di Francesco Franza
ROMA – L’illustrissimo Ambasciatore Gaetano Cortese ha pubblicato il libro “Il Palazzo sul Potomac. L’Ambasciata d’Italia a Washington” (Carlo Colombo Editore, Roma, 2011, pp. 460), corredato da numerosissime fotografie che si apre con un messaggio del già Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel ripercorrere la storia della costruzione dell’attuale Ambasciata, il diplomatico illustra l’originale struttura e gli arredamenti che caratterizzano la costruzione. Una sezione della pubblicazione è anche dedicata a “Villa Firenze”, prestigiosa residenza dell’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti. Il libro, in una versione aggiornata ed ulteriormente arricchita, è stato pubblicato anche in inglese con il titolo “Il Palazzo sul Potomac. The Embassy of Italy Washington” (Carlo Colombo Editore, Roma, 2012, pp. 498).
Apro lo scritto con le parole dell’Ambasciatore Gaetano Cortese: “Desidero esprimere sentimenti di viva gratitudine al Signor Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per avere voluto presentare questo volume, in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America. Desidero rivolgere un ringraziamento del tutto particolare all’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia, David Thorne, e all’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti d’America, Giulio Terzi di Sant’Agata, per il loro contributo alla presente pubblicazione. Ringrazio, altresì, l’Architetto Piero Sartogo per avere condiviso sin dall’inizio il nostro progetto e curato la sezione dedicata alla prestigiosa cancelleria diplomatica di Washington”.
“L’edificio della cancelleria è paragonabile al corpo umano: all’esterno possiede la sua uniforme, una pelle monocromatica, all’interno è molto colorato, metafora del sistema venoso e arterioso del corpo umano” (Architetto Piero Sartogo). Interessante la storia, delineata nel libro, del progetto della nuova Ambasciata d’Italia a Washington, cominciata nel 1992, con la competizione indetta per selezionare un architetto italiano di fama per la costruzione di una nuova sede. Il progetto scelto fu quello dell’architetto Piero Sartogo. La sua realizzazione fu affidata all’omonimo studio di architettura Sartogo Architetti Associati. L’edificio sorge dal 2000 in una delle zone urbane più importanti di Washington, il cosiddetto Embassy Row, dove si trovano molte altre ambasciate e residenze diplomatiche straniere.
Per il suo progetto Sartogo si è ispirato alla planimetria di Washington realizzata alla fine del diciottesimo secolo dall’architetto Pierre Charles L’Enfant. La pianta quadrangolare dell’edificio costruito da Sartogo riflette infatti quella originaria di 100 miglia quadrate che l’architetto L’Enfant immaginò per la capitale americana. Proprio come il fiume Potomac divideva l’area originaria del Distretto di Columbia tra Virginia e Maryland, la cancelleria italiana è attraversata da un varco diagonale che la divide in due parti uguali. L’Ambasciata è stata immaginata come luogo di incontro per la comunità. Richiamando l’idea di una piazza italiana, il suo ampio atrio, ricoperto da una cupola in vetro, è capace di ospitare più di 1000 persone. L’edificio è inoltre dotato di un auditorium capace di 128 posti a sedere e di funzionali sale riunioni. Ciascuno di questi spazi si caratterizza per la sua eleganza e per l’elevata flessibilità di utilizzo. Si nota subito che l’interno dell’Ambasciata dà l’impressione di uno spazio euclideo, basato su geometrie perfette. E ad uno sguardo più attento, tuttavia, la geometria e l’armonia dell’edificio sono interrotte da elementi che creano asimmetria, creando un gioco di prospettive diverse all’interno del complesso.
L’arredamento degli spazi interni si fonda sulla ricerca armoniosa tra gli spazi architettonici e i suoi oggetti decorativi, selezionati secondo i criteri di bellezza e funzionalità. L’Ambasciata è stata a questo scopo dotata di una propria collezione di pezzi di interior design degli ultimi quarant’anni: tra i grandi nomi cui ci si è ispirati figurano Carlo Scarpa, Achille Castiglioni, Renzo Piano, Luciano Baldassarre, Ettore Sottsass e molti altri. Design moderno (da Poltrona Frau a B&B, a Fontana Arte, Flos, Artemide, Unifor, Cassina, Luce plan…ecc.) e tradizione artistica italiana sono messi in stretta relazione dall’esposizione negli spazi dell’Ambasciata di vari reperti archeologici d’epoca greco-romana e da vari dipinti del XVII e del XVIII secolo. Un accostamento “metafisico” che trovo singolare per quella parete blu cobalto che introduce all’auditorium: a destra il tavolo in lacca nera disegnato da Carlo Scarpa per Gavina, a sinistra un reperto archeologico, drappeggio di marmo bianco. Interessanti i capitoli come contributi di forte impegno storico-artistico e culturale sul “Design d’autore – La collezione degli arredi nell’Ambasciata”, “sull’influenza del pensiero illuministico italiano nella formazione della nazione americana”, “il contributo di artisti italiani alla realizzazione del Campidoglio”, “i grandi eventi culturali per il 150° anniversario “Venezia: Canaletto e i suoi ricordi”.
