Milano. FONDAZIONE NICOLA TRUSSARDI annuncia: RAGNAR KJARTANSSON The Sky in a Room, a cura di Massimiliano Gioni
FONDAZIONE NICOLA TRUSSARDI
annuncia
RAGNAR KJARTANSSON The Sky in a Room
a cura di Massimiliano Gioni
Chiesa di San Carlo al Lazzaretto
Largo fra’ Paolo Bellintani 1, Milano
22 settembre – 25 ottobre 2020
tutti i giorni dalle 14 alle 20
Ragnar Kjartansson, The Sky in a Room, 2018 / Performer, organ and the song Il Cielo in una Stanza by Gino Paoli (1960) / Originally commissioned by Artes Mundi and Amgueddfa Cymru – National Museum Wales and acquired with the support of the Derek Williams Trust and Art Fund / Courtesy of the artist, Luhring Augustine, New York and i8 Gallery, Reykjavik / Ph: Hugo Glendinning
Per l’autunno 2020 la Fondazione Nicola Trussardi presenta The Sky in a Room dell’artista islandese Ragnar Kjartansson (Reykjavík, 1976). Il progetto, pensato per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano, è stato concepito in seguito al difficile periodo di quarantena che ha segnato la vita pubblica e privata di milioni di italiani, in particolare dei cittadini della Lombardia: ancora una volta un intervento dalla forte valenza simbolica, voluto dalla Presidente Beatrice Trussardi e dal Direttore Artistico Massimiliano Gioni nel diciottesimo anno di attività nomade della Fondazione Nicola Trussardi, per entrare in dialogo con la storia passata e recente della città di Milano.
Dal 22 settembre al 25 ottobre 2020, ogni giorno, cantanti professionisti si alterneranno, uno alla volta, all’organo della Chiesa di San Carlo al Lazzaretto – detta anche San Carlino – per eseguire un etereo arrangiamento della celebre canzone di Gino Paoli, Il cielo in una stanza, che si ripeterà ininterrottamente per sei ore al giorno, come una ninna nanna infinita.
“Il cielo in una stanza è l’unica canzone che conosco che rivela una delle caratteristiche fondamentali dell’arte: la sua capacità di trasformare lo spazio.” spiega l’artista. “In un certo senso, è un’opera concettuale. Ma è anche una celebrazione del potere dell’immaginazione – infiammata dall’amore – di trasformare il mondo attorno a noi. È una poesia che racconta di come l’amore e la musica possano espandere anche lo spazio più piccolo, fino ad abbracciare il cielo e gli alberi… L’amore sa leggere ciò che è scritto sulla stella più lontana, diceva Oscar Wilde.”
Le opere di Ragnar Kjartansson – che alternano video, performance, musica e pittura – sono caratterizzate da un senso di profonda malinconia e sono spesso ispirate alla tradizione del teatro e della letteratura nordica del Novecento, con riferimenti che si possono ricondurre all’opera di Tove Janson, Halldór Laxness, Edvard Munch e August Strindberg, tra gli altri.
Cresciuto all’interno di un contesto artistico e musicale colto – i genitori sono attori teatrali di successo, la madrina è una cantante folk professionista – ancora adolescente Kjartansson intraprende la carriera di musicista con diversi gruppi, tra cui i Kanada, i Kósý, e i Trabant, con cui gira in tournée sia in Islanda sia a livello internazionale. Dal 2007 si dedica interamente alle arti visive, ma i rapporti con la musica e con il teatro – come strumenti espressivi e universi sentimentali – restano centrali in molte sue opere. In particolare, la ripetizione di suoni e gesti è un elemento fondamentale nelle sue composizioni e coreografie, che sono state spesso descritte come forme di meditazione e di riflessione nelle quali ritornelli, frasi e arie musicali sono trasformate in litanie toccanti e mantra ipnotici.
Dopo mesi trascorsi nello spazio chiuso delle proprie abitazioni, accanto ai propri cari o, più tristemente, lontani dai familiari e dagli affetti – rendendosi conto della propria solitudine e soffrendo per le persone perse nella lotta contro la pandemia – la performance di Kjartansson può essere letta come un poetico memoriale contemporaneo: un inusuale monumento e un’orazione civile in ricordo dei dolorosi mesi passati a immaginare il cielo in una stanza e a sognare nuovi modi per stare insieme e per combattere la solitudine e l’isolamento.
The Sky in a Room – performance inizialmente commissionata da Artes Mundi e dal National Museum of Wales di Cardiff, con il supporto del Derek Williams Trust e dell’ArtFund – per questa presentazione verrà messa in scena nella Chiesa di San Carlo al Lazzaretto, un luogo la cui storia è intimamente legata a precedenti epidemie, dalla peste del 1576 a quella del 1630, resa celebre da I promessi sposi di Alessandro Manzoni che cita in più occasioni il Lazzaretto nel romanzo e vi ambienta uno dei capitoli più noti.
