Ànemos …anche per Elvira
Nel 1874 un gruppo di artisti francesi espone le proprie opere nello studio del fotografo Nadar. Sono gli stessi che, rifiutati nel Salon ufficiale dell’Accademia, si aggregano accomunati da un medesimo credo estetico ma non sanno di essere i futuri impressionisti, non hanno programmi comuni, non stilano manifesti. Il termine impressionisti viene loro attribuito da un giornalista dello Charivari il quale, in maniera derisoria, li definisce impressionisti muovendo dal titolo di un famoso quadro di Claude Monet Impression, soleil levant. La mostra divide la critica e il pubblico. Un insuccesso. Anche commerciale. Il gruppo non demorde. Sarà pubblicata anche una rivista che avrà vita breve. In realtà gli impressionisti sono uniti senza saperlo dal comune interesse per la luce, l’en plein air, l’esecuzione rapida, la pennellata visibile, la vividezza dei colori, le ombreggiature colorate. Ma la storia ci ricorda che gruppi di artisti si sono formati anche con un programma preciso. Nel 1884 George Seurat il padre del pointillisme fonda la Società degl artisti indipendenti. Più tardi nasce la Section d’Or un movimento voluto da Guillaume Apollinaire con poetiche legate al cubismo. Raggruppamenti di artisti sono sempre esistiti anche se solo verso la fine dell’800 essi prendono piede nelle più disparate forme mostrando che la separatezza degli artisti è solo un mito romantico che relega l’artista in un limbo inaccessibile separato dalla società. La mostra ÀNEMOS presente all’ARCA costituisce in città un singolare assemblaggio di personalità diverse, un raggruppamento che già ha fatto parlare di sé e che pratica il linguaggio dell’arte figurativa nelle declinazioni della contemporaneità, che guarda al mondo con l’occhio della critica e della messa a nudo della propria anima in un’operazione di onestà e di sincerità. Non c’è un programma comune, ma solo un libero incontro. Il gruppo ha una sua storia fatta di esposizioni che hanno interessato il territorio della provincia, eventi diversi in spazi diversi: Il femminile nella dimensione postmoderna, Torre bruciata dell’Antica cattedrale a Teramo, Cisterne romane ad Atri e Palazzo Venditti a Castel Castagna; Il campo dell’arte a Casa de campo a Montone, Ipoart a Teramo, Tennis arte e cultura a Tortoreto, ancora a Teramo Lavori in corso nello spazio espositivo di PercorsoCasa; ma c’è anche una storia interna al gruppo fatta di amicizia, di scuole comuni, docenti che ritrovano allievi. Da sottolineare che in parte l’esposizione vuole, grazie alla generosità di alcuni artisti, celebrare un anniversario obbedendo anche ad una prassi assai diffusa e meritevole: il ricordo di persone e fatti che non ci sono più e per ciò stesso sono un patrimonio di ricordi e di memorie. Il paziente fruitore riconoscerà le opere di ambito Pop serialista di Marco Pace, Lucio Monaco, Vincenzo Ranalli, Romolo Bosi, Massimiliano Donatiello, il materismo autre di artisti notissimi al nostro pubblico quali Alvaro Paternò, Antonio Gualtieri Paternò, Romualdo Buscetti, gli assemblaggi polimaterici di Gianni Tarli, lo sguardo altro nelle fotografie di Armando Di Antonio e Vincenzo Ammazzalorso, la forza delle istallazioni di Giuseppina Michini, il puro spazialismo di Alfredo Celli. L’augurio è quello come sempre di poter continuare sulla strada di anemos, la strada dell’anima, per offrire alla città, e ai suoi sensibili amministratori, eventi di natura estetica e culturale.