È più che giusta è stata quindi la scelta del 2011, 150° anniversario dell’Italia unita, che negli USA si celebra sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, per illustrare con una pubblicazione di altissima qualità ciò che il “Palazzo sul Potomac” e Villa Firenze simboleggiano a Washington e in tutti gli Stati Uniti. Durante le celebrazioni la Cancelleria e Villa Firenze sono stati la cornice di eventi unici, alcuni dei quali immortalati in questo volume. Singolari le parole di Giulio Terzi di Sant’Agata, già Ambasciatore d’Italia a Washington: “Vi è un’attrazione spontanea con cui negli Stati Uniti si guarda a tutto ciò che è italiano. Non una tendenza del momento diffusa in una particolare categoria sociale o fascia d’età, né l’infatuazione del consumatore americano legata al successo dei marchi italiani nella moda o nel design. Il sentimento positivo e la “vicinanza” con cui da questa parte dell’Atlantico si guarda all’Italia è un dato profondo, risultato di un processo lungo, che ha azzerato gli stereotipi che per intere generazioni di americani hanno pesato sull’immagine del nostro Paese negli USA. A dirlo sono gli stessi americani: i 18 milioni di americani (2 milioni in più rispetto al 2000) che, secondo le statistiche dello US Census Bureau, nel 2010 si sono dichiarati di origine italiana; i 25mila giovani studenti americani che in media scelgono l’Italia; i 15mila ricercatori di origine italiana (e italiani) che, secondo la National Science Foundation, operano negli USA e tra questi i 70 fisici provenienti da università italiane, impiegati nel più grande acceleratore di particelle degli USA, che prende il nome sempre da un altro scienziato italiano famoso in America e nel mondo, Enrico Fermi. Il caso dell’insegnamento della lingua italiana nelle scuole americane è esemplare, anche perché riguarda una delle priorità della nostra politica estera ed in particolare della promozione dell’Italia e delle sue eccellenze nel settore culturale ed economico”.
Di non minore interesse la sezione della pubblicazione è anche dedicata a “Villa Firenze”, la prestigiosissima residenza dell’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti. La storia di Villa Firenze comincia nel 1925, quando Blanche Estabrooke Roebling O’Brien e suo marito, il Colonnello Arthur O’Brien, acquistano 22 acri nel cuore di Rock Creek Park a Washington. La coppia incarica gli architetti Russel O. Kluge e H.F. Huber di costruirvi una villa: nel 1927, l’edificio, in stile Tudor con la facciata in pietra grigia, è completato e viene battezzato con il cognome di Mrs. Blanche, Estabrooke. Fin da subito la villa diventa luogo d’incontro ideale dell’alta società washingtoniana e ospita alcuni tra i più prestigiosi eventi della capitale: dal debutto in società della figlia degli O’Brien ai molti ricevimenti con ospiti illustri, come il Presidente Hoover. Nel 1930 la proprietà diventa la Residenza dell’Ambasciatore John Pelenyi. Nel 1941 la villa viene venduta al Colonnello Robert Guggenheim e a sua moglie Polly. Il Colonnello, appassionato d’arte italiana, ribattezza la Residenza con la versione italiana del nome della madre, Florence: nasce così “Villa Firenze”.
I Guggenheim sottopongono Villa Firenze ad una profonda trasformazione, che la rende molto simile a come appare oggi. La grande raffinatezza e intelligenza di Polly Guggenheim contribuiscono a fare della villa, ancora una volta, una delle più prestigiose sedi di ricevimenti nella scena sociale della capitale. Buona parte degli arredamenti e due inestimabili ritratti di Tiziano vengono distrutti durante un incendio nell’inverno del 1946, mentre i proprietari si trovano all’estero. L’architetto Michael Rosenaur è immediatamente incaricato di un restauro che dura alcuni mesi. Dopo la morte del Colonnello nel 1959, la moglie Polly si risposa, in seconde nozze, con John Logan. La coppia vive nella villa per altri diciassette anni. La ricercatezza degli eventi organizzati a Villa Firenze era riconosciuta dai media dell’epoca. Il Washington Post del 21 marzo 1994 così ricordava Polly Guggenheim-Logan: “alle sue cene tutto era perfetto, persino il numero di valletti dietro le sedie dei commensali”. Nel 1976 Polly Guggenheim-Logan vende la proprietà al Governo Italiano.