Concepita inizialmente come un altare da campo nel centro del Lazzaretto edificato dall’architetto Lazzaro Palazzi, la chiesa venne progettata da Pellegrino Tibaldi su commissione del cardinale Carlo Borromeo nel 1576. Originariamente aperta su tutti i lati così che i malati potessero assistere alle funzioni rimanendo all’esterno, la chiesa è stata poi trasformata dall’architetto Giuseppe Piermarini a cavallo tra Settecento e Ottocento. Sopravvissuta alle trasformazioni di quasi cinque secoli, San Carlino è un luogo che racconta la storia di Milano e dei suoi cittadini attraverso stratificazioni profonde.
Nel 2017 la chiesa è stata oggetto di un restauro completo finanziato dalla Fondazione Rocca in ricordo di Roberto Rocca
The Sky in a Room di Ragnar Kjartansson fa parte di una serie di progetti realizzati dal 2013 dalla Fondazione Nicola Trussardi: mostre temporanee, incursioni, performance e interventi pop-up che hanno portato a Milano artisti internazionali tra cui Ibrahim Mahama, Jeremy Deller, Sarah Lucas, Gelitin, Darren Bader e Stan VanDerBeek.
La Fondazione Nicola Trussardi è un’istituzione no profit privata, un museo nomade per la produzione e la diffusione dell’arte contemporanea in contesti molteplici e attraverso i canali più diversi, che nasce a Milano nel 1996. Le sue attività sono rese possibili grazie alla generosità delle socie fondatrici e di un gruppo di sostenitrici e sostenitori che ne supporta i progetti.
Con The Sky in a Room continua così il percorso intrapreso dalla Fondazione nel 2003, per portare l’arte contemporanea nel cuore della città di Milano, riscoprendo e valorizzando luoghi dimenticati o insoliti. Dopo importanti mostre personali tra cui quelle di Allora & Calzadilla, Pawel Althamer, Maurizio Cattelan, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli e David Weiss, Paul McCarthy, Paola Pivi, Pipilotti Rist, Anri Sala e Tino Sehgal e le due grandi mostre a tema La Grande Madre (2015) e La Terra Inquieta (2017).
Ragnar Kjartansson
Nato a Reykjavík nel 1976, Ragnar Kjartansson è uno degli artisti contemporanei più noti della sua generazione. Negli ultimi dieci anni il suo lavoro è stato celebrato dai più importanti musei internazionali.
Nel 2019 è stato uno degli artisti più giovani ad avere una mostra personale al Metropolitan Museum di New York. Ha esposto due volte alla Biennale di Venezia, dove ha anche rappresentato l’Islanda nella partecipazione ufficiale del 2009, e ha presentato il suo lavoro all’Hangar Bicocca di Milano, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e all’ EX3 di Firenze, oltre che al New Museum di New York, il Kunstmuseum di Stoccarda, il Palais de Tokyo di Parigi, il Barbican di Londra e la Carnegie di Pittsburgh.
Kjartansson ha vinto prestigiosi premi tra cui nel 2019 l’Ars Fennica Award e nel 2011 il Performa Malcolm McLaren Award.
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#FondazioneNicolaTrussardi
FONDAZIONE NICOLA TRUSSARDI
presents
RAGNAR KJARTANSSON The Sky in a Room
curated by Massimiliano Gioni
Church of San Carlo al Lazzaretto
Largo Fra’ Paolo Bellintani 1, Milan – Italy
September 22 – October 25, 2020
everyday from 2pm to 8pm
Church of San Carlo al Lazzaretto, Milan / Ph. Elena Parisi
In fall 2020, the Fondazione Nicola Trussardi will present The Sky in a Room by the Icelandic artist Ragnar Kjartansson (Reykjavík, 1976). The project, staged for the church of San Carlo al Lazzaretto in Milan, was conceived in the wake of the difficult lockdown affecting the public and private lives of millions of Italians—especially the citizens of Lombardy. With a strong symbolic value and taking place in the eighteenth year of the Fondazione Nicola Trussardi’s nomadic activities, the project, initiated by the President Beatrice Trussardi and the Artistic Director Massimiliano Gioni, opens up a dialogue with both the distant and recent past of the city of Milan.
From September 22 to October 25, 2020, accompanied by the church organ of San Carlo al Lazzaretto (also known as San Carlino), professional singers will take turns to perform an ethereal arrangement of Il cielo in una stanza, the famous song by Gino Paoli, originally released in 1960. The piece will be repeated, uninterruptedly, for six hours a day, every day, like a never-ending lullaby.
