’epoca, iniziando dai quotidiani e periodici abruzzesi e nazionali, all’allora Radio Pescara (l’odierna Rai 3 Abruzzo) fino al noto settimanale L’Espresso.

Insomma, la dinamica Antonietta Manieri,  sebbene nello spazio di una realtà paesana come Montorio – e con poco e niente – fece tanto, stando anche lontano dai cosiddetti circuiti “ufficiali” dell’arte. «Questo piccolo centro artistico – scrisse, infatti, nel 1978 su L’araldo abruzzese, Giovanni Corrieri (che in quel periodo, insieme con Giammario Sgattoni, era “di casa” a Montorio) – che è stato talvolta teatro di rassegne notevoli, rischia, però, come puntualizzato più volte di fare un discorso slegato. Il messaggio di cultura che si propone, è vero, spesso non gratifica economicamente (una Galleria deve pensare pure a questo) ed è per questo che non sempre si può avere la meglio sulle circostanze, ma siamo sicuri che battendo il chiodo ripetutamente qualcosa possa sortire».

Ecco, in definitiva, cosa è stata – per i montoriesi – questa “cattedrale della cultura” e tuttora ne sentono ancora la mancanza. Anche dopo tutti questi anni.

Pietro Serrani

Pubblicato sul quotidiano teramano “La Città” del 21 Giugno 2020