Nel 1977 la Villa diventa Residenza ufficiale dell’Ambasciatore d’Italia, inaugurata a luglio dal Primo Ministro Giulio Andreotti, e si presenta sin da subito come una tra le più prestigiose residenze diplomatiche di Washington. Di “Villa Firenze” residenza dell’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, occorre mettere a fuoco come l’intera villa- residenza sia ricca di arredi italiani ed opere d’arte. Basti pensare che nell’ingresso a piano terreno sulla balaustra ci sono due vasi provenienti dall’Italia meridionale del quarto e del quinto secolo A.C., periodo d’influenza greca, probabilmente pugliesi. Nella grande hall sopra il camino ecco un dipinto del XVII secolo che riproduce il “Campidoglio”, opera di artista italiano, come ai lati del camino due statue veneziane in legno. Lungo poi la
scalinata un arazzo del XVII secolo di fattura fiamminga con immagini di pavoni in un paesaggio boscoso. Nella sala da pranzo cui vi si accede attraverso la sala di rappresentanza, sopra il camino un dipinto bellissimo della Scuola del Botticelli del tardo XV secolo raffigurante la Natività; nella stessa sala si trova una tela del diciassettesimo secolo di Gaspare dei Fiori riproducente “Donne con fiori”.
Nel salone dei ricevimenti, sopra il bellissimo camino in marmo, un dipinto straordinario raffigurante “Piazza del Popolo-Roma con l’obelisco”. Ecco una parte di quanto troviamo nella residenza “Villa Firenze” dell’Ambasciatore italiano a Washington. Riporto le parole significate a suo tempo dall’Ambasciatore Gaetano Cortese: “La pubblicazione intende valorizzare, nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, la rappresentanza diplomatica italiana, illustrandone il patrimonio architettonico ed artistico (della Cancelleria e della Residenza) che è, altresì, parte integrante della storia della città di Washington D.C. Nei suoi centocinquant’anni di storia diplomatica l’Ambasciata d’Italia a Washington è stata sempre proiettata ad illustrare l’immagine del nostro Paese, promuovendone le grandi potenzialità ed accrescendone il prestigio, sempre in sintonia con la tradizione di ospitalità della diplomazia italiana”. E riporto anche quanto ha scritto in apertura volume David H. Thorne, Ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Repubblica Italiana: “Vorrei concludere, dunque, rinnovando il mio più sentito apprezzamento per questo splendido libro, straordinario emblema della grande amicizia tra Italia e Stati Uniti”.
Gaetano Cortese, entrato in carriera nel 1969, ha rappresentato l’Italia a Zagabria, Berna, L’Aja, Washington DC e Bruxelles. È autore di numerose pubblicazioni e, in particolare, curatore della collana dell’Editore Carlo Colombo che ha illustrato le sedi diplomatiche italiane di Washington DC, Berlino, Bruxelles, Istanbul, l’Aia, Oslo e Vienna. Recentemente ha presentato al Politecnico di Milano, nella sede dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Brera Due, quale guest speaker al Convegno Internazionale, presieduto dal Prof. Carlo Franza (Ordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea e Critico e Opinionista de “Il Giornale”), dedicato al Master “L’Altra Fotografia. La Fotografia dei Beni Culturali”, una relazione su “La fotografia e il Patrimonio delle Rappresentanze diplomatiche italiane nel mondo”, focalizzata sulla fotografia d’arte dei beni demaniali italiani all’estero. Infine un cenno va dato a chi ha stampato, ovvero all’editore e agli sponsor che hanno sostenuto le spese per la stampa di questi splendidi volumi, pubblicazioni a titolo d’onore e non commerciali, diretti alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero. Lo testimoniano le recensioni che via via sono in questi anni uscite intorno alla Collana sulle Ambasciate d’Italia nel mondo, relative a “Il Palazzo sul Tiergarten – L’Ambasciata d’Italia a Berlino”, “Il Palazzo di Avenue Legrand – L’Ambasciata d’Italia a Bruxelles” e “Il Palazzo dei Conti di Pombeiro – L’Ambasciata d’Italia a Lisbona”. Su citati volumi si è potuto constatare ed ammirare la bellezza delle immagini, in gran parte dovuta alla qualità della carta patinata offerta gratuitamente dal Gruppo Burgo per questo tipo di iniziative editoriali, a testimonianza del coinvolgimento di questi mecenati di grandi imprese italiane tuttora interessati alla conservazione e divulgazione della cultura italiana nel mondo.