“Il cielo in una stanza is the only song I know that deals with the fundamental nature of visual art, which is its ability to transform space,” the artist explains. “So, in a way, it is purely conceptual. But I also love how it describes the power of the imagination, put on fire by love, to transform the world around us. It is a poem about how love and music can make a small confined space explode, letting in the sky and the trees… Love can read the writing in the remotest star, as Oscar Wilde said.”
Kjartansson’s works—which alternate between video, performance, music, and painting—are characterized by a profound sense of melancholy. Often inspired by the twentieth-century traditions of Nordic theater and literature, they include references that may be traced back to the work of Tove Janson, Halldór Laxness, Edvard Munch, and August Strindberg, among others.
Having grown up in an erudite artistic and musical context—his parents were successful theater actors; his godmother, a professional folk singer—while still an adolescent, Kjartansson undertook a career as a musician with various groups such as Kanada, Kósý, and Trabant, playing both in Iceland and internationally. Since 2007, he has been entirely dedicated to the visual arts, but his relationship with music and theater—as expressive tools and sentimental universes—remains central to many of his works. In particular, the repetition of sounds and gestures is a fundamental element in his compositions and choreographies, which have often been described as forms of meditation and reflection in which ritornellos, musical phrases, and arias are transformed into touching litanies and hypnotic mantras.
After months spent sealed off in our homes, either alongside our nearest and dearest or far from families and loved ones—perhaps realizing our own loneliness, stuck with those that mistreat us, or grieving those lost to the pandemic—Kjartansson’s performance may be read as a poetic, contemporary memorial. The work is an unusual monument and a civil oratorio in memory of the painful months spent imagining the sky in a room and dreaming of new ways to be together and fight solitude and isolation.
In this presentation, The Sky in a Room (a performance initially commissioned by Artes Mundi and the National Museum of Wales in Cardiff, with the support of the Derek Williams Trust and ArtFund) will be staged in the church of San Carlo al Lazzaretto—the history of which is closely connected with previous epidemics, from the plague of 1576 to that of 1630. The church was made famous in the novel The Betrothed by Alessandro Manzoni, who cites the Lazzaretto (the hospital and banishment area for plague victims) on various occasions and sets one of the most famous chapters of the story there.
Initially conceived as a field altar in the heart of the Lazzaretto, built by the architect Lazzaro Palazzi, the church was designed by Pellegrino Tibaldi on the orders of Cardinal Carlo Borromeo in 1576. Originally open on all sides so as to allow the sick to attend services while remaining outside, the church was then transformed by the architect Giuseppe Piermarini around the turn of the nineteenth century. After surviving the transformations carried out over almost five centuries, San Carlino is a place that narrates the history of Milan through its deep layers of memories.
In 2017, the church underwent complete restoration financed by the Fondazione Rocca in memory of Roberto Rocca.
The Sky in a Room by Ragnar Kjartansson is part of a series of project carried out since 2013 by the Fondazione Nicola Trussardi: temporary shows, incursions, performances, and pop-up interventions that have brought international artists to Milan such as Ibrahim Mahama, Jeremy Deller, Sarah Lucas, Gelitin, Darren Bader, and Stan VanDerBeek.
The Fondazione Nicola Trussardi is a private, non-profit institution, a nomadic museum designed for both the production and promotion of contemporary art in multiple contexts and through a wide range of channels. It was founded in Milan in 1996. Its activities are made possible thanks to the generosity of the founding members and that of a group of supporters who sponsor its projects.
Thus, with The Sky in a Room, the path undertaken by the Foundation in 2003 continues to bring contemporary art into the heart of the city of Milan, rediscovering and reappraising forgotten or unusual venues. Other major solo shows include those by Allora & Calzadilla, Paweł Althamer, Maurizio Cattelan, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli & David Weiss, Paul McCarthy, Paola Pivi, Pipilotti Rist, Anri Sala, and Tino Sehgal, as well as two major thematic exhibitions: La Grande Madre (2015) and La Terra Inquieta (2017).
Ragnar Kjartansson
Born in Reykjavík in 1976, Ragnar Kjartansson is one of the best-known contemporary artists of his generation. Over the last ten years, Kjartansson’s work has been celebrated by many of the most important international museums.
In 2019, he became one of the youngest artists ever to hold a solo show at the Metropolitan Museum in New York. He has displayed his work twice at the Venice Biennale, where he also represented Iceland in its official participation in 2009. His work has also been featured at the Hangar Bicocca in Milan, at the Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in Turin and the EX3 in Florence, as well as at the New Museum in New York, the Kunstmuseum in Stuttgart, the Palais de Tokyo in Paris, the Barbican in London, and the Carnegie in Pittsburgh.
Kjartansson has won major awards, among which the Ars Fennica Award in 2019 and the Performa Malcolm McLaren Award in 2011.